“Non basta che ognuno faccia la sua parte, bisogna farla insieme.” Questo in sintesi il messaggio del seminario di preparazione alla ‘Conferenza regionale sulla sicurezza e la legalità nelle Marche’ prevista per i mesi di settembre o ottobre 2001.
E sicuramente il messaggio ha raggiunto gli interlocutori più giusti considerando che all’iniziativa svoltasi presso la sede delle Giunta regionale, erano presenti i quattro Prefetti delle Marche, i Sindaci o gli amministratori delle maggiori città, le Associazioni composte dalle Istituzioni locali e poi assessori e consiglieri regionali, oltre ai rappresentanti delle maggiori organizzazioni economiche e sociali.
E’ intervenuto anche il Procuratore generale della Repubblica, Fausto Angelucci, “dalla cui relazione d’apertura dell’anno giudiziario 2001 – ha detto il Presidente della Giunta regio-nale, Vito D’Ambrosio, dando inizio al seminario – sono stati presi dati e indicazioni sulla situazione della criminalità nelle Marche che, insieme a quelli inseriti dai Prefetti nei loro rapporti ed alla recente relazione del Ministro Enzo Bianco, rappresentano la base di pre-parazione ai lavori odierni e rappresentano un importante riferimento per la Conferenza regionale stessa.”
Il seminario è una prima tappa d’avvicinamento dedicata a raccogliere suggerimenti e pa-reri di tutti gli interlocutori regionali che hanno competenze sulle politiche della sicurezza, “con l’obiettivo di integrare le politiche d’intervento sul territorio a tutti i livelli.”
“Gli Enti locali hanno competenza sulle politiche della sicurezza, soprattutto per le azioni mirate a ridurre il disagio sociale e la preoccupazione della gente –.” Come ha confermato anche Cosimo Braccesi, Coordinatore del Forum Italiano per la sicurezza urbana, presen-te all’iniziativa.
“Oggettivamente l’allarme criminalità è meno fondato di quanto sembri – ha dichiarato D’Ambrosio –. Dovrebbe preoccupare meno, se rapportato a quello in Europa, dove l’Italia ha statisticamente una posizione favorevole. Ma viene sentito come fondato dalla gente, la cui preoccupazione non va demitizzata come il risultato dell’eco data dall’informazione. C’è preoccupazione per l’aumento dei furti o delle rapine più che per gli omicidi o i reati gravi che sono la parte minore del fenomeno. La situazione nelle Marche segue il trend nazionale, pur con effetti minori: solo due regioni italiane hanno un tasso di criminalità inferiore. L’opinione pubblica è lo stesso allarmata – recentemente il problema sicurezza è stato dato dai sondaggi come uno dei primi timori dei marchigiani – e, quindi, la questione non va liquidata con i vecchi slogan, tipo ‘le Marche isola felice’, né gli interventi dovranno invadere il campo dell’apparato statale con cui attuare, invece, un’intelligente collaborazione. Nelle Marche il senso della legalità è ancora forte e diffuso, ma non dobbiamo chiamarci fuori dai pericoli e dalle contaminazioni dei fenomeni più generali nazionali ed internazionali che minano la civile convivenza, bensì prepararci nel modo migliore ad un nuovo e più alto livello di sistema di sicurezza delle città e del territorio. Non abbiamo bisogno di un’altra polizia o di ‘altre caserme’, ma dell’integrazione delle politiche in tutta la regione, coordinando ad esempio l’intervento delle forze di polizia locale verso il controllo del territorio, non solo attraverso la repressione, ma con la di prevenzione.” D’Ambrosio ha ricordato in proposito l’esperienza del Comune di Modena con gli uffici ‘non da solo’ che assistono le vittime di reati con risultati estremamente utili ad affiancare le indagini degli inquirenti ed a tranquillizzare le persone. Gli Enti locali devono incidere sulla diminuzione del disagio sociale e sulla preoccupazione della gente, anche con interventi minimi. Molti aspetti, se non risolti, lasciano piccoli, grandi spazi alla criminalità. Alcuni esempi fra gli altri citati dal Presidente: illuminare meglio le città, una corretta politica di concessione delle licenze commerciali e il problema casa per gli immigrati. “All’area del disagio giovanile e all’educazione alla legalità, poi, dobbiamo prestare particolare attenzione, operando nel mondo della scuola ed affiancandolo. Su questo, noi Enti locali dobbiamo capire come giocare il nostro ruolo, visto che la competenza dell’istruzione è stata in parte decentrata dal livello nazionale.”
Fra i tanti aspetti di una relazione veramente organica e completa, D’Ambrosio, infine, ha parlato anche del problema delle famiglie dei tutori dell’ordine che vanno aiutati ad affrontare la quotidiana lotta alla criminalità anche assistendoli nella vita privata. (fb)
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