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13/12/1999

LA GIUNTA APPROVA IL PIANO REGIONALE PER UN SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI 2000-2002

Il Piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali 2000-2002 è stato approvato dalla giunta regionale su proposta dell’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Mascioni. Si tratta di un progetto molto articolato e di grande significato politico, che ha avuto una lunga consultazione: dalla Conferenza delle Autonomie al Comitato economico e sociale, dal Sindacato alle Organizzazioni del privato sociale, dalle Rappresentanze scolastiche al Tribunale dei minorenni. E’ un atto di programmazione fondamentale che avvia la costruzione nel territorio marchigiano di un sistema regionale di servizi e degli interventi sociali, disegnando l’architettura istituzionale e definendo il modello di welfare. Il Piano parte dalle caratteristiche demografiche e socio economiche della regione dove solo 4 sono i comuni sopra i 50 mila abitanti e ben 185 quelli con meno di 5 mila, di cui 53 con meno di 1000. Sei le tipologie di Comuni individuati : urbanizzati (i primi dodici centri più popolosi), industrializzati (comprende 74 comuni), emarginati (29 comuni montani), decaduti (23 comuni con una situazione demografica e socio economica grave), emergenti (65 comuni con parametri molto favorevoli) e rurali (38 comuni in cui la maggioranza della popolazione attiva è dedita all’agricoltura). E’ stata poi rilevata dagli esperti la diffusione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. Il territorio è stato suddiviso per ASL (Azienda sanitaria locale) e i servizi sono stati classificati sulla base degli interventi : gli anziani, l’infanzia, le dipendenze, la devianza, gli emarginati, l’handicap e la salute mentale. Per quanto concerne l’architettura istituzionale è stato scelto il cosiddetto modello funzionale, che si centra sulla esigenza di individuare nel bisogno sociale il momento costituente e quindi lo starter del funzionamento del sistema. Altra componente dell’archiettura sistemica è il suo carattere integrato con un modello a rete che prevede possibilità di protagonismo per i diversi soggetti sociali e che si basa su un uso della delega che massimizzi la responsabilizzazione e l’iniziativa autonoma degli attori coinvolti. Gli assi portanti del piano sono, in primo luogo, il carattere universalistico e non residuale-minimalista o, peggio, assistenzialista. In pratica la rete dei servizi sociali dovrà essere realizzata negli ambiti territoriali per contrastare ogni forma di disagio e di bisogno. Il piano nasce, inoltre, all’insegna della sussidiarietà e delinea uno scenario in cui i Comuni occupano il centro della scena. La Regione è chiamata a fissare i principali obiettivi strategici, a programmare, coordinare e indirizzare. Le Province concorrono alla programmazione. Altro asse portante del Piano é il riequilibrio, seppure graduale, delle risorse presenti nelle diverse comunità locali. Il Piano individua poi la costruzione degli ambiti territoriali che dovranno, di norma, coincidere con i nuovi distretti sanitari, o con loro multipli. Delineata anche l’integrazione socio-sanitaria con la specificazione dei luoghi, dei campi, delle condizioni, dei versanti (a partire da che cosa) e delle modalità. Il Piano, infine, traccia la rete dei servizi essenziali, l’accesso al sistema dei servizi, le scelte strategiche, il sistema di regolazione sociale, la sperimentazione dei progetti integrati, il sistema informativo e il quadro delle risorse finanziarie e organizzative per le politiche sociali nella regione Marche. La proposta è stata inviata al Consiglio regionale per la discussione definitiva.