Text/HTML

Call us now
+123 456 7890
11/02/2002

L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA: FUNZIONI E COMPITI DEI CENTRI DI DOCUMENTAZIONE HANDICAP . Numerosi i partecipanti e gli interventi al seminario regionale tenutosi oggi all'Auditorium della Fiera di Ancona

Circa 600 persone, tra le quali tantissimi insegnanti, operatori del privato sociale, famiglie e associazioni, hanno costituito la gremita platea del seminario regionale “ L’integrazione scolastica nella Regione Marche: funzioni e compiti dei Centri documentazione Handicap”, andando ad occupare anche le gradinate dell’Auditorium dell’Ente Fiera di Ancona. “Un tema importante, molto sentito e di cui occorre allargare la conoscenza al vasto pubblico”, ha detto il presidente Vito D’Ambrosio in apertura dei lavori, non nascondendo la soddisfazione di vedere che l’iniziativa promossa dall’assessorato regionale ai Servizi sociali ha avuto un notevole riscontro in termini di partecipazione. D’Ambrosio ha quindi sottolineato, come “gli strumenti informatici non siano fonte di isolamento, ma piuttosto mezzi ormai indispensabili di sviluppo delle relazioni interpersonali, di integrazione sociale, di sviluppo delle capacità di un soggetto con handicap che, prima di tali applicazioni, erano considerate remote se non inesistenti. Ed ha poi citato l’esempio dello scienziato Stephen Hawking, costretto da una gravissima malattia su una sedia a rotelle e che, grazie alla possibilità di utilizzare un computer, ha elaborato nuove teorie sui buchi neri e sul “Big bang”, ottenendo il premio Nobel per la Fisica.” “Dobbiamo e possiamo fare quindi molto per le persone disabili e in primo luogo non considerarli né vittime, né individui da strumentalizzare , ma semplicemente persone portatrici di dignità. Una logica seguita proprio da “Computer e Handicap”, il progetto sperimentale sostenuto dalla Regione Marche e affidato alla gestione della Lega del Filo d’Oro, che è cresciuto, è stato istituzionalizzato ed è diventato esempio per altre realtà italiane ed europee. “ “Infatti - ha spiegato l’assessore all’istruzione e ai servizi sociali, Marcello Secchiaroli- siamo l’unica Regione ad aver fornito gratuitamente a tutte le scuole, il software “Computer insegna”, appositamente creato dal gruppo di lavoro che fa capo al Centro regionale documentazione Handicap e che ha permesso il raggiungimento di risultati insperabilmente incoraggianti. Ciò che adesso ci proponiamo – ha proseguito Secchiaroli- è il consolidamento di una rete effettivamente operativa che colleghi i Centri di documentazione nella regione, non solo come punti informativi e di integrazione scolastica, ma centri propulsori di interventi e di azioni efficaci per tutto il settore handicap. Anche per non disperdere il patrimonio di esperienza e di impegno che ha caratterizzato positivamente queste realtà territoriali. Vorremmo quindi costituire un sistema di interscambio di informazioni: dalla Regione ai centri territoriali e viceversa non riferito solo all’analisi dei dati, ma finalizzato alla ricerca e a creare un unico laboratorio di idee. Una proposta che intendiamo realizzare ma che è minata dalla preoccupazione che la riforma scolastica nazionale dedica letteralmente tre righe all’integrazione scolastica, mentre l’intersettorialità, il lavorare insieme per attuare concrete politiche di integrazione sono alla base del moderno concetto di welfare.” Si chiama “Computer insegna” il software creato da un gruppo di lavoro all’interno del Centro Ricerca e Documentazione Handicap , distribuito dalle materne alle scuole superiori che è stato richiesto da moltissime scuole italiane. Come ha precisato Lucio Cottini, docente di Didattica speciale all’Università di Urbino “si differenzia da altri programmi informatici di questo tipo, per essere innovativo proprio perché aperto, flessibile e personalizzabile. Un sistema in continua evoluzione , con applicazioni cioè non prestabilite, ma dove l’insegnante è chiamato ad intervenire anche come operatore e programmatore a seconda delle esigenze dell’alunno. Inoltre permette un sistema di valutazione dell’intero percorso scolastico dello studente sia in termini quantitativi che qualitativi, grazie ad un’archiviazione dei dati sempre consultabili. Abbiamo, inoltre, potuto provare che il tempo di apprendimento di un soggetto che utilizza questo software è identico a quello che impiegherebbe l’insegnante di sostegno a far comprendere le stesse nozioni”. Circa un centinaio gli insegnanti formati in questo programma negli ultimi tre anni che sono diventati a loro volta formatori di altri colleghi. Andrea Canevaro, docente di Didattica e Pedagogia speciale all’Università di Bologna, ha evidenziato come l’autonomia scolastica debba costituire una potenzialità, un plus valore per l’integrazione e non diventare un rischio di vanificazione dei risultati già raggiunti. “Autonomia significa responsabilità, anche come ricerca delle più adatte collaborazioni e sinergie. Ma, per assumersi responsabilità occorre certezza delle regole e corretta informazione, per fare in modo che tutti i soggetti, non solo quelli con handicap, siano messi in grado di operare scelte consapevoli, come riconoscimento dei propri limiti e “saper” chiedere aiuto alle istituzioni che devono sentire il dovere di trasformarsi e riorganizzarsi nel ruolo di mediatori delle scelte individuali. Ciò significa attrezzarsi materialmente e mentalmente alla cultura della differenza per realizzare un’educazione che segua la dinamica della ‘buona prassi’.” Carlo Ricci, responsabile scientifico del Centro regionale Ricerca e Documentazione Handicap, ha illustrato i futuri progetti di ricerca della struttura regionale istituita nel 2000 con una modifica alla legge regionale 18/96. “In primo luogo vorremmo verificare se vi è un rischio reale nella nostra regione che l’autonomia scolastica spinga alla competizione, piuttosto che a ricercare elementi di qualità della didattica. Inoltre, un’altra ricerca sarà finalizzata al sistema sanitario e alla certificazione differenziata delle diagnosi di handicap per avere a disposizione una ricognizione attuale e tarare strumenti di integrazione sociale più idonei e risposte informative più puntuali. Quindi, oltre alla creazione di una rete di collegamento, un ulteriore obiettivo sarà la promozione e diffusione di una cultura dell’integrazione, anche attraverso la costituzione di un osservatorio interregionale.” (ad’e)