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13/02/2001

SEMINARIO NAZIONALE HANDICAP GRAVE - 9/2 - PRIMA GIORNATA. L'ATTUAZIONE DELLA LEGGE 162/98- LE ESPERIENZE DELLE REGIONI

San Benedetto del Tronto. Due milioni e 677 mila persone disabili sono assistiti in famiglia, di questi la metà si stima che siano in situazione di gravità. Un dato non certo confortante emerso dalla relazione di Fausto Giancaterina, membro della Commissione ministeriale di valutazione dei progetti finanziati dalla legge 162/98, intervenuto al seminario nazionale “D’ora in poi” in corso al Palacongressi di San Benedetto del Tronto. “Al termine degli anni Ottanta – ha detto Giancaterina- il panorama legislativo sull’handicap era ampio ma disorganico, di qui la legge quadro quadro n.104 del 92, per l’assistenza , l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, con l’obiettivo di fondo di avviare un processo di responsabilizzazione delle regioni, degli enti locali, dei servizi pubblici e privati, delle famiglie dei disabili , del volontariato. La conquista culturale raggiunta esigeva però un cambiamento del sistema di servizi al quale ha fatto fronte nel 98 la legge 162 per promuovere la realizzazione di una rete di servizi coerentemente organizzata, attraverso la promozione ed il finanziamento dei progetti innovativi, la promozione di indagini conoscitive, la convocazione di una conferenza nazionale ogni tre anni come verifica dello stato di attuazione. La legge ha previsto trasferimenti annuali di fondi alle Regioni per la programmazione sul territorio dei servizi: nel 98 sono stati stanziati 30 mld, nel 99, 60 miliardi, nel 2000, 59 miliardi. Nel primo anno di applicazione, il 98- ha proseguito l’esperto del Ministero- le proposte sono state 126 e quelle approvate 21 con uno stanziamento di 7 miliardi; nel 99 le proposte sono state 172 , di cui 66 approvate per un finanziamento di circa 36 miliardi; nel 2000, 172 proposte e 66 approvate per un importo di 35 miliardi e 200 milioni. La Commissione di valutazione ha privilegiato le proposte innovative, in rapporto al contesto territoriale, ma solo 6 regioni hanno presentato progetti organici e perfettamente in sintonia con gli obiettivi della legge; per un buon 50% ci si è trovati di fronte ad una “caotica petizione di fondi”: interventi prevalentemente sanitari, povertà progettuale, incoerenza tra bisogni e proposte. Ma senz’altro la legge è servita ad almeno il 70% delle Regioni ad affrontare in termini di servizi il problema. La recente legislazione porta un cambiamento dei rapporti tra amministratori e utenti, tra operatori e utente dove quest’ultimo deve essere sempre più coproduttore del processo di aiuto. Cambiano le relazioni con il contesto sociale e si accentua la separazione tra chi valuta e chi acquista i servizi e chi li eroga, occorre quindi un riassetto organizzativo, riportare l’attenzione verso valori finora in secondo piano, nuovi rapporti tra welfare pubblico e società civile. Una pluralità di intrecci che deve far rivedere il modo di lavorare: il lavoro della rete, cioè il lavoro che persone in collegamento tra loro svolgono in vista di un obiettivo e il lavoro di rete, come supporto alle reti informali che si aggancia la lavoro di altri soggetti. La sfida attuale è saper ragionare a più dimensioni per poter essere nel contempo soggetti attivi di cambiamento verso un welfare mix societario, sostenitori di partnership nuove, costruttori di nuove regole e soprattutto sostenendo con forza il diritto di cittadinanza dei soggetti socialmente deboli.” La sessione si è conclusa con gli interventi delle Regioni italiane presenti oggi al seminario: Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Molise. Un confronto fra esperienze diverse, vissute nell’applicazione della legge 162, con al centro comunque l’interrogativo base del seminario: la definizione del concetto di disabilità grave. Alcune Regioni, come l’Emilia, stanno affrontando la riforma del settore alla luce sia dell’attuazione della L.162, sia della recentissima 328, la legge quadro nazionale per l’assistenza ed i servizi sociali. Particolare attenzione è rivolta al sostegno delle famiglie, 7000 di queste hanno ricevuto un ‘assegno di cura’, la cui erogazione verrà ancor più ampliata. Il rappresentante del Piemonte ha sottolineato quante difficoltà e dispersioni provochi l’estrema frammentazione dei referenti istituzionali ultimi- i comuni - nella gestione dei fondi. Tanti, ben oltre 600 , piccoli e non sempre organizzati a sostenere l’onere amministrativo della legge: problema comune ad altre realtà, risolvibile attraverso progetti d’associazione incentivata dei comuni. Ipotesi valida anche per l’attuazione della L. 328, per garantirne operatività ed efficacia. Dal Lazio viene segnalato un interrogativo: la patologia delle vittime di incidenti usciti dal coma, rientra nella problematica dell’handicap e negli interventi previsti dalla 162? Ben 250 giovani ogni 100 mila abitanti rientrano in questa triste categoria e il Lazio ha dedicato molte energie al loro reinserimento in famiglia attraverso case di recupero. (fb, ad’e)