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DITTICO DELL'ANNUNCIAZIONE

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
dipinto

Descrizione

La tavola costituisce la parte laterale di uno smembrato trittico, di cui oggi resta la sola rappresentazione dell’Annunciazione. Nell’arte cristiana l’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria viene rappresentato seguendo la narrazione degli stati d’animo e delle reazioni della Vergine. Nel dittico di Jesi Lorenzo Lotto propone l’immagine della Madonna in “humiliatione”, ovvero in atto di sottomissione quale serva di Dio che si rimette alla Sua volontà. Secondo l’iconografia che è divenuta propria di Maria, la giovane donna indossa una veste rossa, simbolo dell’amore di Dio e del sangue di Cristo, e il mantello blu, richiamo alla fedeltà. L’ambiente in cui avviene la scena è quello domestico, con richiami simbolici come la finestra, che è rappresentazione dell’apertura al mistero e del rapporto fra Cristo e la Chiesa, l’inginocchiatoio, per la preghiera. I libri sono uno aperto e uno chiuso, probabile rimando alla congiunzione fra Antico e Nuovo Testamento rappresentata dall’Annunciazione.

L’opera fu realizzata per la chiesa di San Floriano, importante centro di committenza lottesca. Le indagini di archivio condotte da Francesca Cortesi Bosco nel 1996 consentono con buona certezza di individuare l’altare di originaria collocazione in quello di patronato della famiglia jesina dei Ghislieri, già coinvolta nelle commissioni a Lorenzo Lotto per il medesimo insediamento francescano. Secondo la parte prevalente della critica la datazione dell’“Annunciazione” di Jesi si colloca tra la realizzazione delle altre versioni note. La commissione dell’opera potrebbe aver coinciso con la presenza di Lotto a Jesi nell’aprile del 1525, allorquando l’artista si trovava nella cittadina marchiana per ricevere l’acconto della “Pala di Santa Lucia”. Bernard Berenson ha identificato i dipinti jesini con le pale spedite da Venezia alle Marche e citate dall’artista in una lettera del 12 agosto 1527 al Consorzio di Misericordia di Bergamo. Motivazioni stilistiche hanno portano Francesca Cortesi Bosco ad anticipare al 1526 la datazione della compiuta realizzazione della pala oggi ricondotta a dittico. Tale ipotesi è stata formulata sulla base della consonanza stilistica con le tarsie del coro di Santa Maria Maggiore di Bergamo. La tesi è stata accolta da Anna Banti e Pietro Zampetti, contrariamente Giordana Mariani Canova ha proposto una datazione al 1527. Diversamente Mauro Lucco ha ricondotto l’esecuzione agli anni Trenta del Cinquecento. La critica si è largamente interrogata sulla ricostruzione del complesso cui le due tavole dovettero appartenere. Philip Pouncey nel 1965 ha per primo individuato un disegno conservato presso la biblioteca di Siena rappresentante distintamente l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata a mo’ di pannelli laterali di una tavola di maggiori dimensioni raffigurante un santo, identificato dallo studioso in un San Girolamo. L’ipotesi, più volte riconsiderata anche in relazione alla primigenia collocazione sull’altare della famiglia Ghislieri, trova sostegno nello scorcio dal basso che regge l’impianto compositivo delle opere. Il problema è stato riaperto nel 1989 da Luigina Lampacrescia in occasione dell’esame di alcuni fonti seicentesche riguardanti puntuali descrizioni della chiesa di San Floriano. Fra di esse la fonte maggiormente preziosa è data dalle memorie manoscritte, corredate da elaborati grafici, del padre minore conventuale Ilario Altobelli, noto studioso di astronomia. Tali fonti consentirebbero di identificare il soggetto del pannello centrale con il San Giovanni a Patmos ricordato anche da parte di Orazio Civalli tra il 1594 e il 1597, e in un documento del 19 febbraio 1801 conservato nell’Archivio storico del Comune di Jesi. La ricostruzione, oltre che largamente documentata, appare convincente anche sotto il profilo iconografico, sottendendo chiari rimandi a temi mariani ardentemente sostenuti dall’ordine francescano quali l’immacolato concepimento della Vergine. Si riferisce al “San Giovanni a Patmos” anche Giovanni Annibaldi nel 1882 in merito alle requisizioni napoleoniche. L’esatta dinamica di dispersione del pannello centrale resta tuttavia ancora un tema aperto. In merito Loretta Mozzoni ha ricondotto lo smembramento del complesso al rifacimento degli interni della chiesa attestabile intorno al 1743. I diari dei viaggi in Italia sia di Otto Mündler - tra il 1855 e il 1858- sia di Giovanni Morelli, giunto nelle Marche nel 1861 insieme a Giovanni Battista Cavalcaselle, recano notizia delle sole due opere ad oggi conservate. Notizie sui restauri: le due tavole sono state restaurate da Giuliano Rettori di Urbino nel 1980 in occasione della mostra anconetana del 1981. Un ulteriore intervento, relativo alla sola parte pittorica, è stato eseguito da Francesca Pappagallo tra il 1994 e il 1995. La pulitura della superficie pittorica ha permesso di recuperare il particolare della tenda annodata nella parte centrale, che ricorda lo stesso espediente utilizzato da Lotto nella predella della “Pala di Santa Lucia”.

Soggetto
Madonna annunciata

Datazione
sec. XVI 1525 1526 Motivo della datazione: bibliografia ADT=1527

Materia e tecnica
tavola/ pittura a olio

Misure
Unità=cm; Altezza=82;Lunghezza=42;

Localizzazione
(AN) Jesi

Collocazione
Palazzo Pianetti - via XV Settembre, 10 - Musei Civici Palazzo Pianetti

Identificatore
11 - 00139302

Proprietà
proprietà Ente pubblico territoriale