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PALA DI SANTA LUCIA

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
scomparto di predella

Descrizione

Da questo scomparto di predella inizia la narrazione degli episodi della vita di Lucia da sinistra a destra, secondo la tradizione occidentale. L’unitarietà delle scene è mantenuta dall’ambientazione di fondo e dalle figure di Lucia e della madre Euticia abbigliate sempre allo stesso modo. Grazie a questi espedienti l’osservatore è guidato nel percorso che dall’ombra, l’incredulità di Euticia, conduce alla luce della fede, che è propria della Santa e che la caratterizza nella “Legenda aurea” di Jacopo da Varazze. La scena è ricca di riferimenti al dibattito religioso in corso nel XVI secolo e attraverso cui Lotto ribadisce la validità del culto dei santi, del pellegrinaggio, della venerazione delle immagini sacre, come dimostrano la statua di Sant’Agata, le pale d’altare che rappresentano la “Risurrezione”, la “Madonna col Bambino in gloria e santi” e un “San Cristoforo”. Gli stessi “ex voto” che calano dal soffitto sono la dimostrazione del contatto tra umano e divino. Dopo la messa, Lucia svegliatasi dal sonno visionario guarisce la madre, che pregava sulla tomba di Sant’Agata, chiedendole in cambio di liberarsi dalla promessa del matrimonio. La narrazione si conclude con le due donne che donano la dote ai poveri.

La pala fu commissionata dalla confraternita di Santa Lucia di Jesi e dal priore Giovanni di Antonio Guglielmi nel 1523 per adornare l’altare di patronato nella chiesa francescana di San Floriano. Parte della critica ha individuato alla base della commissione l’esortazione offerta dalla rivalità con la Confraternita del Buon Gesù per la quale Lotto aveva eseguito nel 1512 la “Deposizione”. L’indagine delle fonti archivistiche ha permesso di rintracciare il contratto di allogazione, stipulato dal notaio Orsino Orsini l’11 dicembre 1523 alla presenza dell’artista, il quale all’atto di firma presentava a garanzia di buona riuscita il disegno preparatorio della pala. Ciò nonostante, vista la lontananza del maestro dal territorio marchigiano, furono scelti come procuratori i fratelli Balsarino e Giovanni di Marco, mercanti bergamaschi presenti alla nota Fiera di Recanati. Il rogito notarile stabiliva che l’opera doveva essere conclusa entro due anni; tuttavia i ritardi nei pagamenti indussero l’artista a posticipare più volte questa consegna, la quale avvenne fra il 1532 e il 1533, allorquando il maestro intraprese i soggiorni nelle Marche, i cui limiti temporali durante gli anni Trenta restano tuttora da chiarire. La critica si è più volte soffermata sulla genialità di questa esecuzione sia per i contenuti ripresi dalla “Legenda aurea” di Jacopo da Varazze, di cui Francesca Cortesi Bosco ricorda una versione stampata a Venezia nel 1505, sia per la loro messa in scena su tavola ricordando l’espediente della raffigurazione dell’orologio che, insieme alla tenda verde, indica all’osservatore il senso di lettura degli eventi. Philip Pouncey ha reso noto un disegno raffigurante “Santa Lucia davanti al tiranno” conservato al Louvre e dallo stesso studioso ritenuto una copia tardo cinquecentesca del soggetto. In proposito Francesca Cortesi Bosco ha ipotizzato invece che potesse trattarsi di una copia del disegno mostrato da Lotto all’atto di allogazione. Un ulteriore disegno, relativo alla sola predella, è invece conservato alla National Gallery di Washington. Secondo alcuni studiosi l’opera è da ritenersi autografa e preparatoria alla pala jesina; si riferisce inoltre che questa ipotesi è stata rafforzata dalle analisi scientifiche condotte nel 2010. Notizie sui restauri: Intorno al 1742 ed in seguito al rifacimento della chiesa francescana di San Floriano l’ancona principale venne separata dalla predella. A decorrere da tale data il flusso narrativo del complesso venne dunque compromesso per lungo tempo fino alla perdita dei nessi, poi recuperati. Tale separazione ha avuto incidenza anche per quanto attiene alle differenti condizioni conservative e di restauro. In epoca post-unitaria la pala è documentata nella collocazione originaria mentre le notizie sulla predella riferiscono di una collocazione all’interno del convento in cui i tre pannelli originali si trovavano ricongiunti in una cornice a mo’ di trittico ed ivi ascritti genericamente alla scuola di Tiziano. Unitamente ad altre tavolette del pittore Pietro Paolo Agabiti le tavole di predella lottesche furono trafugate nel 1870 per essere poi rivenute a Roma in collezione Massarenti e, successivamente, restituite al Comune nel 1878. In questo lasso di tempo sono documentati due restauri: il primo nel periodo di permanenza a Palazzo Rusticucci-Accorramboni fu condotto con l’intento di adattare le tavole al gusto del collezionista; l’altro, presumibilmente di stampo conservativo, fu affidato al pittore romano Luigi Bartolucci in seguito alla riconsegna al Municipio di Jesi. La pala principale ha richiesto differenti interventi, i quali hanno interessato il supporto ligneo, particolarmente delicato, per le inadatte condizioni microclimatiche degli ambienti in cui è stata conservata a partire dai locali dell’ex convento di San Floriano dal 1908. Una semplice ripulitura ha interessato l’opera in occasione della mostra anconetana della “Pittura veneta nelle Marche” nel 1953, utile alla lettura della data e della firma di Lotto oltre ad aver permesso di identificare il simbolo “T” inserito dall’artista per la lettura dell’opera da parte dell’osservatore. Nel 1971 si è verificata una spaccatura di una delle tavole della pala, cui è seguito l’intervento di restauro del 1979 sotto la direzione di Giovanni Urbani presso l’Istituto Centrale del Restauro. Nella relazione tecnica di Michele Cordaro sono riportati i dettagli del lavoro svolto sulla pala, ovvero il risanamento del supporto e la scelta di una struttura di sostegno elastica per prevenire nuove spaccature. Inoltre, al fine di poter intervenire in maniera preventiva e continuativa sul retro della tavola, quest’opera è dal 1994 esposta ai Musei civici di Palazzo Pianetti su una struttura di alloggiamento staccata dalla parete. Tale posizionamento ha consentito alla restauratrice Francesca Pappagallo nel 1994 e nel 2009 di agire sulla parte alta della tavola, la più critica, senza ricorrere alla movimentazione.

Soggetto
Santa Lucia alla tomba di Sant'Agata

Datazione
sec. XVI 1532 1532 Motivo della datazione: data

Materia e tecnica
tavola/ pittura a olio

Misure
Unità=cm; Altezza=32;Lunghezza=69;

Localizzazione
(AN) Jesi

Collocazione
Palazzo Pianetti - via XV Settembre, 10 - Musei Civici Palazzo Pianetti

Identificatore
11 - 00139305

Proprietà
proprietà Ente pubblico territoriale