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27/09/2001

PRIMO RAPPORTO REGIONALE SU INFANZIA E ADOLESCENZA : GIOVANI E MARCHE SI CONIUGANO AL PLURALE. LA NOSTRA REGIONE HA ALCUNI ASPETTI SOCIALI DEL NORD ED ALTRI DEL SUD, MA E' COMUNQUE MOLTO ATTENTA A QUESTA FASCIA DI ETA'

Marche al plurale, Marche regione di confine, Marche sinonimo di peculiarità. Sono gli aspetti che caratterizzano la nostra regione e si rispecchiano anche nel “Primo Rapporto sull’Infanzia e Adolescenza” curato dal Centro regionale di documentazione Infanzia e adolescenza e coordinato dal professor Mario Pollo, docente di pedagogia sociale all’Università LUMSA di Roma. Il rapporto è stato illustrato oggi in una conferenza stampa nel corso della quale l’assessore regionale ai Servizi sociali, Marcello Secchiaroli ha tenuto a sottolineare che questo lavoro “non è una ricerca autoreferenziale, né statistica ma uno strumento di riflessione e una base di programmazione per ampliare la rete dei servizi sul territorio rivolti ai 245 mila giovani tra 0 e 18 anni”. “Una rete, peraltro, già molto diffusa nella nostra regione e con un grado di qualità elevata soprattutto nel settore dei servizi di aggregazione per bambini e nell’orientamento professionale prelavorativo.” Marche dunque al plurale perché le caratteristiche non sono omogenee nelle quattro province, regione di confine perché si trovano sia aspetti sociali propri del Nord, sia del Sud Italia; peculiari perché in qualche caso (come per esempio, l’altissima percentuale di giovani – circa il 70%-che rimane a lungo in famiglia, definito “il compromesso mediocre” dal professor Pollo, non per necessità economiche ma perché dichiara di trovarsi bene e non vede motivi per cambiare condizione) non fa porre la nostra regione nemmeno tra quelle del Centro Italia. “Ciò che emerge soprattutto – ha proseguito Secchiaroli- è che le Marche, intese come insieme di enti locali e privato sociale, investono più di altre regioni nelle politiche promozionali per i giovani, sono attente all’infanzia e al sostegno alla genitorialità, conducendo in tal senso progettazioni innovative. Un buon livello di ospitalità e una buona aspettativa dunque per le nuove generazioni, anche in una regione non giovane, ma invece tra le più “vecchie” di Italia. “Altro dato da considerare positivo è il bassissimo numero di servizi residenziali per l’infanzia perché ciò significa aver deistituzionalizzato i minori e aver trovato, grazie al diffuso associazionismo della nostra regione, soluzioni alternative agli istituti minorili.” Le Marche sono anche tra le poche regioni che hanno istituito, come realtà stabilmente operativa sul territorio - così come prevedeva la legge 285- un Centro di documentazione regionale sull’Infanzia e l’adolescenza che è una delle sezioni dell’Osservatorio regionale delle Politiche sociali. “Una regione, riferendoci a questa particolare fascia di età, in chiaroscuro, ha detto il responsabile del Centro, Giovanni Santarelli , come è ovvio che sia in una fase sociale complessa come quella attuale che non ci consente di definire nettamente né i limiti della condizione infanzia-adolescenza, né di dare precise identità al nuovo modello di famiglia: non più patriarcale ma, in transizione e nelle Marche comunque ancora allargata. “ Questa ricerca ci ha impegnato due anni durante i quali abbiamo monitorato il territorio, tenendolo informato, inviato questionari agli enti locali e alle associazioni, costituito una sorta di archivio di tutte le iniziative e le produzioni locali rivolte ai bambini e ai giovani, verificato quindi l’applicazione della legge 285. Compito principale della ricerca era quello di disporre prima di tutto di una ricognizione dei bisogni, avendo assunto come indirizzo prioritario il sostegno alle famiglie. “ E come per tutto il Piano sociale regionale- ha sottolineato Annalisa Cardone, responsabile dell’Osservatorio per le Politiche sociali- il principio ispiratore anche di questa ricerca non è stata una logica riparativa, ma di effettivo supporto alle famiglie, in un’ottica promozionale quindi. “ “Inoltre, ha continuato Santarelli, anche nelle Marche, è forse più che in altre regioni, la tendenza a prolungare la fase adolescenziale è molto accentuata, se si pensa che a 30 anni si sta ancora in famiglia. Non è possibile quindi oggettivare le situazioni adolescenziali, vi sono realtà nelle Marche non accomunabili: il quattordicenne che lavora, che è quindi economicamente autonomo e il trentenne disoccupato, in famiglia. “ Nei due toni, del chiaro e dello scuro, sta nella fascia scura, per esempio, il basso tasso di scolarizzazione dopo la terza media (una grande percentuale va a lavorare prima della scuola superiore); nella fascia chiara, a contraltare , sta il basso indice di disoccupazione giovanile ( fra i più bassi di Italia). “Addirittura inferiore al Nord Est - ha spiegato Claudio Bocchini, responsabile del Centro di documentazione per l’Agenzia regionale sanitaria- , un abbandono delle scuole superiori nonostante che il sistema scolastico è per efficienza superiore alla media nazionale. Anche la criminalità giovanile è bassa rispetto al resto di Italia e quella esistente è però più coinvolta nei reati contro la persona. Per quanto riguarda la famiglia, che in media dichiara di avere un reddito soddisfacente, le Marche sono più allineate alle regioni del Nord per numero di matrimoni e al Sud per la stabilità del vincolo matrimoniale. Siamo anche la tra le regioni ( più del Nord e del Centro) dove si celebrano il maggior numero di matrimoni religiosi ( circa l’82%). “ (ad’e)