“Nel panorama nazionale della Protezione Civile, le Marche si distinguono per essere una realtà avanzata sia a livello istituzionale che di autorganizzazione delle associazioni di volontariato.”
Sono le parole di Patrizia Cologgi, responsabile nazionale del Volontariato di Protezione Civile, pronunciate nel corso del convegno nazionale promosso dalla Regione Marche
“La nuova sfida. Il volontariato nella riforma di Protezione civile” svoltosi oggi a Loreto, presso l’Auditorium comunale.
Una giornata di informazione tecnica e di riflessione politica sul nuovo assetto nazionale della Protezione civile e sul ruolo del volontariato.
Di fronte ad una platea di circa 300 volontari di associazioni e gruppi comunali di protezione civile e di amministratori locali, l’assessore regionale alla Protezione civile, Lidio Rocchi ha illustrato i punti salienti della legge regionale, la prima dopo la riforma nazionale varata a novembre, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale dieci giorni fa.
“Una legge – ha detto Rocchi- che introduce il concetto di sistema di protezione civile, superando quello vecchio a compartimenti stagni e che distribuisce su una pluralità di soggetti i compiti e le funzioni. Le novità della legge stanno soprattutto nelle nuove competenze trasferite alla Regione, come gli interventi all’estero e la possibilità di stabilire convenzioni con soggetti esterni, l’attività formativa e la rete degli interventi. Abbiamo tarato il nostro sistema regionale sulla grande esperienza del terremoto e si è potuto creare un quadro preciso delle competenze dei vari attori sul territorio e della struttura regionale che ha il suo “cuore” nella sala operativa regionale permanente, ormai a pieno regime per tutto ciò che riguarda le funzioni di coordinamento. Quest’ultima, è un’esigenza primaria, proprio in un settore trasversale e interdisciplinare come la Protezione civile ed è una precisa responsabilità che la Regione si assume, ben consapevole del patrimonio di impegno e di cultura della protezione civile sia a livello di enti locali che di associazioni.
“La nuova legge regionale – ha proseguito Rocchi - è uno strumento ben strutturato, che in ogni caso non deve essere un punto di arrivo ma di partenza, aperto ai miglioramenti anche grazie alla partecipazione e all’integrazione del mondo del volontariato di Protezione civile marchigiano che ha una tradizione di un secolo e che è stato ed è sempre più determinante per l’efficacia degli interventi. Per questo la Regione sta individuando procedure e interventi per la promozione e il supporto dell’attività di volontariato: agevolazioni fiscali in materia di tassa di circolazione e coperture assicurative omogenee per tutte le organizzazioni di volontariato, come è richiesto, del resto, a livello nazionale.”
Le organizzazioni di volontariato nelle Marche , comprese quelle sanitarie, sono una cinquantina, con una risorsa essenziale di circa 1500 persone: dai radioamatori agli autisti di ambulanze. A questi si aggiungono i gruppo comunali di volontariato, una settantina, con circa 700- 800 persone e poi lo scoutismo e gli aeroclub.
“Nella nostra regione esiste una grande sensibilità sul tema della protezione civile, ha ricordato Roberto Oreficini, dirigente del Servizio di Protezione Civile della Regione. Non solo a livello di Ente Regione , ma anche nei Comuni e nelle amministrazioni provinciali ci si sta impegnando da tempo per promuovere operativamente il concetto di sistema e di coordinamento del lavoro, con particolare riferimento al volontariato. Le province marchigiane, come Pesaro Urbino, hanno previsto le figure del coordinatore del ruolo del volontariato; ad Ancona l’assessore provinciale è delegato dall’Upi per il gruppo di lavoro nazionale interistituzionale; a Macerata si sta istituendo la sala operativa provinciale, che ad Ascoli Piceno è stata inaugurata un mese fa.”
“Non si può più concepire la Protezione civile senza il volontariato, ha ribadito Silvia Bernardini, sindaco di Ussita, responsabile nazionale di Protezione Civile per l’ANCI (Associazione nazionale dei Comuni italiani). Un volontariato che ha affermato il suo ruolo perché ha saputo autorganizzarsi tanto che ora siede a due tavoli decisionali nazionali.
Sono orgogliosa di essere marchigiana- ha detto Silvia Bernardini- la prima regione ad avere una legge così puntuale sui nuovi assetti. Nel contesto generale, non dobbiamo dimenticare che il referendum confermativo del 7 ottobre ha mutato profondamente le competenze regionali e tra queste la Protezione civile e che molte regioni italiane potrebbero non essere in grado di dotarsi di sistemi e di norme efficaci o di saper superare le incongruenze che pure vi sono nella riforma nazionale. La soluzione è quella che ha adottato la Regione Marche e dobbiamo quindi ritenerci fortunati ad avere un sistema regionale ben collaudato sul territorio e che privilegia il decentramento delle funzioni agli enti locali che dovranno imparare ad essere autonomi. Perché lo Stato non avrà più titolo a sostituirsi a loro, dopo un periodo transitorio di circa due anni e il reale, prossimo problema, non sarà tanto la formazione dei volontari, quanto quella degli amministratori pubblici.”
“Giustamente- ha concluso Patrizia Cologgi- la Regione Marche è sfuggita alla tentazione di gestire direttamente la Protezione civile, assumendosi il coordinamento e lasciando la reale gestione agli enti locali che fondano i loro programmi sulla garanzia di autosufficienza che il volontariato offre loro. Attorno al mondo volontaristico si è creato il principio del decentramento, consapevoli che il volontariato svolge un servizio pubblico e in virtù di questa funzione deve ricevere altrettante garanzie, che devono essere date dallo Stato fino a che le Regioni non saranno messe in grado di farlo.”
(ad’e)
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