Text/HTML

Call us now
+123 456 7890
15/11/1999

CINQUE ANNI DI GRANDI EVENTI CULTURALI. TROLI : "OLTRE CENTO MOSTRE HANNO RACCONTATO LE MARCHE" SGARBI: "UN MODELLO CULTURALE UNICO IN ITALIA"

“Non c’è nessuna realtà come quella delle Marche. La più bella regione d’Italia, per le città grandi e per le piccole. Perché nelle Marche, più che in altri posti, si può vivere un turismo culturale intelligentemente pacato, legato al benessere, con percorsi culturali e turistici- coerentemente ad una sana e attuale tendenza - che salvano i luoghi e i capolavori d’arte dai fenomeni turistici di massa, “dalle cavallette” e viene comunque risanata l’economia delle città.” Questa una delle affermazioni, tra i molti altri concetti, pensieri e immancabili battute polemiche, espresse da Vittorio Sgarbi, illustre invitato alla conferenza stampa su 5 anni di grandi eventi culturali marchigiani, tenutasi oggi in Regione. Il famoso critico d’arte era ad Ancona, come molti altri amministratori locali giunti da diverse città delle Marche, anche in veste di assessore alla cultura di San Severino e soprattutto come ispiratore e curatore scientifico della Mostra sul Gotico nelle Marche, grande evento dell’estate culturale 99. L’importante mostra della quale Sgarbi ha poi illustrato il modello organizzativo, dopo aver augurato a Gino Troli, “altri dieci anni di delega assessorile, perché ha saputo cogliere la visione d’insieme, le buone idee mettendole in pratica, perché sarebbe giusto comunque, al di là del colore politico, portare a conclusione i progetti iniziati”. Gino Troli, introducendo il tema della conferenza ha evidenziato che, grazie anche ad una maggiore sensibilità degli amministratori locali, sono stati realizzati in 4/5 anni oltre 100 eventi di spessore, con una punta massima di densità in quest’ultimo anno, con 24 grandi mostre estive, passando dai 65 mila visitatori del 96 ai 110 mila del 99. ” Un dato che di per sé sintetizza i risultati raggiunti, attraverso una politica culturale, rivolta alla valorizzazione del territorio. Per dirla con una battuta: non abbiamo fatto mostre sui Maya, ma abbiamo raccontato la civiltà culturale e artistica marchigiana, il ricchissimo patrimonio di cui disponiamo, puntando ai contenuti degli eventi piuttosto che all’effimero che non lascia segno sui luoghi, portando lo stesso cittadino marchigiano a riappropriarsi del bene culturale e ad essere nel contempo testimonial orgoglioso di questo patrimonio. Una crescita dunque sotto diversi profili, e la creazione di un sistema e di un modello originale che ha portato le maggiori riviste nazionali ad occuparsi delle Marche come una delle regioni più attive nel settore delle grandi mostre. Aver lavorato in sinergia tra Regione ed Enti locali è stata una carta vincente: tutti sono stati protagonisti e anche le piccole città hanno beneficiato della scelta di realizzare, proprio nei luoghi sede di capolavori, mostre importanti come Crivelli, I Ghezzi, Giovanna Garzoni o Lorenzo Lotto, Fazzini, città che continuano ad attrarre visitatori anche dopo la conclusione delle rassegne. Insomma, il sistema delle grandi mostre è stato la prova generale del più ampio progetto Marche Museo Diffuso, che rappresenta l’insieme dei beni culturali presenti nelle varie realtà in maniera integrata con i servizi collaterali . ” Il concetto di valorizzazione del territorio è stato ripreso e sottolineato in positivo da molti sindaci ed assessori intervenuti e dal vicepresidente del Consiglio regionale Bonita Cleri. “ All’inzio – ha detto- avevo timore che nel binomio turismo –cultura, prevalesse negativamente il primo sul secondo, poi mi sono tranquillizzata quando in effetti ho visto che l’impegno dell’assessore alla Cultura è stato rivolto alla costruzione di avvenimenti regionali che hanno fatto vivere le Marche come un unicum. E i risultati positivi ci sono