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PALA DELL'ALABARDA

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
pala d'altare

Descrizione

Il programma iconografico della pala richiama la tirannia imposta ad Ancona nel 1532 dal cardinale legato Benedetto Accolti, la quale causò la morte di cinque nobili dorici giustiziati nella notte tra il 13 e il 14 marzo 1534, e l’esilio di altri esponenti, ivi comprendendo l’anconitano Simone di Giovannino Pizoni committente del dipinto. I santi rappresentati del dipinto richiamano gli stessi fatti storici, a partire da san Simone Giuda, eponimo del committente, il quale mostra un’alabarda capovolta e spezzata quale emblema della fine del tragico momento storico. Altro evidente richiamo alle vicende è dato dalla scelta di rappresentare san Giovanni evangelista, esiliato a Patmos con un grande libro ai piedi, congiuntamente all’aquila appartenente al tetramorfo. Il legame con la città di Ancona è altresì attestato dall’effige dei santi patroni e martiri Stefano e Lorenzo, il primo con lo sguardo rivolto all’osservatore e il secondo con la graticola a ricordarne il sacrificio terreno. La corposità umana, terrena e carnale dei personaggi si riversa nelle ombre che si riflettono sulla gradinata, al culmine della quale si trova la Vergine col Bambino in trono, incoronata da angeli, illuminata dalla luce che penetra ai lati della tenda celebrativa di fondo.

Le motivazioni che furono all’origine della commissione sono emerse a partire dal 1991 grazie al ritrovamento presso l’Archivio di Stato di Ancona e alla relativa pubblicazione del contratto rogato dal notaio Angelo Cicconi il 1° agosto 1538 in Sant’Agostino tra Lorenzo Lotto e il committente Simone di Giovannino Pizoni, alla presenza dei testimoni maestro Gerardo da Mondolfo, fra Pietro da Bompiano e maestro Giannetto di Francesco del Coro. Le ragioni della realizzazione della pala risiedevano in alcuni accadimenti politici avvenuti nella città di Ancona tra il 1532 e il 1534, i quali avevano interessato alcuni nobili sui quali si riversò la tirannia del cardiale legato Benedetto Accolti e del vice legato, il vescovo Bernardino Dallabarba. Alcuni di essi furono giustiziati tra il 13 e il 14 marzo 1534, mentre altri furono costretti all’esilio, compreso il committente, che viene qui associato a San Giovanni evangelista costretto a rifugiarsi a Patmos. L’opera, dunque, diviene lo strumento per tramandare alla storia queste vicende, altresì coincidenti con uno dei periodi di soggiorno dell’artista nelle Marche. La critica, ad eccezione di Bernard Berenson, aveva già assegnato la pala agli stessi anni. Le prime notizie sulla collocazione del dipinto nell’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino sono state fornite da Giorgio Vasari nell’edizione del 1568. Ulteriori informazioni sono ricavabili dagli scritti dello storico locale Camillo Albertini (1749). Intorno al 1750-1764 il complesso agostiniano fu ammodernato su progetto di Luigi Vanvitelli: in questa occasione la pala venne ridotta nelle dimensioni e privata della parte culminante a centina. Nello stesso periodo l’opera fu trasferita all’interno del palazzo dei nobili Ferretti del ramo di San Domenico, ove la vide Marcello Oretti nel 1777. A tal proposito, recenti studi di Caterina Paparello hanno chiarito i passaggi di proprietà del dipinto e le collocazioni derivanti dalle divisioni dell’eredità di Corrado Ferretti. Dopo diversi periodi di permanenza in differenti immobili di proprietà Ferretti, la tela venne deposita all’interno della chiesa di Santa Maria della Piazza (cfr. anche Alessandro Maggiori, Otto Mündler, Giovanni Morelli e Giovan Battista Cavalcaselle). Nel 1884 l’opera venne concessa in deposito al Comune per essere esposta nell’istituenda Pinacoteca civica “Francesco Podesti”. Nuovamente collocata dal 1929 in Santa Maria della Piazza per volere dell’allora Soprintendente Luigi Serra, l’opera fu posta in protezione antiaerea a cura di Pasquale Rotondi in occasione del secondo conflitto mondiale. Nel 1950 l’opera fu esposta alla “Mostra della pittura veneta nelle Marche” allestita a Palazzo degli Anziani ove rimase per alcuni anni in deposito. Sottoposta a due successivi interventi di restauro e a tale fine ricondotta ad Urbino intorno al 1953-1956, la tela venne ricollocata nel 1958 a Palazzo degli Anziani insieme alle raccolte civiche ivi allestite da Giuseppe Marchini, per essere poi trasferita congiuntamente al resto delle collezioni nel 1973 a Palazzo Bosdari, ove è tuttora collocata. La lunetta della pala, venduta dai conti Ferretti in anni imprecisati, su segnalazione di Massimo di Matteo è stata rinvenuta nel 1994 nei locali della sacrestia della chiesa anconitana di San Domenico. Risulta, invece, tuttora dispersa la predella raffigurante le “Storie di Sant’Orsola” e gli stemmi della famiglia Pinzoni. Notizie sui restauri: le annotazioni fornite dalla critica di erudizione e di post-erudizione documentano un cattivo stato di conservazione ottocentesco del dipinto, cui si ascrivevano lacerazioni e marcate ridipinture. Il primo intervento documentato fu condotto nel 1884 per mano del pittore anconetano Vincenzo Podesti, intento ad assistere il più noto fratello Francesco nel primo allestimento delle collezioni civiche presso alcuni locali al primo piano del complesso di San Domenico. Nel 1925, sotto la direzione scientifica di Luigi Serra è documentato un primo intervento conservativo. Pulita in occasione della mostra del 1950, l’opera fu oggetto di un successivo intervento, resosi necessario dalla lacerazione alla tela inferta da una caduta intercorsa in occasione dei lavori di restauro del Palazzo degli Anziani, ove l’opera si trovava ancora in deposito dopo l’evento espositivo. L’intervento, affidato fra il 1953 e il 1956 al noto restauratore Alfredo Torsegno, venne condotto sotto la direzione scientifica di Pietro Zampetti. Un integrale intervento conservativo è stato condotto nel 1991 da Carlo Giantomassi e da Donatella Zari. Gli stessi restauratori nel 1998 si sono occupati della lunetta, le cui differenti vicende conservative hanno seriamente compromesso la superficie pittorica, abrasa e largamente ritoccata, in special modo nel cielo di fondo.

Soggetto
Madonna col Bambino, Angeli, Santo Stefano, San Giovanni Evangelista, Simone, Giuda e Lorenzo

Datazione
sec. XVI 1538 1539 Motivo della datazione: documentazione

Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Misure
Unità=cm; Altezza=295;Lunghezza=210;

Localizzazione
(AN) Ancona

Collocazione
Palazzo Bosdari - via C. Pizzecolli, 17 - Pinacoteca Civica F. Podesti

Identificatore
11 - 00115785

Proprietà
proprietà Ente pubblico territoriale