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SAN VINCENZO FERRER IN GLORIA

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
affresco

Descrizione

San Vincenzo Ferrer è qui rappresentato da Lorenzo Lotto secondo l’iconografia tradizionale, con gli abiti dell’ordine domenicano, il braccio destro alzato ad indicare l’Altissimo e con la mano sinistra che mostra il libro aperto da cui si legge un passo dell’Apocalisse (Ap. 14,7). Il santo viene accompagnato verso il cielo da quattro angeli, due dei quali lo spingono in alto poggiato sulla grande nuvola che lo sostiene e lo innalza, mentre i restanti sorreggono il pesante mantello del predicatore valenciano. Ad attenderlo, attraversati dalla la luce dello Spirito Santo, altri quattro angeli con le trombe che ne acclamano la gloria. Nel volto del santo è rintracciabile il ricordo dei tratti di Girolamo Savonarola, anch’egli predicatore domenicano, sostenitore della penitenza quale mezzo principe di redenzione. La rappresentazione del santo tra le nuvole potrebbe essere stata ispirata da xilografie di ambito nordico, tra le quali quella di Dürer raffigurante “San Michele e il drago”, ricadente nella serie della “Apocalisse” databile agli anni 1496-1498.

Si tratta dell’unico affresco conservato eseguito da Lorenzo Lotto nelle Marche. Le prime notizie sull’opera, originariamente collocata nella parete finale della navata sinistra, sono state riportate da Giorgio Vasari nell’edizione del 1568 nel contesto della descrizione del Polittico domenicano. Nel 1593 Attilio Percivalli si occupò della decorazione di una nicchia in cui l’opera fu inglobata, realizzando due mezze colonne di marmo nero sormontate da una tabella con l’iscrizione dedicatoria, trascritta dallo storico Calcagni nelle sue “Memorie istoriche della città di Recanati…” del 1711. Come per la maggior parte degli edifici storici medievali anche la chiesa di San Domenico fu oggetto di una profonda revisione settecentesca degli interni. La nicchia ospitante il dipinto venne tuttavia preservata e incorniciata ai lati da colonne tortili. In tale circostanza il dipinto è stato alterato nelle misure originali per essere adattato a mo’ di pala d’altare. Permangono dunque dubbi sull’ambientazione di fondo originaria, per la quale è stata ipotizzata la consueta scenografia lottesca all’aperto. La pala, pur non identificata nell’attribuzione al maestro, fu vista ed annotata da Luigi Lanzi durante il viaggio nella Marca del 1783. Medesimamente, Giovanni Morelli e Giovanni Battista Cavalcaselle videro il dipinto nel 1861 mancando di assegnarlo al corpus marchigiano nel maestro. L’opera compare anche tra i resoconti di viaggi - “Diari” - di Mary Whitall Smith, compagna e successivamente moglie di Bernard Berenson, la quale ha soggiornato nelle Marche insieme al primo tra il 1892 e il 1893. La descrizione offerta in questa occasione è stata più volte ripresa dalla critica per l’accostamento degli angeli che sorreggono la nuvola su cui poggia San Vincenzo Ferrer ai putti della “Madonna Sistina” di Raffaello. L’elemento, insieme ad altri, ha nutrito il dibattito sulla datazione dell’affresco. L’uso della tecnica muraria e la recente acquisizione documentaria rinvenuta da Stefania Castellana hanno consentito di circoscrivere la datazione all’immediato ritorno dal soggiorno romano (1510), i cui debiti sono manifesti e già molto indagati. Bernard Berenson ha altresì associato la rappresentazione del santo recanatese al Platone della “Scuola di Atene” e gli angeli a quelli della volta della Stanza della Segnatura. Hanno riconosciuto gli stessi influssi raffaelleschi Adolfo Venturi e Giordana Mariani Canova, mentre David Oldfield, Enrico Maria Dal Pozzolo e Mauro Lucco hanno evidenziato analogie formali con la pittura toscana e di Fra Bartolomeo, rafforzando l’ipotesi di Peter Humfrey su un probabile passaggio di Lotto a Firenze nel 1510. Ancora riguardo alla questione della cronologia dell’opera, Pietro Zampetti ha proposto le date 1514-1515, collocando l’opera dopo il soggiorno bergamasco di Lotto e dopo una possibile tappa a Roma. Secondo Francesca Cortesi Bosco l’opera si potrebbe ritenere del 1513, propensa, insieme con Arnold Nesselrath, a considerare un soggiorno romano più lungo: tra il 1509 e il 1514. Tuttavia, quest’ultima ipotesi viene ridiscussa da Davide Frapiccini anche in relazione alla presenza di Lorenzo Lotto nel territorio marchigiano tra il 1511 e il 1512. Note sui restauri: in occasione della mostra veneziana a Palazzo Ducale nel 1953, l’opera fu restaurata e, a causa delle condizioni del supporto murario a tergo dell’affresco compromesso dalla forte umidità, si è proceduto allo stacco del dipinto dalla parete della nicchia e al montaggio su tela di cotone. Rientrato da Venezia il dipinto è stato nuovamente ricollocato sul secondo altare a sinistra. L'ultimo intervento di restauro è stato affidato alla restauratrice Maria Laura Passarini in occasione della mostra "Un maestro del Rinascimento. Lorenzo Lotto nelle Marche" del 2013. L'intervento ha riguardato operazioni di pulitura, stuccatura con malta, reintegrazione pittorica e consolidamento dell'intonaco per lo strato più in superficie.

Soggetto
San Vincenzo Ferrer

Datazione
sec. XVI 1510 1512 Motivo della datazione: documentazione

Materia e tecnica
tela/ affresco staccato

Misure
Unità=cm; Altezza=260;Lunghezza=163;

Localizzazione
(MC) Recanati

Collocazione
Cattedrale di San Flaviano - Via Giovanni Falleroni, 18

Identificatore
11 - 00311093

Proprietà
proprietà Ente religioso cattolico