Per far fronte alle continue trasformazioni del mondo del lavoro impresse dall’innovazione tecnologica e competere al pari dei più evoluti sistemi produttivi europei, occorre adeguare i processi produttivi ad un alto contenuto tecnologico ed investire nella formazione continua. E’ un teorema ormai ampiamente dimostrato, ancor più calzante per realtà produttive specializzate, come quella marchigiana, caratterizzata da piccole e medie imprese, che altrimenti rischiano posizioni arretrate nella società dell’informazione, della new economy e dell’e-commerce. Ma le PMI delle Marche, negli ultimi tre anni, hanno avvertito l’esigenza di adattamento all’innovazione tecnologica, comprendendo la funzione fondamentale di percorsi formativi continui ad alto contenuto tecnologico e compiendo salti di qualità. E’ quanto emerso nel convegno tenutosi oggi in Regione per illustrare due progetti regionali realizzati nell’ambito dell’Iniziativa comunitaria ADAPT- Formazione che ha come priorità, nel più generale obiettivo di prevenzione della disoccupazione, lo sviluppo e la sperimentazione di strategie di adattamento dei lavoratori alla società dell’informazione. Con l’obiettivo di creare un sistema di formazione continua a livello regionale, attraverso l’utilizzo di metodologie e tecnologie della formazione a distanza (FAD), la Regione Marche, insieme ad associazioni di categoria (CGIA, Cna, Confapi), Centro Servizi (Meccano, Cosmob, Cta e Scam), le quattro Province, la Scuola regionale di formazione professionale e gli istituti scolastici IPSIA e ITIS, ha realizzato due progetti collegati e destinati alle PMI. Sono state attuate 24 azioni formative sul territorio rivolte a 360 occupati per un totale di 1200 ore tra formazione in aula e a distanza.
“E’ soprattutto questa la grande potenzialità offerta da ADAPT- ha spiegato l’assessore alla Formazione professionale Cristina Cecchini- coagulare cioè diversi soggetti formatori attorno al preciso obiettivo di investire risorse nel capitale umano e fare sistema per diffondere cultura tecnologica.
Non si può più prescindere dal canalizzare risorse per la formazione continua e per recuperare con azioni concrete i ritardi, tenendo presente i diversi livelli di preparazione dei lavoratori e facendo tesoro delle esperienze di qualità che cominciamo a contare nelle Marche. Il messaggio da lanciare è quindi quello che “regalare sapere ai propri lavoratori è un’idea vincente” e per questo devono lavorare insieme Regione, Università, Ricerca scientifica e Industria con campagne di informazione rivolte al mondo del lavoro e della scuola.”
I progetti regionali, coordinati dal MIT (Marche Innovation Training) e dal Centro Servizi e illustrati da Marina Menghi e Letizia Urbani, sono stati realizzati nel periodo 98 -2000, dopo una fase ricognitiva delle esigenze della aziende a livello transnazionale. Le azioni formative sono state quindi finalizzate ai bisogni degli specifici comparti produttivi: tessile abbigliamento, mobile e calzature in 8 progetti formativi su tre macroargomenti: materiali innovativi e relative tecnologie di applicazione, tecnologie automatizzate per la gestione dei processi produttivi e certificazione di qualità del prodotto. Nel 1998 solo il 50% delle aziende marchigiane conosceva Internet per il programma di Posta elettronica, ma quasi nessuna impresa utilizzava la rete per scopi commerciali o scambi di informazioni. “Il merito di questo elevato prodotto del nostro sistema di formazione- ha concluso la Cecchini – è stato proprio quello di tenere conto dei bisogni formativi delle aziende e dei livelli di istruzione dei singoli lavoratori che in queste aziende sono per il 40% di medio grado, e solo per il 3,9 di laureati. Troppo pochi- ha affermato la Cecchini - perchè è dimostrato che i giovani laureati che seguono stage aziendali e master di specializzazione vengono assunti. Occorrerà allora allargare il modello formativo di questo importante progetto regionale e sostenere politiche industriali che premino le imprese che puntano alla qualità del personale anche per evitare fughe di risorse intellettuali.” (ad’e)
|