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24/05/2002

FINALMENTE IL TERRITORIO ENTRA NEL DIBATTITO SULLA SANITA’ - di Marcello Secchiaroli

“Inserire la politica dei servizi alla persona all’interno del processo di sviluppo complessivo del sistema Marche che, se è originale in campo economico, lo è altrettanto, in fatto e potenzialità, in quello sociale e sanitario”. Questa è, in sintesi, la strategia che la Regione intende seguire nel suo percorso di valorizzazione della specificità marchigiana che, in queste ultime settimane, sta toccando in maniera particolare l’organizzazione dei servizi sanitari. Nel dibattito che si è sviluppato in questi mesi all’interno delle forze di maggioranza e con le organizzazioni sindacali regionali è emerso come elemento di forza la necessità di “ritornare al territorio.” Nel documento presentato in questi giorni ai Sindaci in sede di confronto sulla proposta di riforma della organizzazione sanitaria abbiamo voluto ribadire l’urgenza di ampliare il dibattito a una riorganizzazione complessiva del welfare. Diventa evidente a questo punto l’importanza dell’applicazione del Piano sociale regionale in base alle linee guida che abbiamo di recente trasmesso ai Sindaci. Ne riassumo le questioni più importanti. Gli amministratori locali Il Piano Sociale individua nel Comitato dei Sindaci il soggetto politico di riferimento deputato a definire le modalità istituzionali e le forme organizzative gestionali più adatte alla organizzazione dell’Ambito Territoriale e della rete dei servizi sociali. Il Comitato nomina il Coordinatore di Ambito, definisce le forme di collaborazione fra i Comuni e l’Azienda Sanitaria di riferimento, i contenuti degli accordi di programma, le possibili collaborazioni tra Comuni e Comunità Montane, le eventuali forme di collaborazione tra ambiti diversi, elabora ed approva il Piano di Zona istituendo, a tal fine, l’apposito “tavolo di concertazione” per promuovere la partecipazione attiva dei cittadini, elabora ed approva il Bilancio Sociale, approva il Programma delle Attività Territoriali del Distretto per la parte relativa all’integrazione socio-sanitaria che è parte integrante del Piano di Zona. Un ruolo strategico centrale nella programmazione delle politiche pubbliche che libera i Sindaci da ruoli di subalternità tecnico-operativa nei confronti delle Direzioni generali delle Aziende Unità Sanitarie Locali. Gli ambiti territoriali e i Distretti sanitari L’Ambito Territoriale costituisce il livello ottimale di programmazione “dal basso” dove costruire un rapporto integrato tra servizi sanitari e servizi sociali e alla persona lavorando all’analisi dei bisogni, all’offerta dei servizi, alla individuazioni di obiettivi di crescita del benessere territoriale. L’ambito territoriale, che coincide geograficamente e politicamente con il Distretto Sanitario o suo multiplo, è il luogo di collaborazione tra il Coordinatore di ambito e il Direttore di Distretto nella elaborazione dei Piani di Zona e dei Piani di Distretto e nella gestione dei fondi del Bilancio Sociale, di cui i Budget di Distretto sono parte integrante. Gli attuali 24 ambiti territoriali già prefigurano l’articolazione dei Distretti Sanitari che dovranno, in prospettiva, coincidere. L’ambito territoriale è infine il luogo di attuazione dei processi di integrazione attraverso protocolli operativi in cui vengono definite le modalità tecnico-organizzative con le quali i servizi sanitari e socio-assistenziali svolgono in modo coordinato e unitario compiti dedicati a problemi di comune competenza I Coordinatori di ambito e i Responsabili di Distretto Costituiscono l’elemento di raccordo tecnico-operativo tra componente sanitaria e componente sociale. Il Distretto Sanitario è la struttura dell’Azienda USL finalizzata a realizzare nel territorio un elevato livello di integrazione tra i diversi servizi che erogano le prestazioni sanitarie e tra questi e i servizi socio-assistenziali, in modo da consentire una risposta coordinata e continuativa ai bisogni sanitari della popolazione. Allo stesso modo l’ambito territoriale è il livello minimo per l’avvio di nuove forme di progettazione, organizzazione e gestione dei servizi. Il Piano di Zona e i Piani di Distretto Il Piano di Zona è lo strumento di programmazione a disposizione dei Comuni per avviare nei diversi Ambiti Territoriali la progettazione e la realizzazione della rete dei servizi e interventi sociali. La programmazione è il presupposto indispensabile per creare una rete di servizi che dia a tutti i cittadini le stesse opportunità di accesso e per attivare un sistema di protezione sociale universalistico, cioè aperto a tutte le situazioni di vita dei cittadini marchigiani, ma con priorità di accesso ai soggetti deboli. Per promuovere scelte finalizzate all’integrazione socio-sanitaria è nostro intendimento garantire unitarietà al processo programmatorio rendendo tra loro compatibili e complementari le scelte previste dal Piano di Zona e dal Piano di Distretto, nonché dal Piano Strategico aziendale per le materie non di competenza del Distretto che comunque hanno una ricaduta significativa negli Ambiti Territoriali. Il Bilancio sociale e il budget dei Distretti Si tratta dello strumento di verifica del rapporto tra obiettivi del Piano di Zona, risorse impegnate e risultati. In questo contesto è verificabile il livello di compartecipazione alle spese dei servizi tra Servizio Sanitario Nazionale, Comuni, e utenti attraverso il concorso al costo delle prestazioni sociali. Il budget dei Distretti entra quindi a pieno titolo in questa compartecipazione dovendosi definire in sede di elaborazione del Piano quanto ricadrà su questa fonte finanziaria accanto a quella messa a disposizione direttamente dai bilanci comunali e la quota parte a carico di altre agenzie di finanziamento quali le fondazioni bancarie o altri enti privati. La proposta che verrà sottoposta all’esame del Consiglio regionale riguarda la “promozione della salute” e non solo la mera erogazione dei servizi sanitari e ospedalieri.