stati, spero anche con il contributo di collaborazione della I Commissione Consiliare.” Renato Pasqualetti, assessore alla Provincia di Macerata ha auspicato, in continuità con questa politica, un Patto territoriale per la Cultura, con il coinvolgimento dei privati e dove anche la produzione artistica contemporanea trovi la giusta dignità. Le amministrazioni locali – ha detto- con le nuove leggi regionali si trovano ora davanti ad una sfida non facile: quella di programmare intelligentemente su iniziative di qualità, senza soffocare le piccole situazioni che pure possono entrare efficacemente nel sistema culturale.” Carlo Verducci, assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno ha parlato di svolta importante nel modo di fare cultura in questi 5 anni, sia come promozione culturale del territorio, sia sotto il profilo legislativo, il cui spirito innovativo si potrà verificare solo nei prossimi anni ma che già cambia la mentalità delle amministrazioni che dovranno agire non più a consuntivo ma con una visione programmatica. Ettore Fedeli , sindaco di Fermo ha sottolineato l’importanza che il settore culturale riveste anche nello sviluppo economico di una regione e di un territorio e nella creazione sia di nuovi posti di lavoro che di nuove imprese. Sono poi intervenuti il sindaco di San Severino Fabio Eusebi e di Fabriano Paolo Paladini raccontando l’esperienza positiva della realizzazione delle mostre sul Gotico marchigiano. Infine, Vittorio Sgarbi ha parlato del Gotico marchigiano, “un’idea del 93 finalmente realizzata” e del “suo” modello di mostra a carattere orizzontale e a più tappe, secondo la regola che "meno capolavori si spostano e meglio è, soprattutto nella logica di non ammassare centinaia di opere in un unico allestimento, con il rischio di stordire e confondere il visitatore e non lasciare traccia, ma richiamare invece attenzione sul patrimonio locale, riflettere pacatamente sul capolavoro in mostre dove il 70% delle opere stanno proprio in quel luogo, dove poi il visitatore potrà ritornare ad ammirarle. Ha quindi sottolineato come solo nelle Marche sia stato possibile realizzare questo tipo di mostra unitaria nel tema, ma con 4 o 5 “punti di fuoco”, secondo un percorso culturale ben delineato, Non ci sono alte regioni, nemmeno le più evolute Piemonte Veneto , Lombardia che hanno realizzato questo modello che giudico vincente ed efficace anche in termini di risanamento dell’economia locale.” Sgarbi non ha mancato di dare prova della sua vis polemica, criticando il diverso modello organizzativo della mostra Libri di Pietra, proprio per il concetto di “aver spostato tutti i capolavori con un procedimento centripeto verso la capitale delle Marche”, come anche la mostra sul Tardo Gotico di Urbino per le stesse ragioni ”, “mentre è utile ricostruire, attraverso le mostre, l’identità di un territorio” . “Per fortuna – ha continuato Sgarbi - San Severino non ha “pianto” tanto per il terremoto, la teoria della non lamentela ci ha giovato in termini di flusso di visitatori che si sono dimenticati che in queste zone ci sono problemi.” Infine, ad una nostra domanda per conoscere l’opinione sul collocamento dei Bronzi di Cartoceto, Vittorio Sgarbi ha risposto “Non è una questione semplice. Da tempo ero favorevole ad una collocazione a Pergola, ma credo anche che per filosofia e per natura, il Museo nazionale debba raccogliere l’identità culturale di una regione che è fatta di tanti pezzi. Rimango tuttavia dell’opinione, anche per quello che ho spiegato prima, che quella di Pergola, sia stata un’idea innovativa, un nuovo concetto di “museo dinamico”, anche nell’ottica del Museo diffuso e delle nuove tendenze del turismo: non si va più nei motel cittadini, ma negli agriturismi. L’attuale collocazione è stata salomonica, ma come si sa, i giudizi di Salomone erano un po’ paradossali…” (ad’e)