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08/01/2002

PICCOLA PESCA SENZA CONTRIBUTI. INTERVIENE AGOSTINI.

“Per la pesca una finanziaria decisamente insoddisfacente e non attenta alle categorie più deboli.” E’ questo sostanzialmente il commento dell’assessore Luciano Agostini alla prima finanziaria del governo Berlusconi, che non tiene conto di un comparto dove le cui imprese sono spesso sottocapitalizzate e caratterizzate da bassa produttività e debolezza patrimoniale. Un settore in cui pesano ancora il caro gasolio, misure creditizie e di sostegno alla occupazione nettamente insufficienti e la scarsa considerazione delle misure sociali di accompagnamento del fermo pesca, strumento indispensabile di gestione e tutela delle risorse ittiche. Ma la vera nota dolente arriva dalla piccola pesca costiera, settore che il governo centrale dimostra di non sapere o volere gestire ed al contempo non consente che le Regioni si occupino dei problemi di imprese di piccole dimensioni, spesso a carattere familiare. “In pratica – dice Agostini - pur non avendo lo Stato ormai più competenza legislativa in materia di pesca, il governo centrale continua ad emanare atti normativi su settori e tematiche di competenza regionale. Misure quali l’arresto definitivo, o l’ammodernamento di un peschereccio incontrano un sistema di incentivi costruito a Roma e non in grado di raggiungere efficacemente le imprese più piccole, che poi sono la maggioranza della nostra marineria.” In sostanza, per ottenere incentivi per cambiare un radar o per il rilascio di una autorizzazione, bisogna rivolgersi a Roma, mentre questa competenza doveva essere, secondo gli accordi, assegnata alle Regioni. Le Marche, sostiene Agostini, ha stimato in 5 miliardi il fabbisogno di incentivi per la piccola pesca nel triennio. Sono risorse che il governo ci deve mettere a disposizione al più presto, per sostenere un sistema di incentivi adatto alla piccola pesca costiera, che tenga conto delle esigenze della categoria, che deve fare investimenti per adeguare la sicurezza dei propri natanti alle norme europee e nazionali in vigore. I pescherecci di lunghezza inferiore ai 18 metri sono ingiustamente penalizzati, eppure rappresentano il 70% delle imprese di pesca della nostra regione sostiene, dati alla mano, l’Assessore Agostini. In questa situazione sembra difficile ipotizzare una prospettiva di rilancio e sviluppo del settore, piuttosto è forte il rischio di accentuarne la crisi già in atto. “Se il Ministro Alemanno ed il sottosegretario Scarpa non mostreranno la giusta sensibilità per le legittime ragioni di un settore con l’acqua alla gola, porterò il problema – conclude Agostini - in discussione alla Conferenza Stato/ Regioni.