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10/04/2001

LAVORO NERO: ACCORDO REGIONE INPS SULL’OSSERVATORIO REGIONALE

Si intensifica, nelle Marche, la lotta al lavoro nero e all’economia sommersa. Dopo aver costituito la Commissione regionale per l’emersione del lavoro irregolare e provveduto alla nomina dei componenti, la Giunta regionale ha approvato, su proposta dell’assessore al lavoro Cristina Cecchini, il protocollo d’intesa tra Regione e Inps sull’Osservatorio regionale per il lavoro nero. Il documento definisce compiti e modalità di funzionamento dell’organismo che, oltre a studiare la tipologia e l’incidenza del fenomeno, dovrà anche approfondire le cause che lo determinano, proporre soluzioni per incentivare la regolarizzazione delle imprese e arginare l’evasione fiscale e contributiva. L’Osservatorio regionale - attivo da oltre un anno presso l’Inps e presieduto da Ferdinando Ilari, presidente del Comitato Regionale per le Marche dell‘Inps - avrà essenzialmente compiti di supporto nei confronti della Commissione regionale per l’emersione dl lavoro nero. Vi fanno parte ventisette rappresentanti di forze sociali, produttive ed enti pubblici, e ha durata biennale. Ogni sei mesi dovrà trasmettere i risultati della propria attività di ricerca alle istituzioni e agli organi di vigilanza territoriale. L’Inps si impegna anche a fornire il supporto logistico, le attrezzature e i dati statistici custoditi nelle proprie banche dati. Il lavoro nero è solo una parte delle attività produttive sommerse esercitate senza rispettare le norme in materia di salario minimo, numero di ore di lavoro, sicurezza nei luoghi di lavoro, versamento dei contributi sociali e fiscali. Si tratta di un fenomeno assai rilevante sviluppatosi soprattutto nelle regioni del sud che, nonostante il tasso di disoccupazione del 5 per cento di gran lunga inferiore alla media nazionale, trova un terreno molto fertile di espansione anche nelle Marche, dove si concentra nei settori dell’agricoltura, dei servizi, del turismo, e dell’edilizia. I soggetti coinvolti sono giovani disoccupati ma anche doppiolavoristi, pensionati, immigrati e collaboratrici domestiche. Un esercito di lavoratori clandestini la cui continua crescita favorisce la diffusione della cultura dell’illegalità e il mancato rispetto delle norme sicurezza sul posto di lavoro, specie nella piccola e media impresa, come dimostra l’elevatissimo numero di infortuni e di incidenti mortali verificatisi nella regione. Per incentivare l’emersione delle aziende dal sommerso, nella legge Finanziaria 2001 sono stati previsti sgravi contributivi di durata quinquennale ( si va dal 100 per cento del primo anno al 20 per cento dell’ultimo anno) e la riduzione delle sanzioni per violazione degli obblighi contributivi. Anche la Regione è pronta a fare la sua parte. "L’intesa raggiunta con l’Inps rappresenta – sottolinea l’assessore Cecchini – un importante passo in avanti per studiare il fenomeno del lavoro nero e per eliminare le cause che lo originano. In questo senso, l’indagine commissionata all’Istat potrà dare un contributo decisivo per accertare la dimensione del lavoro irregolare e la sua diffusione sul territorio regionale. Ma la Giunta regionale – aggiunge l’assessore - punta soprattutto ad adeguare agli standard europei la funzionalità delle strutture e del personale dei 13 centri per l’impiego (gli ex uffici di collocamento,ndr), in modo da favorire concretamente l’incontro tra domanda ed offerta". Importanti sono anche il rafforzamento delle azioni di vigilanza sul territorio e l’avvio di un proficuo rapporto di collaborazione con tutti i soggetti interessati. Mancano dati ufficiali sulla consistenza del fenomeno nelle Marche. Ma, secondo una stima effettuata nel ’99 dalla Cna e dalla Confartigianato, su un totale di 600 mila occupati i lavoratori irregolari sono almeno 120 mila, pari ad un lavoratore su cinque; consistente anche l’evasione, che supera i 600 miliardi di lire. In base ai dati forniti dal presidente del Comitato Regionale Inps per le Marche, nel 2000 sono stati rilevati 6649 lavoratori non registrati, per un totale di 5966 milioni di retribuzioni non denunciate; 2456 le aziende irregolari, di cui 254 non iscritte. La "maglia nera" spetta alla provincia di Ascoli Piceno con 2078 lavoratori non registrati, 700 aziende irregolari e 68 aziende non iscritte. Segue la provincia di Macerata con 1954 lavoratori non registrati, 1925 retribuzioni non denunciate,708 aziende irregolari e 82 aziende non iscritte. I dati sono il risultato dell’attività di coordinamento condotta dall’Ispettorato del lavoro, Guardia di Finanza, Inps, Inail e, per la parte relativa alla sicurezza dei luoghi di lavoro, delle Aziende Sanitarie Locali. Per ridurre gradualmente l’area del sommerso, occorre, rilevano all’Inps, far emergere 5-6 mila lavoratori ogni anno, ma numerosi sono gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dell’obiettivo; ad esempio, secondo l’Ires-Cgil, ritardi, insufficienze, mancanza di certezze negli incentivi alla regolarizzazione, debolezza della cultura dell’imprenditoriale, inefficienza del sistema bancario. Ad incoraggiare l’espansione del lavoro nero contribuiscono poi la scarsità dei controlli, gli ispettori sono appena una cinquantina, e il diffondersi della concorrenza sleale e della cultura dell’illegalità.