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20/01/2003

COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO. LE MARCHE, REGIONE PILOTA. D’AMBROSIO: FARE INSIEME CON IL GOVERNO, COINVOLGENDO TUTTI GLI ATTORI DEL TERRITORIO.

La presentazione del volume “L’impegno della Regione Marche per la solidarietà e la cooperazione internazionale: 1996-2001” è stata l’occasione per una riflessione più ampia sul modello di cooperazione decentrata, che si è delineato in questi anni. All’incontro organizzato dalla Regione e da Movimondo, l’Organizzazione non governativa, hanno partecipato, oltre agli autori della ricerca che hanno dato vita al volume, anche rappresentanti nazionali e locali, che animano il complesso universo della solidarietà e della cooperazione allo sviluppo, o come ha voluto chiamarla il presidente Vito D’Ambrosio, la “presenza internazionale del Sistema Paese”. Infatti, sotto questo nome, è più corretto comprendere la complessità degli interventi, che vanno dalla semplice solidarietà, all’internazionalizzazione, passando per gli scambi culturali, di esperienze, di ricerche, di gemellaggi, di paternariato, di tutoraggio, anche per costruire modelli di democrazia. D’Ambrosio, che è anche presidente dell’Osservatorio Interregionale per la Cooperazione allo Sviluppo, ha sottolineato che i tempi sono maturi per affrontare il problema sotto un’ottica diversa e con strumenti normativi adeguati, visto che la legge nazionale 49/87 è largamente superata. “E’ arrivata l’ora di governare la realtà – ha detto – perchè sono ormai tante le iniziative e missioni che vedono protagoniste le Regioni”: la legge 49, che pure era “avanzata” a suo tempo, prevede, per queste, uno spazio minimo. Il modello marchigiano di intervento vede un forte protagonismo dei territori, sia quelli interni alla Regione, che quelli con cui si attiva il rapporto. Nella sostanza, la Regione tende a tende a coordinare l’intervento, coinvolgendo tutti gli attori, dagli enti locali, alle Camere di Commercio, all’Università, quindi presentandosi come Sistema, considerando paritario il rapporto con gli interlocutori dell’altro Paese e prevedendo iniziative a 360 gradi. Un modello che persegue diversi risultati: l’aiuto verso Paesi poveri o scossi da conflitti bellici, la crescita di una cultura civica, un reciproco interesse anche in termini economici. D’Ambrosio ha detto di essere ottimista e ha ricordato l’incontro alla Farnesina del 9 gennaio, con il neo-Ministro Franco Frattini, a cui hanno partecipato tutte le Regioni: un fatto storico, è infatti la prima volta che accade e Frattini ha concluso, dicendo che è “necessario un coordinamento delle attività dello Stato con l’iniziativa delle Regioni per il Sistema Paese”, mettendo anche le basi per momenti sia politici, che tecnici, di confronto. La parola d’ordine quindi è: facciamo insieme, con il Governo che tiene “la cabina di regia” e destiniamo più risorse a questi scopi: nel volume viene riportata una tabella, che dimostra che i finanziamenti dei vari Paesi sviluppati sono diminuiti sensibilmente. Sempre sul fronte delle risorse, D’Ambrosio ha detto che occorre prevedere la possibilità di anticipi e ha fatto un esempio: c’è un progetto che coinvolge anche l’Emilia Romagna e che si pone l’obiettivo di aiutare i bambini colpiti dalla guerra, dopo tre anni, non ha ancora potuto decollare per mancanza di finanziamenti. Il presidente di Movimondo Giuseppe Crippa ha messo l’accento su due aspetti: investire nei Paesi poveri significa anche alleggerire la pressione sui nostri Paesi (fenomeno dell’immigrazione clandestina) e, il coinvolgimento di tanti soggetti, serve a creare una “comprensione maggiore dei fatti”, “più ci conosciamo, meno ci facciamo paura”. Margherita Paolini, vice direttore e coordinatore scientifico di di Limes-Rivista di Geopolitica, ha sottolineato che l’attenzione ai paesi in via di sviluppo è fondamentale, visto che molti, come quelli dell’area Mediterranea, diventeranno europei e, sicuramente devono misurarsi con i temi delle regole e della democrazia. Luigi Napolitano, responsabile dell’Ufficio Regioni degli Affari Esteri ha confermato la volontà del suo Ministero verso una politica di coinvolgimento delle Regioni. Gildo Baraldi, direttore dell’Osservatorio Interregionale per la Cooperazione allo Sviluppo, ha sottolineato il ruolo fondamentale delle Regioni, anello di congiunzione per far funzionare meglio una catena, con il Governo, da una parte che rappresenta le Istituzioni, e le Organizzazioni non Governative, il sociale. Un ruolo – ha detto – che è svolto egregiamente dalla Regione Marche. La ricerca che ha per oggetto l’esperienza delle Marche è in assoluto la più completa sulle politiche di cooperazione che si sia mai tenuta: l’affermazione è della curatrice Vanna Ianni, che ha sottolineato come sia importante raccogliere e monitorare le diverse esperienze, costruendo anche una banca dati nazionale, che al momento non esiste. Nei sei anni presi in esame, le attività della Regione si sono concentrate soprattutto nell’area dei Balcani, per aiutare le popolazioni scosse dalla guerra a recuperare una fase di normalità. Su quest’area, 79 dei 123 interventi: inizialmente è la Bosnia è il paese dove si sviluppano più iniziative, successivamente diventa importante l’Albania, la Repubblica Federale Iugoslava e la Croazia. Ci sono poi altre aree geografiche che assumono rilievo: il territorio regionale (21.1%), l’America Latina (8.1%), l’Africa sub sahariana (3.3%), i paesi Peco, l’Asia e il nord Africa-Medio Oriente. Le iniziative, per la sola cooperazione e solidarietà internazionale, nel periodo preso in considerazione, hanno comportato per la Regione un impegno di spesa di 7 miliardi di vecchie lire, distribuite sulle due leggi, la l.r. 60/95 e la l.r. 38/90. (e.r.) P.S. Seguono, nelle redazioni interessate, foto in digitale dell’iniziativa.