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02/08/2001

"ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE NELLE MARCHE": UN NUOVO PERCORSO PER VALORIZZARE L’IDENTITA’ CULTURALE. IL VOLUME EDITO DALLA REGIONE, PRESENTATO IERI NELLA EX FORNACE DI SERRA DE' CONTI.

“Un punto di partenza per un nuovo percorso culturale e per la valorizzazione dell’identità culturale marchigiana”. Si è espressa così, ieri, l’assessore regionale alla Cultura, Carmela Mattei, riferendosi alla nuova pubblicazione edita dalla Regione Marche- Assessorato alla Cultura- “Archeologia Industriale nelle Marche”, curata dagli architetti Alessia Monti e Paolo Brugè. Il volume è stato presentato presso la ex Fornace Hoffmann di Serra de’ Conti, splendido esempio di architettura industriale e di recupero conservativo di una struttura che ha prodotto laterizi dal 1870 per circa un secolo. La ex Fornace è stata acquistata e ristrutturata, su progetto dell’arch. Nazareno Petrini, dal proprietario della industria calzaturiera “Linea Marche”, Renato Curzi che ha aperto i bellissimi locali della sua impresa per ospitare questa manifestazione culturale. “Un esempio di grande valore, questo della Fornace di Serra dè Conti- ha proseguito l’assessore regionale Mattei- non solo per lo splendido recupero architettonico, per l’illuminata imprenditorialità e la sinergia con gli enti locali, ma anche per il fatto che un complesso industriale è stato riportato alla funzionalità. Un recupero non fine a se stesso dunque, ma produttivo, una struttura aperta alla comunicazione, all’informazione, alla divulgazione e promozione dei valori culturali del territorio in cui opera, nell’interesse della collettività. Qui, come in molti altri edifici di archeologia industriale nelle Marche, indagati nel volume, si può leggere la storia economica della nostra regione, quella che ha fatto parlare di modello marchigiano, qui si può leggere la fatica del lavoro, il senso del quotidiano, la storia della gente comune che ha fatto radicare le tradizioni culturali , sociali ed economiche peculiari delle Marche.” L’assessore ha quindi rivolto un invito all’imprenditore Curzi perché si faccia “comunicatore” del suo esempio di sensibilità presso la categoria degli industriali e promotore di iniziative che, come quella di ieri, uniscano economia e attività culturali in un legame significativo. Il volume nasce dalla passione dei due autori per questo settore, già studiato e oggetto di ricerche, ma forse solo a livello universitario, quasi inedito, invece, per il grande pubblico. Una ricerca rivolta quindi alla divulgazione, alla diffusione della consapevolezza di possedere un vero e proprio patrimonio architettonico di pregio. “ La consapevolezza – ha detto Paolo Brugè che ha scattato gran parte delle fotografie che corredano il volume- che queste strutture hanno tutte le potenzialità per diventare risorsa e occasione di sviluppo di un territorio, così come lo furono in passato. In questo senso il ruolo della Regione è fondamentale perché può fungere da cerniera, da raccordo tra privato e pubblico. Questo volume vuole focalizzare l’attenzione sulla conoscenza di questo patrimonio, perché, parafrasando Federico Zeri, catalogare ma anche “ conoscere è salvare” non solo la struttura ma anche la memoria collettiva. “Proprio, grazie alla memoria collettiva- ha aggiunto Alessia Monti- in molti casi abbiamo potuto avere notizie di certi edifici, perchè purtroppo non esistono documentazioni storiche e fonti scritte. Ciò che va sottoposto all’attenzione di tutti è che questi edifici che ospitavano manodopera e macchinari, che sono testimonianze ancora tangibili delle talvolta drammatiche condizioni di lavoro, sono a tutti gli effetti dei monumenti.” La pubblicazione si presenta dunque, più che come un compendio su questo settore, come un accurato strumento di lavoro e di studio e uno stimolo a continuare la ricerca. “Come ha spiegato nella prefazione al volume, il dirigente del Servizio Beni e Attività Culturali, Laura Pierini: “Il progetto complesso e virtualmente infinito delle progetto Marche Museo Diffuso, guida da alcuni anni l’azione della Regione, con l’ambizioso obiettivo di trasformare l’intera regione in un unico vasto museo, in cui i segni distribuiti sul territorio dalla vita e dal lavoro degli uomini costituiscano veri e propri sistemi museali integrati. In quest’ottica nasce anche l’indagine conoscitiva sui luoghi dell’archeologia industriale nelle Marche che fa parte del progetto pilota denominato “Identità culturale delle Marche”, facendo conoscere ed attivando, si spera, possibili recuperi funzionali, di strutture già diventate segni di “archeologia” e arricchendo il dibattito sui luoghi della memoria “ (ad’e)