Sarà un gruppo di lavoro a formalizzare la proposta definitiva per il fermo biologico al Ministero competente. A stabilirlo è stata la riunione di oggi dei rappresentanti del mondo della Pesca, quindi i componenti del Tavolo di concertazione, l’Università, il CNR, le Capitanerie di porto, le Camere di Commercio, le organizzazioni della Cooperazione e del Commercio. Presente anche Galliano Micucci, l’amministratore unico dell’ASSAM, l’Agenzia per i Servizi dell’Agroalimentare, che sta elaborando il Progetto Fishtel, la messa in rete dei mercati ittici, che viene finanziato con fondi regionali.
Un incontro, promosso dall’assessore Luciano Agostini, dopo aver raccolto gli umori degli operatori per la definizione di un periodo in grado di coniugare la tutela della risorsa biologica con le esigenze economiche che ruotano intorno al settore della pesca ma anche del turismo.
L’assessore, introducendo la riunione, ha proprio sottolineato l’importanza di una proposta, che non sia elaborata “a tavolino” e nelle stanze del Ministero, ma che parta dal territorio, dalle sue caratteristiche, quindi dalle tipologie del pescato e dalle peculiarità delle marinerie. Starà adesso al gruppo di lavoro – composto da Palestrini (Lega della Pesca), Giardini (Ferderpesca), dal prof Froglia del CNR, da Marinelli per l’Assoittica e dai rappresentanti della Capitaneria di Ancona e della Confcommercio - elaborare un documento che renda gestibile una proposta di fermo biologico, che dovrà avere naturalmente il supporto scientifico. E’ un’impostazione questa che nasce anche dalla volontà della Regione di contare di più in una materia fino a poco tempo fa gestita interamente a livello centrale.
L’anno scorso il fermo biologico ha interessato il periodo dal 20 luglio al 1 settembre. La proposta intorno alla quale si è cominciato a discutere è quella di un fermo più articolato, che consenta di avere pesce tutto l’anno: 30 giorni tra agosto e settembre, altri 18 giorni da distribuire tra maggio e novembre e “a scacchiera”, cioè dove serve. Si tratta di una buona “base” su cui discutere, è stato detto, che può essere ulteriormente migliorata.
Nelle Marche il settore è assai significativo, fatturano 150 miliardi, il 50% dell’Italia centrale, circa il 9% di quello nazionale. Inoltre la regione si affaccia sull’Adriatico con 174 chilometri di costa, sono oltre 800 le imprese, quasi 2000 gli occupati, oltre 6 mila le imbarcazioni, 9 i porti, 8 mercati ittici, 3 i compartimenti marittimi, di Pesaro, Ancona e San Benedetto del Tronto. Importanti anche le industrie di trasformazione, quasi 50, con circa 700 occupati. Numeri che tutti insieme testimoniano l’importanza del settore, fortemente radicato nella tradizione delle Marche.
Lo sforzo che si sta compiendo in questo momento è quello di modernizzare il settore, introducendo tecnologie adeguate, soprattutto a bordo per migliorare le condizioni di vita, dare prospettive al settore e quindi favorire il ricambio generazionale. A questo proposito va ricordato che si interverrà con i fondi dello SFOP, che prevedono oltre 30 miliardi da qui al 2006, di cui 3 da spendere in quest’anno: le domande per la richiesta di contributi scadono il 19 di questo mese. (e.r.)
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