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18/06/2002

PROGRAMMI DI RECUPERO POST SISMA, DALLA CALAMITA' UN'OCCASIONE DI SVILUPPO

FABRIANO - Il terremoto come volano di sviluppo. Non è una contraddizione, ma il paradosso del terremoto umbro-marchigiano del ‘97 e ‘98. Da una calamità sono scaturite occasioni per incentivare la crescita del territorio. Il sisma ha messo a nudo non solo la fragilità del tessuto insediativo dell’Appennino, ma anche la ricchezza di un patrimonio storico artistico diffuso tra le montagne. Una situazione che ha richiesto una ricostruzione rispettosa dei luoghi, delle tradizioni e dei materiali edilizi locali. Il ripristino della sicurezza dei centri colpiti ha coinciso con la loro valorizzazione. Lo strumento tecnico utilizzato sono stati i Programmi di recupero, previsti dalla legge 61/98 (quella che ha disciplinato la ricostruzione pesante) per ripristinare centri e nuclei storici di particolare interesse, gravemente danneggiati o distrutti. Nelle Marche, 95 località sono state oggetto di questa programmazione, ispirata dalla forte integrazione tra urbanistica, geologia e finanza. I programmi hanno assorbito un quarto delle risorse (oltre 1 miliardo di euro, cioè 2 mila miliardi di vecchie lire) destinate alla ricostruzione. Il Comitato tecnico scientifico per il terremoto delle Marche (organo consultivo che ha collaborato con la Regione) ha promosso una ricerca sugli obiettivi conseguiti con i Programmi di recupero. L’indagine - condotta in collaborazione con le Regioni Marche ed Emilia Romagna - ha cercato di focalizzare gli strumenti necessari per ridurre la vulnerabilità sismica dei sistemi urbani e di approfondire le tecniche costruttive locali. Ma la parte certamente più interessante e propositiva della ricerca riguarda gli insegnamenti che si possono trarre dall’esperienza del terremoto e della ricostruzione, oltre le connessioni con la disciplina urbanistica vigente. In pratica, una sorta di memorandum, utilizzabile in altre occasioni, nella maleagurata ipotesi di nuove calamità naturali. I risultati della ricerca sono stati presentati a Fabriano, nella splendida cornice dell’Oratorio della Carità, recuperato con i fondi del terremoto. Una struttura culturale “restituita alla città, dopo 60 anni, grazie al terremoto”, ha scherzato il sindaco Roberto Sorci, aprendo i lavori della giornata. All’incontro hanno partecipato tecnici e professionisti di varie regioni. Gli interventi hanno consentito di illustrare l’esperienza marchigiana nel settore della pianificazione integrata post sisma, confrontandola con quella umbra e con analoghe iniziative in corso in Italia. Il sindaco Sorci ha fatto il punto sui lavori in città. Il recupero del centro storico è in ultimazione, ed entro quattro anni “saranno smontate tutte le transenne” che appesantiscono Fabriano. L’impegno è anche quello di migliorare la viabilità, che soffoca lo sviluppo della comunità. L’ampia collaborazione tra le istituzioni, che ha contraddistinto la ricostruzione nelle Marche, è stata sottolineata da Leonardo Lippi, sindaco di Cingoli, in rappresentanza della Commissione Anci terremoto. “Il sisma ci ha fatto conoscere un patrimonio storico nascosto. La ricostruzione ci restituisce la montagna come risorsa per tutte le Marche”. Ha sollecitato nuove risorse finanziarie, nelle prossime finanziarie, per completare i lavori. Ha anche accennato alle persone che vivono nei Mam, “molte delle quali, extra comunitari, per propria scelta”. In Umbria, gli ha fatto eco Luciano Tortoioli (direttore delle politiche territoriali di quella Regione), “710 container sono ancora in attività, occupate da immigrati. La Giunta regionale è intenzionata a nominare un commissario straordinario per rimuovere i prefabbricati”. Il dirigente ha sottolineato la “piena sintonia tra Marche e Umbria. Nelle precedenti catastrofi nazionali è intervenuto lo Stato, in questa le autonomie locali hanno dispiegato tutte le loro capacità organizzative. Hanno costruito insieme un percorso normativo che può essere utilizzato per gestire altre calamità”. Attraverso i programmi di recupero, ha sottolineato, è migliorata la sicurezza degli edifici, è stata recuperata la qualità degli immobili, si è accentuata la vivibilità dei centri storici. Anche per Libero Principi (direttore di dipartimento del Territorio della Regione Marche), attraverso la ricostruzione è stato attivato un processo di rilancio delle are interne, nello spirito della Carta di Fonte Avellana, e anticipando gli auspici delle Nazioni Unite, che hanno proclamato il 2002 “Anno internazionale della montagna”. L’ingegnere Spuri, dirigente degli Uffici distaccati di Muccia e Fabriano, ha analizzato alcune questioni tecniche relative ai programmi di recupero. In particolare, ha raccomandato una maggiore attenzione alle esigenze abitative delle popolazioni terremotate, con minori vincoli edilizi in sede di ricostruzione (“Coniugare l’impostazione storica degli immobili, con le attuali esigenze di vivibilità”) e stimolato alcuni enti locali a fornire risposte più sollecite alle istanze dei cittadini.