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14/03/2002

CONVEGNO SUL BIOLOGICO. AGOSTINI: CONFERMIAMO L'IMPEGNO DELLA REGIONE, STIAMO RINEGOZIANDO IL PSR E ATTIVANDO UNA CAMPAGNA DI ASCOLTO

Circa 1.800 aziende registrate, con 28 mila ettari investiti, di cui la metà già a biologico e gli altri in conversione, il 6.5% della superficie agricola utilizzata (SAU), percentuale sensibilmente maggiore alla media nazionale: sono questi i dati del biologico regionale. Una crescita inarrestabile, che ha avuto il suo massimo impulso negli ultimi anni, con l’utilizzazione degli strumenti comunitari. Ma non c’è solo questo, perchè le Marche sono terra di pionieri, alcuni nomi – “Alce Nero”, “La Terra e il Cielo” e “Campo” – sono tra i più importanti nel panorama nazionale e hanno iniziato ad operare prima del boom del settore e comunque prima che la politica comunitaria ci facesse un vero e proprio investimento. Tra le province, sicuramente Pesaro rappresenta l’area di maggior sviluppo. Sono elementi, che hanno fatto da filo conduttore alla riflessione di Senigallia in un apposito Convegno, organizzato dalla Regione, in collaborazione con l’AMAB e TERRA SANA MARCHE, le due associazioni di agricoltura biologica. AGRICOLTURA BIOLOGICA E MERCATO: UN FUTURO CHE NASCE DA DIECI ANNI DI ESPERIENZE, questo il titolo, che ha impegnato per un’intera giornata gli interlocutori più accreditati. Sergio Bozzi, dirigente del Servizio Agricoltura ha riconfermato l’impegno della Regione a perseguire sulla strada della sua valorizzazione, con tutti gli strumenti messi a punto, il PRS e il Piano Zootecnico, ma anche il Piano Agricolo regionale, a buon punto di elaborazione, e il lavoro portato avanti dell’ASSAM per i servizi di sviluppo agricolo. Un impegno, che da subito, si traduce in una disponibilità di risorse, che non viene diminuita nonostante le difficoltà di bilancio. Ma il valore l’agricoltura biologica supera gli stessi confini del settore. Aiuta una crescente sensibilità verso il cibo sano e garantito. E’ vitale e dinamica, come dimostrano alcuni indicatori: l’età media dell’agricoltore biologico è più bassa di quella del convenzionale, il titolo di studio è più alto e il 96% delle aziende è gestito in forma diretta. Non produce inquinamento ambientale e non ha ripercussioni sulla salute dei produttori (studi mettono in risalto le conseguenze dell’uso dei pesticidi), svolgendo quindi un ruolo di pubblica utilità. Ma il Seminario è stato tutto meno che autoreferenziale e una serie di problemi sono stati posti tappeto. I biologici chiedono un pronunciamento chiaro sugli OGM: fino a quando non abbiamo la certezza che non sono nocivi – ha detto Gino Girolomoni dell’AMAB – non ne vogliamo sentir parlare (stavamo per andare a trinciare i tre campi sperimentali delle Marche se non avessero interrotto la coltivazione). Vogliamo invece più solidarietà sul fronte della biodiversità: perchè non consentirci di seminare le antiche varietà, quando vogliamo e le troviamo? Poi la commercializzazione: è difficile infatti per piccole realtà inserirsi in un circuito; è meno costoso e più visibile, concentrarsi sull’istituzione di punti vendita specifici, come i quattro (a Pesaro, Fano e Porto San Giorgio e presto ad Ancona) di Marche Bio, che associa diversi marchi e altri, che invece fanno riferimento a marchi specifici. Una volta messi in rete diventano un punto di riferimento certo per produttori e consumatori. Bisogna inoltre assicurare la promozione attraverso le mense pubbliche, scolastiche e degli ospedali, che hanno il vantaggio di raggiungere non solo fasce particolari di utenza, ma anche di sensibilizzare un target più ampio, le famiglie ad esempio: bisogna aiutare queste esperienze che sono partite nelle Marche e che coinvolgono ancora pochi Comuni. Altro punto, la necessità di affiancare al logo comunitario, che certifica il biologico, anche uno più riconoscibile di valenza nazionale, come ha fatto la Francia, con “AB” e la Germania con “BIO” ed eventualmente anche uno regionale, per “tipicizzare” il prodotto. Altri aspetti sono stati esaminati negli interventi di Raffaele Zanoli della Facoltà di Agraria, che ha detto che un aiuto potrebbe venire da una riduzione dell’IVA. Bruno D’Aprile, direttore della Società Suolo e Salute, ha sottolineato che bisogna evitare che si creino tanti “biologici”, rischio che esiste con il nuovo Titolo V della Costituzione, che assegna l’esclusiva competenza alle Regioni: bisogna ancorare il biologico al settore ambientale, che è di competenza nazionale, per assicurare che vengano fissate linee uguali per tutti. L’assessore all’Agricoltura Luciano Agostini ha detto che tutto si può migliorare, quindi anche il lavoro della Regione. A questo proposito ha ricordato due iniziative, che l’assessorato sta portando avanti. Una in direzione dell’Unione Europea: stiamo “rinegoziando” il PRS, non solo per superare le rigidità che esistono, ma per migliorare e aggiornare sulla base dell’esperienza fatta tutti gli interventi e, quelli relativi alle misure agroambientali, ne hanno più bisogno. Inoltre si sta organizzando una “Campagna di ascolto” sul territorio, proprio per recepire consigli e proposte e migliorare l’intervento pubblico. Agostini ha inoltre annunciato che il Piano zootecnico già approvato potrà contare su un budget di 3 miliardi, che saranno investiti per i progetti di qualità e che potranno essere un aiuto concreto proprio alla zootecnia biologica, che è particolarmente adatta per il nostro ambiente. (e.r.)