Verrà presto firmata la convenzione tra Regione, Agenzia delle Entrate e Università di Ancona, che sancisce un rapporto nuovo, basato sullo scambio di informazioni e dati per costruire il vero federalismo. Infatti federalismo significa anche autonomia finanziaria, che non può sussistere in assenza dell’esercizio della potestà tributaria.
Ma la manovra è efficace, equa e controllabile se si dispone delle informazioni e strumenti necessari, altrimenti si risolve in un “boomerang”, che va a scapito del rapporto fiduciario tra le istituzioni e i cittadini.
Nel convegno “Gli studi di settore come strumento di politica fedealista” si è discusso l’esercizio dell’autonomia tributaria della Regione e la possibilità di esercitare un ruolo attivo nelle procedure di accertamento.
Lo strumento sono gli studi di settore, che consentono un rapporto tra i soggetti economici che devono assicurare il gettito e l’amministrazione: oggi tali esperienze sono in atto solo a livello nazionale, quando si sa benissimo che il sistema produttivo non ha le stesse peculiarità in tutte le Regioni.
Pertanto mettere a punto studi di settore, rispondenti alle dinamiche delle economie locali, è estremamente importante: nella fase di accertamento e in quello di controllo allo scopo di contenere le evasioni.
Oggi il nostro federalismo è “zoppo” - ha detto D’Ambrosio – in quanto sono state ridefinite le materie di competenza della Regione (dal nuovo Titolo V della Costituzione), ma non le opportunità con cui le stesse possono garantire un reale intervento. Il presidente ha sottolineato che alla base ci deve essere un “patto fiscale” tra Regione e cittadini, nella sostanza tra chi esercita una sovranità e chi rinuncia a una parte della propria. Per D’Ambrosio si tratta di individuare il modello a cui fare riferimento: potrebbe essere quello tedesco, dove c’è un’unica organizzazione, che sovrintende all’intervento tributario, articolata a livello statale e regionale. Questo consente di evitare, in un paese come il nostro, doppie burocrazie, con tutto ciò che comporta.
C’è inoltre il problema del “fondo di perequazione” fra Regioni, dove le più forti devono “garantire” le più deboli e D’Ambrosio ha detto che il modello deve essere solidale.
I relatori hanno trattato i temi legati alla problematica dell’autonomia finanziaria delle Regioni, sotto il profilo giuridico (Paola Renzi, che ha svolto la relazione introduttiva, Lorenzo Del Federico, Adriano Di Pietro) e di natura economica (Giuseppe Vitaletti, Fabio Fiorillo) e problemi di applicazione degli Studi di settore (Giuseppe Ripa, Gianpiero Brunello, Flavio Favilli).
Dopo l’intervento del Rettore Marco Pacetti, ha introdotto i lavori il prof. Lorenzo Robotti, che ha coordinato la ricerca per conto del dipartimento di Economia dell’Università di Ancona e di OPERA, la struttura che, all’interno del dipartimento, si occupa delle politiche economiche regionali. (e.r.)
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