Cultura

Musei.ConsultazioneBeni2023


ASSUNTA

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
pala d'altare

Descrizione

L’opera, articolata in due piani secondo il tradizionale impianto devozionale, presenta in alto la Madonna e in basso gli Apostoli. La Vergine sorretta da un coro di angeli si eleva in cielo avvolta nella tradizionale veste rossa con manto azzurro. Gli apostoli in fondo osservano la scena e il sepolcro vuoto in un trionfo di stupore e gestualità. L’avello, posto in primo piano privo del corpo della Madre di Dio, reca la firma dell’artista ed è colmo di rose a richiamare l’invocazione «rosa mistica», senza spine, riservata a Maria perché concepita «sine macula», assunta in cielo corpo e anima prima del giudizio universale perché risparmiata dal peccato originale.

Oltre alla devozione testamentaria del committente, la commissione della pala è ravvisabile nella volontà dei Minori Conventuali di dotarsi di una pala di pari prestigio rispetto alla “Pala Gozzi” di Tiziano, che al tempo decorava l'altare maggiore della chiesa di San Francesco ad Alto. I contatti tra Lorenzo Lotto e la comunità conventuale di Ancona sono attestati dalle fonti al 1547; la commissione del dipinto è documentata nell’anno che precedette l’effettiva realizzazione del dipinto, firmato e datato “Lorenzo Lotto 1550” in caratteri tondi cinquecenteschi. Il "Libro di spese diverse" documenta la partecipazione di aiuti, fra i quali il caldarolese Durante Nobili, e fornisce indicazioni sulla dispersa cornice originaria, fatta realizzare a Venezia grazie alla mediazione di Giovanni (o Giannetto) di maestro Francesco del Coro, architetto e maestro d’ascia anconetano, fedele amico e collaboratore di Lotto, probabilmente identificabile con l’effigiato nel ritratto di architetto oggi a Berlino. Il cattivo stato di conservazione della pittura è documentato dalle fonti sette-ottocentesche; le vicende conservative successive, fra cui si ricordano i bombardamenti occorsi alla città nel 1943, ne hanno ulteriormente compromesso buona parte dell’antica leggibilità, restituendo un dipinto oggi connotato da un forte impoverimento della pellicola pittorica. Restauri e cenni di fortuna critica: il primo intervento conservativo risale al lasso temporale 1777 -1790 ed è assegnato dalle fonti al pittore anconetano Antonio Jacomini, cui si attribuisce il totale rifacimento del manto azzurro della Madonna e del cielo. Nello stesso periodo si collocano i rifacimenti architettonici alla chiesa francescana, condotti secondo la revisione tardo-barocca dell’architetto Francesco Maria Ciaraffoni. Il rinnovato assetto architettonico dovette probabilmente comportare un ingrandimento della pala in larghezza e soprattutto in altezza. In epoca post-unitaria Giovanni Morelli e Giovanni Battista Cavalcaselle segnalarono la presenza della tela arrotolata all’interno della vicina chiesa di San Giuseppe. A tale collocazione defilata è ascrivibile la ridotta fortuna critica del dipinto, perdurante fino al primo lavoro di Bernard Berenson sull’artista veneto, cui seguirono gli studi di Lionello Venturi e Luigi Serra e il noto impegno scientifico di Pietro Zampetti. Il restauro post-unitario,1869 circa, fu affidato a Giovanni Orsi, pittore e restauratore attivo non solo localmente. Viste le eccezionali dimensioni del dipinto, l’intervento fu eseguito presso i locali del convento di Santa Palazia, temporaneamente adibiti a laboratorio e deposito. Una valutazione sullo stato conservativo dell’opera e sulla possibilità di asportare le drastiche ridipinture sette-ottocentesche fu eseguita attraverso saggi di pulitura dal restauratore toscano Fabrizio Lucarini durante i primi anni marchigiani di Luigi Serra. Nel 1922 è documentato il restauro di Gualtiero De Bacci Venturi, consistente in un’accurata pulitura grazie alla quale riemersero i caratteri originali di data e firma. Dopo l'annessione della Pinacoteca civica "Francesco Podesti" al Museo Nazionale Archeologico ed il conseguente trasferimento presso il complesso di San Francesco alle Scale, Giulio Carlo Argan eseguì su incarico del Ministero una perizia tecnico-scientifica sullo stato di conservazione del dipinto, nuovamente bisognoso di intervento. Conseguentemente e previo parere favorevole dell’allora Soprintendente Guglielmo Pacchioni il restauro del 1937 fu affidato a Tullio Brizzi. In tale occasione la forma superiore venne ricondotta a centina, ipotizzando altresì l’originaria presenza dell’Eterno al di sopra della Vergine. A seguito dei bombardamenti del 1943-1944, nel 1945, l’opera, in precedenza non condotta in protezione antiaerea, rimase gravemente lesionata da schegge di proiezione e fu dunque inviata per cura del Governo Militare Alleato all’Istituto Centrale del Restauro; ivi si provvide alla sostituzione del supporto e all’integrale eliminazione delle ridipinture. In occasione dei più recenti restauri, eseguiti da Carlo Giantomassi e da Donatella Zari nel 1981 e nel 1996, l’opera è stata dotata di un nuovo telaio e di una rifoderatura, sono stati risarciti strappi e lacerazioni emergenti dall’accurata pulitura.

Soggetto
Assunzione della Vergine sorretta dagli angeli alla presenza degli Apostoli

Datazione
sec. XVI 1550 1550 Motivo della datazione: data

Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Misure
Unità=cm; Altezza=670;Lunghezza=403;

Localizzazione
(AN) Ancona

Collocazione
Chiesa di San Francesco alle Scale - Piazza San Francesco d’Assisi

Identificatore
11 - 00374039

Proprietà
proprietà Ente pubblico territoriale