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ADORAZIONE DEI MAGI

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
dipinto

Descrizione

Il momento narrativo rappresentato si caratterizza per la sua semplicità. Su uno sfondo di case Gesù, Giuseppe e Maria accolgono i Magi alla testa del corteo ancora in cammino, creando un suggestivo rimando ai pellegrinaggi alla basilica lauretana, eletta a centro della devozione mariana a partire dai primi rinnovamenti interni alla Riforma cattolica. Il più anziano dei re si prostra ai piedi del Bambino nel gesto bizantino della “proskynesis”, a cui Gesù risponde con la mano destra benedicente, mentre nella sinistra regge un cartiglio. La nudità del Bambino può essere letta come riferimento all’incarnazione. Tra gli oggetti ritratti nella scena si distinguono le spade deposte a terra dai Magi, in atto di sottomissione e a richiamare ideali di pace, e la sella di San Giuseppe, la quale anticipa la partenza della Sacra Famiglia alla volta dell’Egitto.

L’opera è un prezioso documento degli ultimi anni di attività e di vita dell’artista a Loreto, periodo in cui egli attese al noto ciclo del Coro dei Canonici, impresa iniziata tra il 1554 e il 1555, poi smembrata nel corso dell’Ottocento a causa di restauri e rifacimenti e di un sostanziale mutamento di gusto. A partire da Antonio Boschetto (1953), parte della critica ha avanzato dubbi sull’integrale autografia della tela, leggendovi elementi stilistici ascrivibili a una forte presenza di aiuti, fra i quali Camillo Bagazzotti da Camerino, cui rimandano precipui riferimenti documentati. Bernard Berenson ha invece espunto l’opera dal catalogo autografo di Lotto per ricondurla per intero al citato pittore camerte. Le fonti documentarie, pur attestando la collaborazione del giovane pittore, in favore del quale venivano promossi pagamenti da parte della Santa Casa, non forniscono dati sull’effettiva portata delle esecuzioni. Pietro Zampetti ha proposto l’assegnazione del dipinto a Durante Nobili da Caldarola sulla base della sua documentata presenza a Loreto e dell’altrettanto nota rielaborazione di temi e disegni lotteschi. La critica più recente ha invece proposto una lettura unitaria del ciclo, trovando la composizione coerente con i tratti della pittura del maestro veneto negli ultimissimi anni di attività. La commissione della decorazione dell’antica cappella del Coro dei Canonici è riconducibile al protettorato di Rodolfo Pio, cardinale da Carpi e dunque al governatorato di Gaspare Dotti, accreditato tramite per l’oblazione professata da Lotto a Loreto. A seguito dei pesanti rifacimenti ottocenteschi condotti da Giuseppe Sacconi fra il 1886 e il 1890, non si hanno elementi certi sull’antica disposizione delle tele nello spazio absidale, pubblicata differentemente da Giorgio Vasari nel 1568 e da Giovanni Cinelli Calvoli in un manoscritto settecentesco. Di recente Francesca Coltrinari ha dedicato al tema un articolato lavoro scientifico che restituisce un’argomentata orchestrazione tipologica e tiene conto dei riadattamenti di parte dei dipinti invenduti nel 1550. A partire dal 1853 l’opera venne conservata nel salone del braccio occidentale del Palazzo Apostolico, insieme con le altre del ciclo decorativo, con le quali condivise il primo allestimento curato da Luigi Serra nel 1919 e le vicende di protezioni antiaerea disposte nel corso di entrambi i conflitti mondiali. Note sui restauri: nel 1883 le tele provenienti dalla cappella del Coro furono inviate a Roma a Giuseppe Missaghi, il quale in questo caso intervenne mediante la tecnica del restauro di integrazione pittorica. Seguì nel 1959 il restauro condotto da Giovanni Micozzi presso il laboratorio dei Musei Vaticani. L’intervento più recente è stato eseguito nel 2016 sotto la supervisione di Maria Ludmila Pustka da Fabio Piacentini, anch’egli restauratore presso i Musei Vaticani. In detta occasione sono emersi elementi sull’alterazione cromatica e sulla ridotta leggibilità del dipinto, entrambe dovute all’accertata presenza di spesse vernici imbrunite e di pesanti ridipinture. Le recenti indagini diagnostiche hanno restituito i contorni del disegno preparatorio delle scene in primo piano, sfumato e appena tratteggiato in secondo piano, secondo la tecnica esecutiva dell’ultima produzione di Lorenzo Lotto. La profondità spaziale e le forme venivano dunque definite dall’uso del colore, focalizzando lo sguardo dell’osservatore sulla Sacra Famiglia, portando dunque ad una lettura dello spazio del sacro più volte definita intimista. Di particolare interesse l’uso del colore, in questo caso i toni di giallo, dal giallorino o zarrolino, al cosiddetto zalolin da vazar, derivante da ossidi di antimonio e stagno e dell’arancione, ossido di piombo ricavante dalla cottura della biacca. A seguito del recente intervento conservativo Fabio Piacentini e Maria Ludmila Pustka hanno riferito di aver individuato tracce di scrittura identificabili, pur senza certezza nella datazione e nella firma del pittore, dagli stessi trascritta dubitativamente in “Lotus”. Il riesame condotto in occasione di questa schedatura consente di porre fine ai dubbi attribuzionistici e di autografia: indagini di fotogrammetria e comparazioni hanno reso distinguibile la scrittura minuscola con inferenze corsive, di cui si riportano le trascrizioni sciolte e non: L obus 56, sciolto in L(aurentius) ob(la)tus [15]56. L’elemento rafforza l’ipotesi già formulata circa l’identificazione del ritratto dell’anziano pittore con il re prostrato, per appunto fisicamente “oblato”.

Soggetto
Adorazione dei Magi

Datazione
sec. XVI 1556 1556 Motivo della datazione: data

Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Misure
Unità=cm; Altezza=170;Lunghezza=135;

Localizzazione
(AN) Loreto

Collocazione
Palazzo Apostolico - Piazza della Madonna - Museo Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto

Identificatore
11 - 00003394

Proprietà
proprietà Ente religioso cattolico