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21/01/2000

L'AFFIDO FAMILIARE: UN AIUTO A CRESCERE. ATTIVATA UNA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE E PROMOZIONE

“Sono soddisfatto quando mi capita di scoprire che una piccola parte del potere insito nella carica politica mi dà l‘opportunità di contribuire alla realizzazione e alla promozione di strumenti utili allo sviluppo della solidarietà sociale. ” E’ la conclusione dell’intervento del presidente Vito D’Ambrosio alla conferenza stampa che si è tenuta oggi in Regione per presentare la Campagna di informazione e promozione sull’affido familiare. Il logo della campagna “l’Affido, un caldo nido”, è stato realizzato dai ragazzi delle scuole medie di Senigallia, coinvolti nel progetto condotto e realizzato dalla ASL 4 e sostenuto dalla Regione Marche. In tre mesi, da febbraio ad aprile, la campagna informativa, si propone di diffondere la conoscenza dell’istituto dell’affido attraverso il volume “Immagini e parole sull’affido familiare” che raccoglie gli elaborati degli alunni e poi opuscoli, depliant, pubblicità sui mezzi di trasporto e sugli organi di informazione e proiezioni nei cinema. Sarà inoltre attivato, fino a metà luglio, uno specifico numero verde (800-539941) al quale risponderanno operatori sociali per fornire indicazioni mirate e indirizzare gli interessati verso i servizi appropriati. “Sono più di 240- ha detto il dirigente dei Servizi Sociali della Regione, Vincenzo Savini - le famiglie marchigiane che nel 1999 hanno scelto di fare questa esperienza. I soli requisiti per ospitare un minore in temporanea condizione di disagio è essere disponibili all’accoglienza e alla comprensione.” In sostanza, si tratta di dare concretezza a quello che un diritto irrinunciabile per un minore, sancito dalla Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo: il diritto a crescere in una famiglia. L’affido familiare si può definire una risorsa privilegiata per quei bambini, italiani o stranieri, che si trovano temporaneamente in difficoltà nella loro famiglia di origine e che, per crescere, hanno bisogno di punti di riferimento solidi, di serenità, di affetto, di protezione. La famiglia affidataria interviene quindi in aiuto del bambino, evitandogli le gravi conseguenze della carenza di cure familiari e ponendosi come reale alternativa al suo inserimento in un istituto. L’affidamento , basato sulla temporaneità dell’intervento, rappresenta quindi un progetto educativo personalizzato, ma soprattutto una risposta a problemi che diventano dell’intera collettività. “Il tema dell’affido- ha affermato il presidente D’Ambrosio - mi riporta indietro di 15 anni, quando come giudice tutelare, all’indomani del varo della legge dell’83, vi era il timore che l‘affido familiare potesse diventare solo una risposta alternativa all’adozione, dal momento che le richieste erano enormi e i bambini difficilmente adottabili. Sembrava una risposta debole ed invece, grazie all’opera di sensibilizzazione delle strutture, alla volontà di affrontare seriamente il problema e comprenderne le potenzialità, è diventato uno strumento forte, per evitare, in molti casi, che i bambini imbocchino percorsi sicuramente pericolosi e negativi per il loro cammino evolutivo. Non solo ma si tratta anche di offrire l’opportunità alle famiglie affidatarie, di arricchirsi spiritualmente e di avere la massima soddisfazione di rispondere concretamente ai bisogni di un bambino.” “La Regione – ha aggiunto D’Ambrosio- come istituzione, non deve solo finanziare progetti, ma avrà sempre più il compito di lanciare con forza messaggi convinti, specialmente in tema di servizi sociali. Non si possono fare solo enunciazioni di nuovi modelli politici, ma occorre tenere sempre ben presente il senso del servizio al cittadino, semplificargli la vita, insomma. Bisogna dare segni concreti di questo, altrimenti rischiamo una sorta di “ingegneristica istituzionale”, solo una costruzione vuota che non tiene conto della realtà quotidiana. E su questo tema dell’affido la Regione ha dato segni concreti, anche per merito di una burocrazia attenta e scrupolosa, una burocrazia quindi che non va vista sempre come ostacolo, ma sempre