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11/10/2001

LEGGE SULL'IMMIGRAZIONE, FORTE DISSENSO DELLE REGIONI

Lo schema di disegno di legge contenente la nuova disciplina dell’immigrazione trova un netto ed ampio dissenso delle regioni italiane. La Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome ha esaminato in maniera approfondita il testo del governo ed al termine di un serrato confronto è emerso che 11 regioni sono contrarie all’attuale formulazione mentre 10 lo approverebbero a condizione che fossero accolti alcuni emendamenti. La discussione sulla normativa è stata preceduta da un incontro, mercoledì pomeriggio, a Palazzo Chigi tra le Regioni e il vice presidente del Consiglio dei Ministri, Gianfranco Fini, riunione alla quale ha preso parte anche il presidente della Regione Marche, Vito D’Ambrosio. “E’ una proposta fortemente centralistica e restrittiva - ha commentato D’Ambrosio - che affronta il problema dell’immigrazione solo nell’ottica del lavoro. Frappone ostacoli al ricongiungimento familiare, non si occupa di governare i flussi immigratori e non presta attenzione all’inserimento sociale e alle possibilità di coniugare lo studio al lavoro. Il dissenso è di fondo, sull’impianto culturale, sociale e politico dello schema di legge. Se non muterà l’impostazione le Marche, come altre regioni, troveranno serie difficoltà ad assecondare le richieste degli imprenditori che hanno bisogno di nuova occupazione. Siamo una regione con la quasi piena occupazione (3,6% il tasso di disoccupazione) e se non avremo un provvedimento che agevola nuovi flussi in breve tempo rischiamo di andare in crisi.” Anche in questa legge, come in quella per la Protezione Civile, si è ripresentato il problema del rapporto con i Prefetti. Il testo attuale prevede che lo Sportello per il lavoro sia istituito presso le Prefetture, mentre le Regioni chiedono che il nuovo strumento venga gestito dalle Amministrazioni provinciali. Una competenza, in particolare dopo il referendum che ha confermato la riscrittura del Titolo V della Costituzione, che è chiaramente posta in capo agli Enti locali. Anche sul governo dei flussi immigratori vi è dissenso, perché le regioni, che avevano avuto in passato il riconoscimento di co-decidere, sono ora escluse. Lo stesso Formigoni ha chiesto che le quote di immigrazione per le singole regioni siano concordate tra Stato e Regioni. Non è sufficiente “sentire” le regioni. Il dissenso ha tagliato trasversalmente anche gli schieramenti: l’Assessore all’immigrazione della Regione Calabria, ad esempio, ha affermato che l’impostazione della nuova normativa è statalista e il ruolo delle Regioni marginalizzato. Se, pertanto, non ci saranno modifiche sostanziali anche la Calabria farà parte del fronte del no, un fronte che ha ritenuto il complesso degli emendamenti messi a punto dalle 10 regioni solo formali, tali da non scalfire l’architettura complessiva della legge, giudicata inaccettabile. Anche se le Regioni sono chiamate ad esprimere un parere e non un’approvazione o meno del provvedimento, è tuttavia politicamente significativo che una buona parte delle Regioni non condivida una legge che andrà ad incidere pesantemente nel contesto socioeconomico del nostro paese. Una normativa che parte, prima di affrontare il Parlamento, indebolita. Va poi tenuto conto che lo schema di legge incontrerà nella Conferenza Unificata anche i rilievi critici delle Province e dei Comuni italiani. Le Regioni hanno inoltre deciso di proporre al Governo l’apertura di un Tavolo di lavoro comune per discutere i problemi connessi all’attuazione della nuova legge sul federalismo confermata dal referendum del 7 ottobre scorso.