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09/08/2001

CONFERENZA STATO-REGIONI. D'AMBROSIO :"STATO E REGIONI DEVONO COOPERARE PER METTERE SOTTO CONTROLLO LA SPESA SANITARIA"

Al termine dell’ultima riunione della Conferenza Stato-Regioni prima della pausa d’agosto, che aveva come punto centrale all’ordine del giorno il tema della Sanità ed è stata preceduta da un tavolo negoziale terminato alle 4 di mattina di ieri, il presidente della giunta regionale Vito D’Ambrosio ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ci sono stati momenti di tensione, soprattutto in apertura di seduta quando il Governo ha proposto alle regioni, che si sono presentate al confronto con una posizione unitaria, di affrontare il problema finanziario ripristinando il prelievo attraverso i ticket e dando per immodificabile la somma da trasferire per il funzionamento del sistema sanitario. Il senso di responsabilità ha però prevalso sulle asprezze polemiche e il risultato della lunga riunione è un accordo, con molti elementi da giudicare positivamente e qualche punto di criticità su cui si dovrà ancora lavorare. Cominciamo dagli elementi positivi: innanzitutto si è scongiurato il pericolo principale che incombeva sui cittadini: non ci sarà la reintroduzione di alcun ticket, poiché seguendo l’impostazione proposta dalle regioni, “qualitativa” più che “quantitativa”, si è convenuto di porre un tetto alla spesa farmaceutica che non dovrà superare il 13% della spesa sanitaria totale (si tratta di un risparmio immediato di circa 3mila miliardi, dato che oggi siamo al 16%); si fa strada, seppur gradualmente, la battaglia delle regioni che definiscono sottostimata strutturalmente la spesa sanitaria in Italia e chiedono di conseguenza un pronto riallineamento alla media europea sanità/pil che è del 6%. Il Governo accede ad un impegno del 5,88% che significa in cifre, 138 mila, 144 mila e 150mila miliardi nel triennio 2001-2003 da trasferire alle regioni. L’incremento del trasferimento è visibile, seppur ancora insufficiente. Infine, la contrattazione nel comparto sanità, che il governo ha tentato di devolvere completamente alle regioni (le gabbie salariali nella sanità) ma che, proprio grazie alla ferma posizione dei presidenti delle regioni dell’Ulivo, ha mantenuto il carattere del contratto collettivo nazionale di lavoro. L’accordo fa infatti esplicito riferimento al patto sindacale generale del luglio ’93 con il governo Ciampi sulla politica dei redditi e definisce un livello nazionale che riguarda “il potere d’acquisto delle retribuzioni” e un livello regionale che riguarda gli “incrementi di produttività”. L’ultimo, ma più importante punto di qualità sta nella scelta di definire i livelli essenziali di assistenza, cioè finalmente i contenuti del diritto alla salute, che non possono essere differenti nelle varie aree del Paese, da definire d’intesa con le Regioni e monitorati da un apposito tavolo. Qui c’è un punto critico, poiché le regioni si battono per affermare il principio che i livelli non possono fluttuare in base alle disponibilità finanziarie; ciò significa che per mantenere la qualità delle prestazioni le regioni devono, in caso di sfondamento del tetto di spesa prevista, ricorrere al reperimento diretto di risorse attraverso la leva fiscale, dal momento che da quest’anno non è più consentito contrarre mutui per risanare il deficit. Come si vede, la sfida tra Governo e Regioni per mettere sotto controllo la spesa sanitaria è iniziata e per molti aspetti gli obiettivi sono convergenti; sono certo che gli operatori e gli amministratori marchigiani assumeranno questo orizzonte di impegno consapevoli che il nostro sistema sanitario regionale, equilibrato e solidale, si salva e si rilancia solo con una forte condivisione delle strategie da attuare”.