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21/06/2001

PRIMA CONFERENZA REGIONALE SANITA' - CONOSCERE IL SISTEMA PER CAPIRE GLI OBIETTIVI DA REALIZZARELOER

Melappioni: “Spirito solidaristico del modello marchigiano da recuperare, le risorse vanno trovate all’interno del sistema, tenendo ben presente l’appropriatezza delle prestazioni.” “La sensazione è che lo stesso sistema sanitario non conosca se stesso. La prima finalità è dunque conoscere da dentro l’articolazione e le tante eccellenze che esistono nelle Marche per comunicare ai cittadini gli obiettivi da perseguire. “ Così l’introduzione dei lavori dell’assessore regionale Augusto Melappioni alla prima Conferenza regionale sulla Sanità – apertasi questa mattina all’Auditorium san Francesco di Loreto che ha accolto quasi mille persone tra operatori, medici, direttori di aziende, amministratori. “Conoscersi e comunicare le diverse articolazioni del sistema sanitario marchigiano è molto importante anche per aumentare la consapevolezza degli stessi medici e degli operatori di lavorare per lo stesso obiettivo, per riflettere sul lavoro fatto e su quanto c’è da fare, migliorandolo. Non sempre – ha proseguito Melappioni- i cittadini percepiscono i miglioramenti, con il rischio quindi che questa situazione porti a curarsi altrove. Invece molta strada è stata fatta, in un regione di piccole dimensioni caratterizzata da una storia costruita da piccoli comuni dove il senso dell’autonomia e delle singole specificità è ancora molto forte, così come il senso di solidarietà sociale che si è rispecchiato anche nel sistema sanitario. Un modello marchigiano dunque anche nella sanità che si è sviluppato su questi valori e che noi vogliamo sostenere e da cui non si potrà prescindere. Come del resto, dalla parità di accesso ai servizi secondo una logica dell’equità per assicurare livelli essenziali di assistenza, prestazioni necessarie alla salute dei cittadini, garantite a tutti indipendentemente dal reddito. Questo è federalismo solidale e solo con questo significato si può considerare la deregulation. Le posizioni non in sintonia espresse nei giorni scorsi con le dichiarazioni del nuovo Ministro alla Sanità erano dettate proprio dalla preoccupazione di un pericolo di emarginazione se ci si basa solo sulla logica del profitto: l’esempio è di questi giorni con la bambina che rischia di non essere curata perché la produzione del farmaco non è conveniente per l’industria. Certo il problema delle risorse è reale e pressante: le Marche sono passate in 6 anni da una spesa sanitaria di 2500 miliardi a 3700. Occorrerà quindi trovare le risorse all’interno del sistema, utilizzandole in modo ottimale. La parola chiave è allora appropriatezza, cioè individuare le prestazioni effettivamente necessarie. E’ esemplificativo il confronto con una regione della Norvegia di 210 mila abitanti, dove nel 99 sono state effettuate 53 mila indagini radiologiche, mentre in una nostra ASL ,153 mila e non credo che in Norvegia vi sia una qualità assistenziale bassa. Se l’appropriatezza non sarà il concetto guida per lavorare, non per razionare servizi ma per utilizzare in modo ottimale le risorse, rischieremo di non assicurare prestazioni a chi ne ha davvero bisogno e aggravare il problema delle liste di attesa. Non una visione economicistica quindi ma spendere meglio ciò che abbiamo. Melappioni ha puntato molto sul concetto di equità, sottolineando che la spesa sanitaria pro capite delle Marche dal 94 al 2000 è stata fortemente ridistribuita. In un modello sanitario che non è omogeneo sul territorio è fondamentale lo strumento della programmazione ed in questo contesto si è inserito il Piano Sanitario regionale che ha individuato tre ruoli fondamentali: la Regione per la programmazione, le ASL per la gestione, il Distretto sanitario , figura importantissima per l’applicazione degli obiettivi della programmazione e soggetto sempre più importante per costruire dalla base il nuovo Piano Sanitario regionale. L’assessore ha poi ricordato che con l’abolizione dei Comitati di gestione delle ex USL si è creata una spaccatura tra istituzioni sanitarie e territorio ed ha auspicato che invece si recuperi il ruolo di interlocutore e mediazione tra i bisogni sanitari del cittadino e le strutture. “ Il tema dell’integrazione socio-sanitaria è stato affrontato dall’assessore regionale ai Servizi sociali Marcello Secchiaroli che ha parlato già di novità per il fatto che questo tema è diventato importante anche per la Sanità e non solo storicamente per il mondo del Sociale. “Va recuperato allora il ruolo dei sindaci e del territorio per valorizzare la cultura alla salute nel suo complesso, che vuol dire benessere e qualità di vita. Lo sforzo della Regione per l’avvio del Piano socio-assistenziale è stato quello di stringere sempre più i rapporti con il territorio e lanciarne un protagonismo concreto. Si deve prendere coscienza anche da parte del mondo sanitario che ora il Piano sociale Nazionale è uno strumento legislativo allo stesso livello del Piano Sanitario Nazionale, una legge che va applicata, superando i perenni conflitti di competenza tra sindaci e aziende sanitarie. L’atto di coordinamento e indirizzo pubblicato il 6 giugno scorso in Gazzetta Ufficiale individua gli ambiti su cui l’integrazione socio sanitaria primariamente deve realizzarsi: il materno infantile, gli anziani, l’handicap, la salute mentale, le tossicodipendenze, l’AIDS, le patologie croniche. In una realtà come le Marche dove l’integrazione socio-sanitaria è applicata a macchia di leopardo, il primo obiettivo della Regione è quello di assicurare livelli minimi di integrazione uniformemente sul territorio. Per far questo è indispensabile una programmazione unitaria, non solo risorse finanziarie congiunte, ma risorse umane che coprogettino concretamente per promuovere una cultura della cittadinanza solidale, la vera solidarietà sociale. Utili mezzi per giungere a questi obiettivi saranno I “bilanci sociali d’area”, non solo documenti contabili degli ambiti territoriali ma strumenti programmatori veri e proprio in cui dovranno essere individuare priorità e obiettivi.” (ad’e)