“Una visione d’insieme e condivisa che vada oltre le appartenenze politiche, per costruire un dialogo tra tutte le istituzioni e una progettualità che ridia coesione e senso di comunità ad una regione che appare disgregata e che va ricostruita sotto molti aspetti, a partire dal riequilibrio territoriale e dal collegamento dell’asse interno e costiero.” Questo, uno dei concetti chiave che il Presidente Francesco Acquaroli ha affrontato nel corso del suo intervento di presentazione del programma di governo regionale nella prima seduta del Consiglio regionale della XI legislatura e che ha visto anche l’elezione del presidente dell’Assemblea legislativa, Dino Latini.
Il Presidente Acquaroli ha aperto il suo discorso rinnovando il ricordo della prematura scomparsa della presidente della Calabria, Jole Santelli e l’augurio di buon lavoro a tutti i consiglieri regionali e a quello che era il candidato avversario, Maurizio Mangialardi, dicendo poi di voler essere interprete anche delle “forze politiche che in una difficile e anomala campagna elettorale non sono riuscite ad avere i risultati per essere rappresentate nell’Assemblea legislativa.”
“Siamo in una fase complicata – ha proseguito – e le istituzioni devono stare unite per essere all’altezza di dare risposte in un momento difficile. Mai avrei pensato di partecipare a questa prima seduta del Consiglio in un clima di emergenza e con la ripresa dei contagi. La situazione è sotto controllo nella nostra regione, ma certo i dati degli ultimi giorni non sono confortanti. La capacità di affrontare questa pandemia, sia sotto il profilo strettamente sanitario che economico, è una questione essenziale per limitare i danni. Quindi vorrei richiamare tutti ad un grande senso di responsabilità e a mettere a disposizione le migliori energie per formulare proposte che aiutino la risoluzione, dai singoli individui alla collettività, dai professionisti agli studiosi, per organizzare strutture che rispondano al massimo livello. A questo proposito sarebbe auspicabile subito un Consiglio regionale monotematico per raccogliere progetti e proposte che restituiscano sicurezza, soprattutto alle fasce deboli”.
“Una riflessione che voglio porre all’attenzione è su un tema che mi ha profondamente colpito durante la campagna elettorale e che ritengo cruciale: ho potuto notare un diffuso sentimento di disgregazione delle nostre comunità, un distacco e una disaffezione dalle istituzioni che in una regione di piccole dimensioni è ancora più gravoso. Si riaccendono i campanilismi e le divisioni e noi vogliamo invertire questa tendenza, costruendo una visione condivisa che dia credibilità e affidabilità a questa nostra regione, attraverso un dibattito aperto con tutti i ruoli della vita politica e amministrativa perché la nostra comunità possa di nuovo riconoscersi come tale nella sua forte identità. È una sfida che assumo e che metto nella lista delle priorità più importanti. Le Marche plurali ma con una visione di unitarietà, a cominciare dall’includere i territori di confine che vivono ancor più i problemi atavici di questa regione: la carenza di infrastrutture (materiali e immateriali), lo spopolamento delle aree interne, la mancanza di servizi. Possiamo fare massa critica nei confronti dei livelli di governo nazionali facendoci carico di disegnare un unico indirizzo. Bisogna recuperare i ritardi che ci condizionano e ci precludono di vincere le sfide più competitive, come il turismo, l’innovazione tecnologica, e dobbiamo saper trattenere sul nostro territorio le giovani menti in grado di dare una svolta in tal senso.”
Il Presidente quindi ha evidenziato altri temi fondamentali del programma di governo: Servizi e Scuola, “punti cardine per una ripresa, soprattutto nelle zone colpite dal sisma”; Sanità e Trasporto locale “restituendo centralità e collegamento alle periferie, investendo quindi su una rinnovata fiducia nelle istituzioni”. Inoltre il ruolo del capoluogo regionale riconoscendone la “valenza di punto di riferimento di tutti i marchigiani, stringendosi attorno alle sue evidenze finalizzando ad un rilancio, dalla valorizzazione del settore turistico alle strutture importanti come porto e aeroporto, perché ridiventi un motore importante di sviluppo.”
“Il riequilibrio territoriale è importante per tutte le Marche, per competere insieme con una visione unica che faccia sentire tutti protagonisti. Abbiamo vissuto lo spopolamento dalle aeree interne verso la costa, poi a causa del sisma e di altre variabili si è aggiunto lo spopolamento di giovani che vanno in altre regioni o all’estero. L’equilibrio territoriale deve partire dal presupposto che le aree interne non sono un problema ma sono un’opportunità, a livello sociale ed economico, eviteremo anche un problema ambientale se sapremo rilanciarle e valorizzarle riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella storia della comunità e anche per il futuro della stessa. Un riequilibrio territoriale può avvenire solo partendo dalla questione centrale che è la ricostruzione dal sisma del 2016. Ho scritto come noto una lettera a Mattarella, ho avuto più interlocuzioni con il Commissario alla ricostruzione Legnini e crediamo che per ricostruire occorra istituire e rafforzare sempre di più una filiera istituzionale partendo dalle istituzioni centrali, passando per la struttura del Commissario, per la Regione e che arrivi fino ai sindaci. È fondamentale il coinvolgimento dei Comuni. Così potremmo riuscire a dare risposte, per la dignità di chi vive in quei territori, secondo una logica di reciproco bisogno: le popolazioni hanno bisogno delle istituzioni vicino e le istituzioni hanno bisogno di popolazioni unite da finalità comuni, perché siano strumenti di rilancio, di crescita, occupazione e sviluppo per se stessi e per il resto della nostra regione”. In tal senso il presidente ha anche sottolineato l’esigenza di una nuova legge urbanistica che possa portare un riequilibrio nell’asse costa-entroterra.
