Nel terzo trimestre 2001 l’Osservatorio dell’EBAM sulle dinamiche congiunturali dell’artigianato regionale ha rilevato, intervistando le 300 imprese del campione, che l’attività dell’artigianato si stabilizza, ma non presenta segnali di crisi.
I casi di imprese che registrano aumenti di attività prevalgono rispetto a quelli di diminuzione, mentre la quota delle imprese che segnala livelli stabili supera la metà dei casi
Le differenze settoriali sono però notevoli.
Vanno bene il tessile e maglieria, il mobile, le produzioni di componenti elettronici e per le telecomunicazioni.
Migliora la situazione produttiva per le attività di trasformazione alimentare, per le produzioni di preziosi, per le attività di riparazione di autoveicoli e di trasporto merci.
Rallentano i settori il cui fatturato dipende maggiormente dalle commesse dell’industria: calzature; lavorazioni metallurgiche, del legno, delle materie plastiche, dei metalli; cartotecnica ed editoria; strumenti musicali.
Sono questi i settori in cui si riduce il grado di utilizzo della capacità produttiva ed in cui la percentuale di “contoterzismo” è particolarmente elevata.
“L’artigianato marchigiano – ha commentato il vicepresidente della giunta Gian Mario Spacca – conferma dunque, la propria vitalità e capacità di tenuta, anche rispetto alle dinamiche di un ciclo economico che esprime a livello macro segnali preoccupanti.
Gli andamenti meno favorevoli di alcuni comparti, infatti, si possono in parte far risalire al ciclo sfavorevole delle domande finali settoriali, più che a difficoltà intrinseche dell’attività delle piccole e micro-imprese regionali.”.
Nell’indagine trimestrale dell’EBAM la carenza di manodopera si conferma il principale vincolo alla crescita per gli imprenditori artigiani intervistati.
Ad esempio, è ancora alta (20 per cento in media, 40 per cento circa nel caso delle calzature) la percentuale di imprese artigiane che dichiara di aver rifiutato commesse per l’impossibilità di farvi fronte. Ancora alta è anche la quota di artigiani che dichiara di volere assumere altro personale (il 18 per cento in media, tra il trenta e il quaranta per cento nel tessile, nell’abbigliamento, nelle calzature, nella lavorazione di materie plastiche).
Inoltre è sempre abbastanza alta la percentuale di imprese che dichiara di aver effettuato lavoro straordinario (14 per cento in media), anche nel caso dei settori dove l’andamento del fatturato è più critico (ad esempio, quasi il 30 per cento degli artigiani calzaturieri dichiara di aver fatto straordinari).
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