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06/03/2001

DALL'8 AL 16 MARZO IN 20 CITTA' DELLE MARCHE:LE MOSTRE STORICO DOCUMENTARIE SULLA MIGRAZIONE FEMMINILE, ‘BALIE ITALIANE E COLF STRANIERE ’

L’8 marzo, ‘giorno della donna’, prenderanno il via in venti città delle Marche, altrettante mostre a carattere storico documentario sulla migrazione al femminile, dal titolo: ‘Balie italiane e colf straniere’. L’iniziativa, che si concluderà il 16 marzo, è stata presentata alla stampa nei locali dello sportello ‘Informadonna’ di Ancona dall’assessore regionale Cristina Cecchini. Le mostre fotografiche e documentali sono corredate da un catalogo che ne sintetizza le motivazioni: una scelta di vita tutta al femminile, ricca di messaggi e testimonianze. Hanno, inoltre, un evidente carattere storiografico e raccontano un pezzo di storia: l’emigrazione italiana all’estero dove le donne trovavano lavoro come colf e balie. “Una storia che si ripete – ha detto la Cecchini –. Mestieri che oggi spettano alle nuove emigrate, adattati spesso all’invecchiamento della società occidentale.” Le mostre intendono coinvolgere comunità locali e Comuni dove vivono il maggior numero di cittadini stranieri immigrati nella nostra regione. Ma soprattutto “pongono al centro dell’attenzione i problemi della solidarietà fra donne e quello della ricchezza di una società multietnica.” - ha aggiunto l’assessora aprendo l’incontro al quale erano presenti tre rappresentanti femminili del mondo degli immigrati. Ori Catherine Iheme Caroli, dalla Nigeria, Alma Caci, albanese, e Elife Bakir, dalla Turchia, hanno raccontato con efficacia e passione la loro storia di donne e di emigrate, confrontando stili di vita ed esperienze‘ al femminile’. Personaggi di cultura – tutte laureate -, ma che la doppia caratteristica di donna e emigrata obbliga a lavori ben diversi: assistenza agli anziani, colf e baby sitter, appunto. “In Africa – ha detto Iheme Caroli –, nelle società ‘nere’, le donne hanno un ruolo non subalterno, per cui l’8 marzo è qualsiasi momento lo vogliano.” Poi sollevando il problema della prostituzione, una grave contraddizione del sistema sociale italiano vissuta oggi più da immigrate che da italiane, ha detto: “Nella lingua e storia bantu – ha detto – non esiste la parola prostituta, una figura ‘importata’ dai colonizzatori europei.” Sull’argomento sono intervenute le altre relatrici, proponendosi, come succede all’interno della comunità nigeriana, di operare per recuperare le connazionali vittime di questa piaga. L’atteggiamento occidentale, infatti, a volte non è corretto: il problema non va risolto con ‘pietà’, bensì capendo queste donne: l’essere loro connazionali può servire molto. Sono stati presentati poi altre due iniziative previste l’8 marzo: il convegno di presentazione alle mostre stesse - a Macerata, ore 15, presso la Galleria Antichi Forni – e la conferenza - a Senigallia - sul tema delle mutilazioni genitali femminili. “Una barbarie, presente anche in Italia – ha concluso Hieme Caroli -, che riguarda oltre 100 milioni di donne nel mondo vittime di un’inaccettabile usanza, concepita per far perdere istinti e desideri sessuali. (fb)