“La Sanità non può essere un servizio con cittadini di serie A e di serie B, soprattutto se si parla di servizi essenziali, di emergenza e urgenza, o presidi e vicinanza dei territori. La sanità è un servizio essenziale insieme a trasporto pubblico e scuola, affinché il fenomeno dello spopolamento non sia irreversibile. Dobbiamo farci carico di questa richiesta che è senza colore o appartenenza politica. Sono certo che tutti i consiglieri sono stati oggetto di interessamento da parte delle comunità che chiedono alle istituzioni un senso di comprensione rispetto a questa problematica. La sanità come elemento fondamentale affinché il riequilibrio del territorio possa essere un’azione concreta che dia risposte essenziali alle comunità periferiche che non devono più sentirsi sole e abbandonate.
Lo sviluppo economico della regione: “la crisi economica si fa sentire, la crisi del nostro modello è riconducibile a tante difficoltà, quella di accesso al credito, dopo la vicenda Banca Marche, la difficoltà a internazionalizzare, la crisi dei distretti tradizionali. C’è una grandissima parte della nostra economia fatta da piccole e medie imprese, commercianti o artigiani e agricoltori che non riescono da soli ad accedere a processi innovativi e al credito. Allora le istituzioni si devono far carico delle difficoltà e supportare il grande patrimonio di artigianato e del manifatturiero, per far sì che cooperino grandi e piccole imprese per diventare un sistema unico, fare sinergia su progetti singoli. Dobbiamo superare il concetto di assistenzialismo a pioggia per premiare le migliori progettualità privilegiando lo scambio tra piccole e medie imprese e imprese medio-grandi. Crediamo che il Patrimonio economico marchigiano possa tornare ad essere di nuovo modello di sviluppo importante, lo dobbiamo fare perché crediamo che tramite un investimento forte potremmo ridare occupazione e risposte alle famiglie e alle persone che perdono il lavoro. “La pandemia ha peggiorato i dati degli indicatori economici, abbiamo un importante numero di imprese che hanno chiuso e licenziato lavoratori. La sfida è cercare di dare maggiore accessibilità alle risorse europee, c’è una programmazione da fare insieme e insieme dobbiamo parlare di Recovery Fund. Tutte queste risorse devono rispondere a una visione complessiva e a scelte precise di come vorremmo la nostra regione nel futuro a medio lungo termine, scelte che impongono responsabilità. Sarebbe logico iniziare con una revisione del bilancio pubblico basata sulle priorità per capire quali risorse spendere meglio.
“Un linguaggio più accessibile delle istituzioni – ha proseguito Acquaroli – inteso come semplificazione e come atteggiamento della burocrazia che non sia ostacolo ma accompagnamento per le persone, perché non sia una lotta ma un percorso di coinvolgimento. Ritengo sia un dovere essenziale per creare le condizioni di una crescita.”
Quindi Acquaroli si è soffermato su altri due settori fondamentali per la nostra economia: Turismo e Agricoltura. Il primo, come “elemento fondante e trasversale, oltre che traino per affermare una valorizzazione delle nostre bellezze nei mercati esteri, dove abbiamo difficoltà e scontiamo forse il fatto di essere “plurali”. L’Agricoltura, “non solo come opportunità per il settore enogastronomico ma anche come punto di riferimento per combattere il dissesto idrogeologico che ci affligge, per la tutela ambientale e paesaggistica, per la valorizzazione dei borghi e delle aree interne in chiave turistica”.
Ha poi affrontato i temi del sociale e della lotta alla povertà “in una comunità dove questo fenomeno fino a qualche anno sembrava impensabile. Lo dobbiamo alle persone che sono in difficoltà, anche attraverso una vicinanza all’associazionismo così vitale nella nostra regione e soprattutto massima attenzione alla disabilità.”
“Un ultimo pensiero – ha concluso Acquaroli – alle persone malate, a chi soffre, ai sanitari sempre in prima fila ai quali saremo al fianco nell’impegno che stanno mettendo, ai giovani perché, con il nostro aiuto convinto, recuperino una visione del futuro che possa farli decidere di restare a studiare e a lavorare nella loro terra. Siamo decisi a creare le condizioni perché abbiano le opportunità che meritano come le abbiamo avute noi". (ad’e – se.pa.)
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