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21/06/2001

PRIMA CONFERENZA REGIONALE SANITA' - I NUMERI DEL SISTEMA

LORETO (21 GIUGNO 2001) – Valorizzare la logica di sistema e dell’organizzazione: attraverso queste due tappe passa la riqualificazione del sistema sanitario regionale. E’ emerso dalla prima sessione di lavoro della Conferenza regionale sulla sanità. Dedicata al “governo della sanità”, la seduta è stata animata dai funzionari regionali che gestiscono il settore. Dai loro interventi è emerso un quadro generale sulle caratteristiche e sulle tendenze del sistema marchigiano. Negli ultimi anni il trend della spesa sanitaria è aumentato del 6-7%, mentre quello dei finanziamenti del 3%: una situazione di squilibrio che presuppone interventi di riallineamento. D’altronde la spesa pubblica sanitaria marchigiana ha uno scostamento del 2,5% rispetto a quella nazionale: la spesa pro capite è di circa 2 milioni e 100 mila, contro i 2 milioni nazionali. “Nel processo di riorganizzazione dei servizi _ ha tenuto a precisare Maria Rita Materazzi, dirigente del servizio Sanità – l’impatto della spesa è sempre stato uno dei principali elementi considerati, in un contesto di mantenimento dei livelli di assistenza ispirato a criteri di equità e di qualità delle prestazioni”. Tra le prime regioni in Italia, le Marche, fin dal 1998, hanno stabilito livelli massimi di spesa per beni e servizi, prevedendo obiettivi di contenimento. Anche nel 2000 gli interventi sono stati rivolti alla riduzione dei costi del personale, dei beni e della farmaceutica, mirando a una riduzione dei costi del 3% per unità operativa, con la sola esclusione dell’emergenza. Nel 2001 le misure programmate sono rivolte alla riorganizzazione dei servizi tecnici, amministrativi e gestionali. “I risultati di spesa fino ad oggi monitorati – ha continuato la Materazzi – hanno evidenziato una discreta risposta alle azioni programmate, anche in considerazione degli investimenti avviati”. Investimenti che hanno raggiunto la quota di 1.503 miliardi negli ultimi anni, escludendo quanto direttamente gestito dalle Aziende sanitarie. Sul fronte della spesa (beni e servizi), le uscite si sono attestate attorno agli 800 miliardi (nel 2000 hanno toccato quota 815, con un incremento del 33% rispetto al 1995). Sotto l’aspetto occupazionale il settore dà lavoro a circa 20 mila dipendenti, ai quali vanno ad aggiungersi il personale del privato, i medici di base, gli specialisti e i farmacisti. Il 58% del personale dipendente ha una scolarizzazione medio-alta e il 18% è laureato. Alla formazione sono stati destinati 12 miliardi complessivi. “Quella marchigiana – ha sottolineato Francesco Di Stanislao, direttore dell’Agenzia sanitaria regionale – è una popolazione che invecchia, ma è in buona salute. Da segnalare l’alta incidenza di infortuni gravi nell’industria e agricoltura, l’alto tasso di parti cesarei, una sottostima del disagio psichico dell’infanzia e dell’adolescenza, un’alta percentuale di non autosufficienza (53%) tra gli anziani”. Tra le questioni critiche Di Stanislao ha accennato alla “convinzione non ancora diffusa negli amministratori e nei professionisti che la qualità sia una delle leve strategiche per l’innovazione organizzativa del settore”. Sul fronte dei trapianti, ha relazionato Anna Maria Antognini, c’è da evidenziare, a fronte della costituzione del Centro regionale, “una poca motivazione delle strutture ospedaliere a svolgere attività di prelievo, una scarsa capacità di comunicare con i parenti del potenziale donatore e una mancanza di cultura regionale della donazione”. Per quanto riguarda l’ospedalizzazione, nel 2000 si sono registrati 232.880 ricoveri nelle strutture pubbliche e 23.762 nelle private, per complessivi 2 milioni di giornate di degenza, contro i 2 milioni e 347 segnali nel ‘97. Il tasso di ospedalizzazione nelle Marche è in sintonia con quello nazionale (176, a fronte di 163 nazionale), mentre – ma questo è un dato positivo, segno dell’aumentata qualità del servizio sanitario regionale – i ricoveri per chemioterapia sono passati dai 17 mila del ’97 ai 50 mila del 2000. “Seminiamo di più nella prevenzione – è stato l’ammonimento conclusivo di Patrizio Bacchetta – perché poi raccoglieremo più salute”. (r.p.)