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27/09/2001

SANITA’, PROTEZIONE CIVILE, IMMIGRAZIONE E FEDERALISMO LE QUESTIONI CENTRALI

Le misure urgenti in materia di spesa sanitaria sono state uno degli argomenti di maggiore rilevanza politica all’ordine del giorno della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, convocata oggi dal presidente Ghigo a Roma prima delle riunioni della Stato-Regioni e della Stato-Regioni-Città. Il tema è importante perché ha riflessi sia sulla qualità dell’assistenza sanitaria nel nostro paese che sulla finanza regionale, già alle prese con gravi difficoltà di bilancio. Al centro del confronto tra i Presidenti il disegno di legge che converte il decreto n. 347 del 18 settembre scorso, i cui contenuti avrebbero dovuto registrare l’accordo tra Governo e Regioni siglato politicamente l’8 agosto. In realtà il decreto ha introdotto nuovi contenuti ed elementi che hanno trovato il netto dissenso delle Regioni. Di qui l’importanza della discussione di tale provvedimento e l’accordo tra le Regioni italiane, un confronto molto serrato che alla fine ha permesso una intesa sulla quale si sono ritrovati tutti. “Il risultato raggiunto è importante sul piano politico – ha sottolineato il presidente D’Ambrosio – perché pone il Governo di fronte alla necessità di dare una risposta chiara e piena alle richieste regionali, che hanno lo scopo di ripristinare la situazione prima di quello che può essere chiamato un vero e proprio colpo di mano sull’intesa raggiunta l’8 di agosto. Siamo inoltre preoccupati che non vi sia il coordinamento delle scadenze che attendono le Regioni in questo settore, alcune molto ravvicinate come la presentazione dei preconsuntivi. Anche i meccanismi previsti per il calcolo della spesa farmaceutica vanno precisati e chiariti per non elevare il tetto di questa importante costo. Il Governo non può scaricare sulle Regioni i tagli da operare e l’eventuale nuova imposizione senza assumere corresponsabilità e scelte coerenti.” In concreto il documento concordato dalle Regioni ristabilisce una serie di paletti molto precisi. In primo luogo nel patto di stabilità, che non era stato oggetto di negoziazione l’8 di agosto, è stato chiesto dalle Regioni che nel 4,5% di aumento massimo registrabile nel 2002 rispetto all’ammontare delle spese correnti dell’esercizio 2000 non rientrino (non siano cioè calcolati) la quota del Fondo sociale e i trasferimenti dello Stato alle regioni per l’esercizio delle nuove funzioni a seguito delle riforme Bassanini. Un secondo aspetto riguarda la farmaceutica. La base di calcolo del tetto del 13% va prevista sulla spesa programmata e non su quella genericamente definita complessiva. Potrebbe infatti accadere che la presenza di disavanzi allarghi la base di calcolo elevando così anche la spesa farmaceutica. Il documento esprime preoccupazione anche per il coordinamento delle scadenze previste dal decreto in relazione agli adempimenti regionali a copertura dei disavanzi 2001. Entro il 18 ottobre dovranno essere presentati i preconsuntivi delle Aziende mentre entro il 28 ottobre dovrà essere pronto in consolidato regionale. E’ stato pertanto chiesto di verificare, in via straordinaria solo per il 2001, la possibilità di proroga al 31 dicembre per le regioni di stabilire i livelli della manovra fiscale (aliquote irpef, aumento della tassa di possesso delle auto) per la copertura degli eventuali disavanzi che impone alle regioni di intervenire, pena la sostituzione del Governo in loro vece. Per la farmacovigilanza è stato chiesto il pieno coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta nonché la responsabilizzazione dei direttori sanitari con la previsione di disincentivi economici in caso di inottemperanza. Per quanto riguarda, infine, il pareggio di bilancio delle Aziende ospedaliere e dei singoli presidi, le Regioni, considerando che tali adempimenti sono già previsti nella legge di riforma (la 502 del 92), chiedono che questa disposizione sia tolta dalla legge di conversione perché inutile. I Presidenti hanno poi affrontato l’altro grande tema riguardante la riorganizzazione della Protezione Civile. All’esame della Conferenza il disegno di legge di conversione del decreto legge del 7 settembre scorso, assunto dal Governo Berlusconi senza sentire preventivamente le Regioni e che smantella di fatto l’Agenzia di Protezione Civile. Il presidente Ghigo ha giudicato grave questo passaggio, che lede il ruolo delle regioni. Il decreto stravolge il complesso delle competenze poste anche in capo alle regioni. D’Ambrosio, intervenendo nella discussione, ha proposto che si dica al Governo che se non viene ritirato il provvedimento e si apre un tavolo di confronto le Regioni andranno di fronte alla Corte costituzionale. Questa posizione, che tiene insieme il diritto e la politica, è stata fatta propria da tutta la Conferenza. Analoga posizione è stata assunta dalle regioni anche per il disegno di legge sull’immigrazione, un testo di grande rilevanza politica sul quale il Governo non ha sentito per nulla le regioni, una questione che in passato era tra l’altro stata oggetto di un importante accordo, in particolare sulla determinazione delle quote di immigrazione. La Conferenza ha anche affrontato il problema del referendum confermativo sul federalismo previsto per il prossimo 7 ottobre. Diversi presidenti, tra cui D’Ambrosio, hanno proposto una presa di posizione, se non nel merito, almeno con un appello al voto, analogamente a quanto hanno fatto l’ANCI e l’UPI e lo stesso Presidente Ciampi. Ghigo ha provato a mediare, ma l’intransigenza di Galan e Storace non ha permesso di giungere ad un pronunciamento che raccogliesse almeno il minimo comune denominatore. “E’ grave che la Conferenza non si sia espressa – ha affermato D’Ambrosio – ed ora, come ho messo in rilievo nel mio intervento, c’è davvero il rischio che essa perda il suo ruolo istituzionale al di sopra delle parti e divenga invece un pezzo dello schieramento politico partitico. Si può essere d’accordo o meno sulla legge oggetto del referendum, ma è chiaro che essa permette un passo avanti decisivo sulla strada del federalismo possibile, solidale e cooperativo, in cui le regioni sono al centro delle nuove responsabilità. Far finta di niente da parte di un organismo che è formato dalle regioni è grave.” Da sottolineare, infine, che nelle sedi della Stato-Regioni e della Stato-Regioni-città, sulla questione della sanità, per mancanza del ministro, vi è stato il rinvio. Anche per l’immigrazione e la Protezione civile si è preferito rinviare per permettere un confronto politico più approfondito.