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09/02/2021

GIORNATA DEL RICORDO celebrata in Consiglio regionale. L'Intervento del Presidente della Regione Marche FRANCESCO ACQUAROLI

“Buongiorno a tutti. Saluto tutte le autorevoli personalità che sono intervenute finora, saluto i colleghi assessori e consiglieri regionali. Prima di entrare nel merito del tema di oggi, esprimo a nome mio personale, della giunta regionale e sono certo di interpretare il pensiero di tutta l'assemblea, le condoglianze e la vicinanza al Presidente del Consiglio Regionale Dino Latini per la perdita che ha colpito lui e la sua famiglia. Le testimonianze di coloro che mi hanno preceduto hanno offerto un contributo importante per questo Giorno del Ricordo. Due settimane fa, in occasione della Giornata della Memoria, abbiamo sottolineato insieme il ruolo universale del ricordo. Ricordare è un dovere per se stessi, per la propria comunità e per le giovani generazioni, per costruire il futuro con piena consapevolezza. Abbiamo rivendicato il valore della memoria come garante della nostra identità, per affermare con forza e chiarezza che tutti i crimini che si sono perpetrati contro l’umanità non debbano ripetersi mai più. La vicinanza temporale di queste due ricorrenze agevola la comprensione del senso universale dei valori che oggi e sempre vogliamo affermare e che sono alla base del nostro impegno istituzionale: la pace, la libertà, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà, la tutela e la salvaguardia della dignità di ciascuna persona umana, la condanna di ogni forma di totalitarismo e di violenza. Il Giorno del Ricordo, che celebriamo oggi, è stato istituito con legge dello Stato per ricordare un fatto storico, una tragedia italiana su cui per troppo tempo si è taciuto, si è negato, si è teso ad ignorare. “Conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Così recita il primo articolo della legge che istituisce il Giorno del Ricordo ed è su questo particolare aspetto che oggi voglio concentrarmi. Perché la disumana ferocia delle Foibe e l’odissea dell’esodo rappresentano una tragedia collettiva che ha rischiato di essere cancellata, sulla quale si è abbattuta – cito il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2007 – la “congiura del silenzio, la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”. La tragedia delle Foibe e il suo tardivo riconoscimento ci dicono quello che mai dovrebbe accadere, ossia il rischio che la verità venga taciuta, nascosta, negata per pregiudiziali ideologiche e politiche. Per questo è necessario rifuggire ogni tentativo di mistificazione, favorendo il dialogo e il confronto per una reale e duratura pacificazione. E questo è il valore profondo della giornata che celebriamo oggi, per condannare ogni crimine contro l’umanità, per essere capaci di curare il presente e di guardare al futuro con rinnovata fiducia e speranza”.