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13/02/2001

ARTISTI MARCHIGIANI IN MOSTRA A ROMA

Fotografie, sculture, dipinti, reperti archeologici. In mostra, a Roma, in una serie di rassegne, i capolavori degli artisti delle Marche. La prima tappa è il Palazzo delle Esposizioni, dove è aperta, fino al 2 aprile, la retrospettiva "Giacomelli opere 1953-2000". La rassegna comprende 250 fotografie in bianco e nero, divise in otto sezioni, che illustrano l’intero percorso creativo del fotografo marchigiano: dalle prime immagini marine ai vecchi dell’ospizio dei Senigallia, dalla danza matissiana dei "pretini" ai recenti lavori ispirati alle poesie di Giacomo Leopardi e di Emily Dickinson. Inaugurata il 7 febbraio, la mostra sta facendo registrare un notevole interesse da parte della stampa e del pubblico, come dimostrano le numerose recensioni e la notevole affluenza nei primi giorni di apertura. Un successo straordinario che sancisce post mortem la grandezza di uno dei più geniali maestri della fotografia mondiale. "Giacomelli - spiega il curatore Germano Celant – ha la forza di rendere bello quello che nella cultura cattolica viene quasi sempre rimosso: la decadenza del corpo, la paura di morire, il rapporto con la natura, facendone, senza glamour e spettacolarità, un’autentica opera d’arte e di poesia". Ma non c’è solo la poesia di Giacomelli. Nella mostra "Novecento-Arte e storia in Italia", in corso fino al 31 marzo nelle Scuderie Papali al Quirinale, sono esposti dipinti e sculture di nove artisti marchigiani che, secondo il curatore Maurizio Calvesi, hanno fatto la storia del secolo appena trascorso. Primo fra tutti, Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado 1894-1958), presente con quattro opere, tra cui "Composizione con linee nere e blu", olio su tela realizzato nel 1935, periodo in cui aderisce all’astrattismo; il quadro proviene dalla Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno. Gli altri pittori sono: Gino Bonichi Scipione (Macerata, 1904 - Arco di Trento,1933), Ubaldo Bartolini (Montappone, 1944), del gruppo degli Anacronisti, autore di paesaggi caratterizzati da atmosfere romantiche, Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949), tra i protagonisti della Transavanguardia e l’enigmatico Gino De Dominicis (Ancona, 1947-Roma,1998), gran suscitatore di scandali, come quando espone alla Biennale di Venezia un soggetto subnormale o si fa riprendere mentre getta sassi in piscina nella paziente attesa che si formino quadri invece di cerchi. Tra gli scultori più rappresentativi del secolo, Giuseppe Uncini (Fabriano,1929),Eliseo Mattiacci (Pesaro,1940), Giò Pomodoro (Orciano di Pesaro,1930) e Pericle Fazzini (Grottammare,1913- Roma,1987), autore, tra l’altro, della Resurrezione, grandiosa opera in bronzo conservata nella Sala Nervi del Vaticano. Chi ama l’arte del Seicento può ammirare il "Ritratto di giovane con un uffiziolo in mano" di Lorenzo Lotto, l’inquieto pittore di origine veneta che ha vissuto a lungo nelle Marche, dove ha lasciato molti capolavori. Il quadro, realizzato nel 1626 e custodito nel Museo di Berlino, è esposto, insieme ad altri capolavori, nella mostra "Caravaggio e i Giustiniani", in programma, fino al 15 maggio, a Palazzo Giustiniani. Da segnalare, infine, la grande mostra archeologica sui "Piceni popolo d’Europa" che sarà allestita nella prossima primavera presso le Terme di Diocleziano. La mostra, già visitata da centosedicimila persone nelle tre sedi espositive di Ascoli, Teramo, Chieti, Francoforte sul Meno, sarà l’occasione per far conoscere ulteriormente il patrimonio storico-artistico della civiltà picena che, intorno al VI secolo avanti Cristo, ebbe nelle Marche il massimo sviluppo.