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07/09/2001

APPELLO A GHIGO, URBANI E A BOSSI: SERVE “PIU’ FEDERALISMO PER LA CULTURA

“Scommettere sul valore e sulle opportunità delle Regioni per rilanciare la cultura e i beni culturali italiani nel mondo “ è questo il senso di un “appello per il federalismo culturale” che gli Assessori ai beni culturali di tutte le Regioni italiane hanno lanciato oggi, in un vertice tenutosi a Venezia, alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e al suo Presidente, Enzo Ghigo, al Ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani e al Ministro per le riforme istituzionali,Umberto Bossi. “Nel corso dell’ultima legislatura, attraverso le leggi Bassanini (l.59/97 e D. lgs. 112/98) e altri provvedimenti (il D.Lgs. 368/99, il T.U. 490/99), Il Ministero ha avviato un moderato processo di riforma, fondato però sull’affermazione di un concetto superato di tutela dei beni culturali e ambientali considerata ancora potere elusivo dello Stato:”Ecco perché - sostiene Giampiero Leo, assessore ai beni culturali della Regione Piemonte e coordinatore degli assessori regionali alla cultura per la Conferenza delle Regioni - occorre un cambiamento culturale che tenga conto dei progressi economici, sociali e istituzionali sino ad oggi realizzatisi nel campo. Secondo il “Documento di Venezia”- che gli Assessori trasmetteranno alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni perché se ne faccia portavoce nei prossimi giorni nel confronto con il Governo e con il Ministro per i beni culturali, Giuliano Urbani - si ritiene necessario procedere ad una revisione ulteriore della Costituzione, inserendo la tutela dei beni culturali e ambientali tra i poteri “concorrenti”. Nella redazione della riforma costituzionale del capo V,che sarà sottoposta al referendum, la tutela dei beni culturali e ambientali è invece ancora inserita nell’elenco dei poteri eslcusivi dello Stato . Si tratta si trasferire poteri dello Stato alle Regioni garantendo costituzionalmente il concorso delle Regioni stesse alla tutela, anche al fine di favorire la partecipazione degli Enti locali, delle Università e dei privati (proprietari o gestori di beni culturali, associazioni di tutela di beni culturali o ambientali e di volontariato, fondazioni culturali o finanziarie, ecc.). Secondo il Documento degli Assessori, oltre alla riforma della Costituzione, si deve lavorare anche attorno ad una sostanziale rivisitazione della normativa vigente. Sono quattro le impasse centraliste ancora da superare nella fase attuale: 1. Avviare d’intesa tra stato e Regioni un sistematico riordino di tutti i musei e gli istituti culturali favorendo la partecipazione di Regioni, Enti locali e fondazioni ex bancarie . 2. Ripensare dal punto di vista giuridico al “concetto” di bene culturale predisponendo una nuova legge di tutela che armonizzi il bene culturale con l’intero territorio.”Come si può – si domandano gli Assessori regionali – valorizzare un monumento se prescindiamo dal contesto in cui quel bene si colloca?” 3. E’ indispensabile procedere con assoluta urgenza ad una revisione della normativa sui cantieri di recupero e di restauro dei beni culturali superando le angustie della Legge Merloni. Va inoltre meglio definito il ruolo dei soprintendenti regionali nella predisposizione di programmi coordinati di restauro, di valorizzazione e di conservazione del patrimonio culturale che non può essere quello di “burocratici controllori” dei provvedimenti di vincolo.