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05/04/2002

Convegno a Loreto: I PROGETTI INTEGRATI TERRITORIALI, CERNIERA DELLO SVILUPPO ECONOMICO E DELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA

Occorrerà sempre più che l’urbanista pensi come un economista e viceversa: non progettare cioè a compartimenti stagni, secondo le specifiche professionalità, ma programmare in maniera intersettoriale sulla base dei bisogni diversificati del contesto e, soprattutto, “porsi in modalità di ascolto del territorio per vivere in armonia con e nell’ambiente”, come ha invitato a fare Mons. Angelo Comastri nel saluto di benvenuto ai convegnisti riuniti oggi a Loreto per discutere di “Programmi integrati e progetti di territorio”. Nell’introdurre i lavori del convegno promosso dalla Regione Marche, il dirigente del Servizio Programmazione, Dario Levi ha sottolineato l’esigenza attuale di riflessione su questi temi, anche perché la nuova riorganizzazione dell’Ente Regione- in primo luogo dopo la riforma del Titolo V della Costituzione- è fattore determinante per il governo del territorio, specialmente in una regione come le Marche dove vanno salvaguardate le notevoli peculiarità paesaggistiche e ambientali, conciliando le esigenze del tessuto produttivo. L’assessore regionale all’Urbanistica e Trasporti, Cristina Cecchini, ha quindi delineato un quadro approfondito della situazione marchigiana, alla luce dell’esperienza condotta nell’ambito del Piano di Inquadramento Territoriale delle Marche (PIT), uno strumento programmatorio antesignano rispetto ai Programmi Integrati Territoriali (pit) di matrice comunitaria e anche alla programmazione territoriale delle regioni italiane. “Un Piano che in maniera innovativa e qualificata si è posto l’obiettivo di conciliare gli strumenti di programmazione urbanistica ed economica nel territorio, forte del Piano Regionale di Sviluppo, approvato poco tempo prima, condividendo le istanze del territorio “, come ha rilevato Alberto Clementi dell’Università di Chieti. “In questa legislatura –ha detto Cristina Cecchini – con un piano di inquadramento attivato e forti di un’idea sostanziale come quella dei “Cantieri progettuali”, siamo ora nella fase di costruzione delle condizioni che servano a far crescere la consapevolezza, a far avanzare quegli obiettivi che gli indirizzi programmatici ci hanno indicato: e cioè stimolare lo sviluppo solidale, la coesione nella creazione di reti e sistemi secondo una logica di sussidiarietà che la Regione Marche ha da tempo privilegiato (la prima ad attuare il decentramento del personale alle Province); migliorare la qualità ambientale, aumentare l’efficacia funzionale del territorio, ridurre gli squilibri territoriali, assicurare consensualità delle scelte. In definitiva una strategia intersettoriale che si identifica nel fare rete, nell’interazione tra sviluppo ambientale e corridoi ambientali in termini di riqualificazione; dare attuazione ad un tavolo unico delle valutazioni, territorializzare le politiche dello sviluppo. Infine, altri due punti strategici per una programmazione integrata territoriale: promuovere l’infrastrutturazione, realizzare cioè tutte quelle infrastrutture che servono e solo quelle che servono, intese non solo come strade ma come opere ambientali a servizio del territorio, e poi la formazione di professionalità, un altro aspetto essenziale che la Regione ha colto in anticipo, realizzando il corso di formazione per il personale regionale sul Corridoio Appenninico. “ Questi ultimi due punti sono stati apprezzati e ripresi nell’intervento di Alberto Clementi che ha posto l’accento sull’esigenza di fare un salto di qualità nelle professionalità e nelle competenze- “ importantissima la formazione di risorse umane come hanno fatto le Marche”- proprio perchè il progetto di territorio si configura come uno spazio di incontro e di elaborazione delle azioni convergenti tra iniziative locali e sovralocali, caratterizzato dal ricorso alle logiche della concertazione istituzionale e della programmazione come fondamento di un nuovo rapporto tra diversi livelli del governo del territorio. I progetti – ha spiegato Clementi- non devono essere necessariamente nuovi strumenti di intervento, ma modalità innovative per far interagire le società locali con le istituzioni di governo. I progetti cioè possono diventare la cerniera tra i mondi tuttora separati della programmazione economica per lo sviluppo e la pianificazione urbanistico–territoriale. Vi è inoltre l’esigenza di anticipare il futuro del territorio e il Pit ( Programmi Integrati Territoriali) si deve inserire dove vi sono problematiche emergenti, dopo che si è fatta una diagnosi del territorio là dove occorrono “cure” per rilanciarne le potenzialità.” L’assessore Cecchini è poi intervenuta sul problema dei conflitti di competenza tra Regioni e Stato per il governo del territorio. “La Regione Marche – ha detto- non rinuncerà alla sovranità del territorio e al ruolo di programmazione che le compete e ricercherà tutte le opportunità di finanziamento delle opere. E’ altresì importante che non si deleghino a nessuno le potenzialità di sviluppo del territorio se non ad una figura di sintesi delle istanze e delle compatibilità, come il Presidente della Regione.” Paolo C. Palermo del Politecnico di Milano ha analizzato i rischi in questa fase di rinnovamento della programmazione e della sperimentazione territoriale, se non si approfondiscono i punti critici e non si assumono precise responsabilità di governo. “Non bisogna aggiungere sperimentazione a sperimentazione, senza consolidare le scelte fatte e senza apprendere dalle buone e dalle cattive esperienze di programmazione economica e di progettazione territoriale. Vi è il bisogno di riordinare la materia distinguendo i temi non equivalenti che vanno gestiti diversamente, così come occorre fissare a livello centrale, non di volta in volta diversi strumenti legislativi, ma linee guida chiare, uniformi e valide per un determinato periodo di tempo, tenendo naturalmente in conto le condizioni dei territori regionali. Tutto ciò nell’ottica della nuova programmazione che non è più solo allocazione di risorse ma, strategie, scenari e intese istituzionali di programma e accordi tra pubblico e privato.” I lavori sono proseguiti con alcune relazioni di approfondimento tecnico, tra le quali l’esperienza della regione Emilia Romagna negli interventi integrati sul territorio ( Enrico Cocchi) e di Roberto Mascarucci, esperto del Ministero dell’Economia e Finanze che ha parlato dei programmi integrati territoriali nelle esperienze del governo centrale. La sezione mattutina del convegno si è conclusa con l’intervento di Angela Pavone, del servizio regionale Programmazione, responsabile del corso di formazione per il personale regionale “Corridoio Appenninico”, un lavoro sintetizzato in una pubblicazione presentata oggi. Il corso di formazione era mirato sia alla creazione di figure integrate che agiscono in maniera convergente nei processi di governo del territorio, sia a mettere in moto analoghe esperienze formative in tutto il territorio regionale. La sezione pomeridiana dei lavori è stata caratterizzata da una tavola rotonda sulle prospettive per la regione Marche, moderata da Dario Levi e alla quale hanno partecipato Pietro Marcolini, Libero Principi, Pietro Alessandrini, Carlo Carboni, Alberto Clementi e Giovanni Roma. (ad’e)