Dopo oltre 20 anni le Marche si dotano di uno strumento programmatico importante per un settore come quello delle attività estrattive, strettamente connesso allo sviluppo economico e alla compatibilità ambientale. La giunta regionale ha, infatti, approvato il Piano Regionale Attività Estrattive (PRAE), illustrato oggi in una conferenza stampa dal vicepresidente della giunta e assessore alle attività estrattive Gian Mario Spacca. La definitiva approvazione spetta ora al Consiglio regionale.
“Un documento programmatico molto atteso, impegnativo e fondamentale per l’organizzazione di un comparto che ha forti riflessi sotto il profilo ambientale”, ha esordito Spacca. “La prima proposta di piano era già stata elaborata nel febbraio 2000, ma l’approvazione a distanza di un anno si deve unicamente ai gravi ritardi dei Comuni nel depositare le osservazioni; mentre solo in un mese, nel pieno rispetto dei tempi di legge, gli uffici della giunta hanno dovuto controdedurre a più di 500 osservazioni pervenute. Un piano, quindi, molto partecipato che si caratterizza per aver trovato la sintesi di equilibrio tra sviluppo economico e salvaguardia ambientale. “ ”Questo Piano – ha aggiunto Spacca - probabilmente non accontenterà ne favorirà nessuno, perchè è stato elaborato con l’unico obiettivo dell’interesse primario della collettività, cercando di contemperare le diversissime esigenze che si presentavano e seguendo la filosofia della legge regionale 71/97 per quanto riguarda i vincoli assoluti dettati dal PPAR. I livelli di produzione sono quelli storicamente consolidati: 5 milioni di mc all’anno di materiali estratti e l’accoglimento di alcune tra le numerosissime osservazioni hanno modificato in parte alcuni aspetti originari del PRAE. Sono stati aggiunti materiali (calcari, corniola e maiolica e alcuni tipi di argilla) di difficile reperibilità sul territorio o comunque non sostituibili, anche se in tale aree di estrazione rimangono i vincoli archeologici e botanici.”
Così come adottato, il Piano permette alle Amministrazioni provinciali la redazione dei rispettivi programmi sulla base delle indicazioni del PRAE che disciplina anche le “cave di prestito”, quelle cioè aperte a determinate condizioni: che i materiali siano utilizzati per pubblica utilità o per opere pubbliche. Altro punto importante previsto nel Piano è il recupero delle 1047 cave dismesse (168 quelle in attività) che saranno sottoposte ad una particolare disciplina, valutate caso per caso, privilegiando le finalità ambientali. Il Piano, inoltre, favorisce i processi innovativi nelle attività estrattive per le cave sotterranee (miniere), dove occorrono maggiori investimenti e un’elevata organizzazione del lavoro. “Le linee guida per questo tipo di attività sono state affidate alle Province, ma il criterio base è quello di favorire l’innovazione – ha spiegato il vicepresidente- che trova riscontro nell’ottica di qualificare le imprese estrattive, alla stregua delle industrie più avanzate. La Regione è consapevole che questo comparto può diventare un punto di riferimento dell’economia regionale, naturalmente adeguandosi ai vincoli che hanno altri tipi di industrie per quanto riguarda la tutela del territorio. Viene quindi scoraggiata l’attività secondaria a soli fini speculativi, favorendo invece gli investimenti per i processi produttivi innovativi.” Il vicepresidente Spacca ha concluso auspicando un rapido esame e l’approvazione da parte del Consiglio regionale, perché significherebbe dare certezze ad un comparto produttivo che impiega risorse umane e finanziarie e altrettante certezze a chi opera per la salvaguardia ambientale.“ (ad’e)
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