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13/02/2001

SEMINARIO NAZIONALE HANDICAP GRAVE - PRIMA GIORNATA - 9/2 IL "MODELLO MARCHIGIANO" - LE CONCLUSIONI DI SECCHIAROLI

San Benedetto del Tronto. Le Marche sono tra le 6 regioni italiane che hanno presentato proposte organiche di intervento, centrando gli obiettivi della legge 162/98 e lo hanno fatto con un progetto sperimentale di realizzazione di quattro comunità alloggio per disabili gravi privi del sostegno familiare. E sempre le Marche, con 21 miliardi per gli interventi in favore di circa 6400 persone disabili sono tra le prime regioni - in rapporto ad una popolazione di meno di 1 milione e 400 mila abitanti- ad aver impiegato una notevole mole di risorse. “Eppure non bastano”, ha detto Secchiaroli a conclusione della prima giornata che ha visto la partecipazione di circa 700 persone, tra amministratori, operatori del sociale, rappresentanti di associazioni, cittadini disabili. “Noi comunque continueremo con la tenacia che ci ha contraddistinto – ha aggiunto Secchiaroli - anche se non si possono nascondere le difficoltà. Proprio uno strumento legislativo specifico come la L.R. 18/96, vuol dire non solo possibilità di progettare interventi mirati , ma soprattutto avere il modo per proseguire e approfondire il rapporto di dialogo con i cittadini, con le persone disabili e le loro famiglie. La collaborazione, la compartecipazione e l’ascolto dei bisogni rappresentano per noi principi irrinunciabili ai quali abbiamo ispirato l’azione per le politiche sociali.” Ai circa 2 miliardi e 400 milioni assegnati alla nostra regione dal Ministero Affari Sociali sulla base della L. 162, si sono aggiunti quelli regionali previsti dalla L.R. 18/96, per l’handicap grave, pari a 3 miliardi. L’esperienza marchigiana. La stessa legge regionale prevedeva la costituzione di Coordinamenti provinciali per la tutela delle persone svantaggiate, che hanno svolto il monitoraggio in ogni provincia . L’indagine ha evidenziato situazioni di handicap grave , prevalentemente in età adulta con supporti familiari insufficienti o inesistenti a causa dell’invecchiamento o del venir meno dei genitori. E’ stata così studiata e poi realizzata una struttura abitativa ideale in area urbana, non isolata, per facilitare la fruizione delle risorse della città. Una Comunità alloggio, quindi, creata per consentire di mantenere i rapporti con le famiglie e la frequentazione dei servizi abituali ed evitare l’isolamento in ambiente artificiale. Ogni comunità alloggio – una per Provincia, ma è previsto il raddoppio - ospita soggetti con deficit intellettivo e/o fisico grave di età adulta. La Comunità alloggio funziona 24 ore su 24 tutto l’anno e si integra con la rete dei servizi territoriali. La recettività media è di 5 posti fissi estensibili a 6. All’interno gli ospiti si sentono come a casa loro, hanno stanze al massimo a due posti, personalizzare. La gestione della struttura fa capo ad un equipe professionale multidisciplinare. Vi sono due responsabili, coordinatori di sesso diverso per richiamare le figure parentali, tutor che garantiscono un adeguata qualità di vita con prestazioni di tipo domestico - familiare, prestazioni rivolte alla persona, interventi di educazione, socializzazione, animazione e sostegno, integrazione sul territorio e mantenimento dei rapporti esterni. L’intervento sanitario a carico delle ASL si traduce in un’assistenza domiciliare integrata (ADI) per prestazioni infermieristiche e interventi riabilitativi. I criteri di compartecipazione alla spesa: 50% del costo viene coperto dal finanziamento statale e regionale; il restante 50% in maniera paritaria dai comuni di residenza dei soggetti ospiti e dalle ASL. Il progetto prevede un costo annuo complessivo di 4 miliardi e presenta contenuti di economicità, pur garantendo la qualità: all’ospite è offerto un livello di vita ottimale a costi contenuti, a differenza di istituti di riabilitazione o educativi- assistenziali - con spese elevate e una vivibilità avulsa dal contesto sociale - e dallo stesso mantenimento nella propria abitazione, senza supporto familiare e quindi con la necessità di tutti i servizi per le attività quotidiane. L’esperienza pilota a Pesaro. Il contenuto degli interventi è sempre più salito di tono nella sessione pomeridiana del seminario, caratterizzata dalla bella e interessante relazione del rappresentante del Comune di Pesaro, sull’esperienza della comunità alloggio Giona che ospita sei persone adulte disabili gravi– certificati come oligofrenici - in un’abitazione condominiale inserita nel tessuto urbano, sia dal punto di vista strutturale che morale ed assistenziale. Un progetto finanziato anche dalla Regione e caratterizzato dal concetto di ‘un territorio intorno alla casa come un territorio amico’ e da un modello del vivere quotidiano familiare a cui partecipano attivamente gli ospiti stessi. Persone per le quali la definizione di disabilità grave – è importante sottolineare quest’argomento - non è legata solo al livello di handicap, ma al disagio sociale, alla mancanza di sostegno parentale, alla difficoltà nell’ascoltare, leggere, scrivere e ‘far di conto’. ‘Un progetto pilota del 1997 che da sperimentale è diventato sperimentato’ e quindi utile come esperienza. L’esperienza della Toscana E’ seguito l’intervento della Regione Toscana, una realtà con caratteristiche socio culturali simili a quelle marchigiane, che ha illustrato l’esperienza legislativa di un territorio che sta ‘spendendo’ molto su questi temi, aprendo la strada a nuove modalità per assicurare la libera mobilità agli svantaggiati: progettazione urbanistica e pianificazione ambientale delle quali viene misurata la validità su indicatori legati alla qualità della vita e di movimento degli handicappati, incentivi finanziari ad aziende di trasporto pubblico che incrementino il limite minimo di mezzi ‘aperti’ a disabili, integrazione fra i piani generali urbanistici e di trasporto, con la legislazione sui servizi sociali per la disabilità grave e non grave. Il tutto attraverso lo strumento operativo del Piano sociale regionale al quale fanno riferimento quelli di altri settori con incidenza sulla vita del disabile. (ad''e - f.b)