più spesso come opportunità di buona riuscita degli interventi. I Servizi Sociali della Regione hanno lavorato molto con la consapevolezza che l’affido familiare rappresenta, se non la risposta totale, una strada fondamentale per raggiungere traguardi importanti, anche per quanto riguarda la sanità perché “affido” è anche prevenzione in tema di salute psichica.” Alla conferenza stampa ha preso parte anche il direttore generale della ASL n. 4 di Senigallia, Gianfranco Lai, che ha evidenziato l’impegno di 5 anni di lavoro del “Gruppo affido” dell’Azienda. “Un progetto realizzato con il contributo di tutte le Asl, che ha privilegiato anche il momento formativo degli operatori e che per questo si caratterizza per l’alto contenuto educativo: la diffusione nelle famiglie del significato dell’affido, non come risposta ad una famiglia senza figli ma ai reali bisogni di un bambino e di un’altra famiglia in difficoltà. “ La dott.ssa Maria Patrizia Spinaci, dirigente psicologa della ASL 4 e responsabile del progetto, ha precisato che l’affido è un intervento difficile e complesso e che presuppone una progettazione molto attenta da parte degli operatori sociali , ma sicuramente ricco di potenzialità per aumentare il ventaglio di risposte di assistenza ai minori. La dott.ssa Spinaci ha quindi illustrato le varie fasi della campagna informativa, che alla scadenza dei tre mesi, continuerà con singole iniziative a livello locale su tutto il territorio. (ad’e) CHE COS’E’ L’AFFIDO: Un intervento educativo a termine che dura il tempo necessario al recupero della famiglia di origine, dove prima o poi i bambino rientrerà. Ogni bambino ha la sua storia, le sue abitudini, le sue esigenze: è ‘opportuno quindi prevedere diverse forme di affido. Giornaliero: un intervento di sostegno educativo per alcune ore al giorno, nel corso del quale è richiesto un impegno continuativo Per il week end: un intervento di sostegno limitato al fine settimana Per le vacanze: nel periodo estivo (1-2-3 mesi) o in altri periodi dell’anno A tempo pieno: può essere a breve o lungo termine. I SERVIZI SOCIALI : ogni esperienza di affido comporta un impegno morale e fisico. Vi è dunque la necessità di una progettazione mirata da parte degli operatori psico-sociali, che fanno da tramite tra i diritti e i bisogni dei minori, le difficoltà della famiglia di origine e la disponibilità della “famiglia in più”. Il progetto di affidamento quindi prevede la durata, le modalità e i rapporti tra i protagonisti dell’affidamento, gi interventi di sostegno alle due famiglie, le verifiche e le modalità del rientro de minore in famiglia. In molti comuni della regione vi sono referenti per informarsi su questo tema, e presso le ASL vi sono i “Gruppi affido” che fanno riferimento ai Consultori familiari. COME SI DIVENTA FAMIGLIA AFFIDATARIA: possono essere affidatari famiglie con figli o senza, o persone singole. La famiglia o la persona che decida di accogliere un bambino dovrà rivolgersi ai servizi psico-sociali del Comune o dell’Azienda sanitaria di competenza e intraprendere un percorso informativo e formativo, durante il quale avrà l’assistenza necessaria degli operatori sociali. La famiglia affidataria riceverà un contributo mensile per le spese di mantenimento del bambino affidatole. Sarà stipulato un contratto di assicurazione per eventuali incidenti o danni subiti dal bambino o da lui provocati. Al minore è garantita l’assistenza sanitaria, la famiglia è tenuta a prendere provvedimenti di carattere sanitario in caso di necessità e urgenza e può iscriverlo nella scuola della propria zona di residenza. La famiglia partecipa all’attività scolastica del minore e usufruisce delle agevolazioni previste dalle leggi 1204/71, 903/77, 104/ 95 in materia di astensione e permessi dal lavoro. IL DATO DELLE MARCHE: Il centro di Documentazione Infanzia e Adolescenza sta conducendo un’indagine sulle famiglie affidatarie. I dati, per ora provvisoriamente elaborati, registrano che nel 1999 i bambini affidati nelle Marche sono stati 243 di cui 108 femmine ( pari al 44,4%) e 135 maschi ( 55,6%). In Provincia di Ancona 80; in Provincia di Ascoli Piceno 59; in Provincia di Macerata 38; in Provincia di Pesaro 66.