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24/11/2000

"IL ROMANICO NELLE MARCHE": PRESENTATO IL PROGETTO PILOTA DELLA REGIONE

Organizzare e rendere fruibile un patrimonio culturale formato da oltre 1.000 edifici: più di 800 abbazie e almeno 200 manufatti. È l’obiettivo del progetto pilota: “Il Romanico nelle Marche”, curato dalla Regione (servizio Beni Culturali), che coinvolgerà - nei prossimi mesi - la Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici, la Conferenza episcopale e gli enti locali. Un intervento biennale (2000/01), con un investimento di 150 milioni, che, attraverso varie fasi, porterà alla realizzazione di due percorsi “pilota”: il primo (“Dal promontorio del Cònero alla Vallesina) coinvolge 17 comuni delle province di Ancona e Macerata (per un totale di 37 manufatti); il secondo (“Un territorio tra quattro fiumi: la valle del Tenna, dell’Aso, del Nera e del Fiastra”) raggruppa 43 edifici di 27 comuni della provincia di Macerata e Ascoli Piceno. L’iniziativa è stata presentata, nel corso di una conferenza stampa, dal presidente della Giunta regionale, Vito D’Ambrosio, e dal dirigente del servizio Beni Culturali, Eustacchio Montemurro. Il progetto prevede l’elaborazione di un sistema “a rete” che individui un percorso significativo dei luoghi del Romanico e consenta una conduzione economica dei servizi di gestione dei beni culturali segnalati. I due percorsi sono stati scelti in quanto coinvolgono più province, sono numericamente rappresentativi (almeno 30 edifici religiosi, di ordini monastici diversi), e annoverano manufatti accessibili al pubblico. Le testimonianze riconducibili al romanico pervadono tutto il territorio marchigiano. Numerosi ordini religiosi sono giunti nella regione e hanno portato alla diffusione di diversi modelli culturali su tutto il territorio. “La rilevanza storica e artistica, la diffusione e la buona conservazione dei numerosi manufatti del periodo romanico – ha affermato il presidente D’Ambrosio - evidenziano la naturale vocazione di questo patrimonio di fede e di cultura a divenire, attraverso un’adeguata valorizzazione, uno dei principali sistemi che connotano la rete del Museo diffuso marchigiano. Abbiamo il dovere di far rivivere e di rendere fruibili queste testimonianze, perché la valorizzazione delle proprie radici è la missione della cultura in questo nuovo millennio. All’interno di questa prospettiva, e solo con questa finalità, è opportuno che le Regioni si interessino di storia”. Quando parliamo di romanico nelle Marche, ha sottolineato D’Ambrosio, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta, vista la vastità di testimonianze presenti ovunque. “Dobbiamo, quindi, riuscire a trasformare la cultura in un’occasione di incontro e di sviluppo, facendo nascere dal basso una spinta propositiva - come nel caso del progetto sul Romanico - che impegni le comunità locali a programmare il proprio futuro”. Nel corso della conferenza stampa sono stati presentati anche la guida: “Le vie del romanico nelle Marche” (che spesso si sovrappongono con quelle giubilari, altra caratteristica peculiare della nostra regione), e il cd rom: “Il Romaico nelle Marche”, il primo lavoro multimediale marchigiano sulla cultura artistica romanica. Eustacchio Montemurro ha, infine, indicato i progetti pilota della Regione Marche che sono in fase di elaborazione o di completamento: oltre al Romanico, il Gotico, l’archeologia industriale, Marche segrete (con almeno 50 ville e giardini di grandissimo livello architettonico), l’archeologia (le Marche sono la prima Regione italiana ad aver elaborato un piano archeologico). “Stiamo lavorando per mettere in rete questi settori – ha ribadito il dirigente – in modo da rendere fruibile anche tale patrimonio, spesso non conosciuto, delle Marche”.