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01/03/2001

IL TURISMO LOCALE: RICERCA SULLA SITUAZIONE E SULLE TENDENZE

Il Montefeltro per la cultura e la storia, l’area di Frasassi e il Fabrianese per le “arti antiche”, i Sibillini per la valenza ambientale e naturalistica: sono questi i tre distretti attraverso i quali passa il rilancio del turismo nelle aree interne marchigiane. È la proposta che la società (di consulenze economiche di marketing) Econstat di Bologna ha formulato alla Regione, al termine di uno studio commissionato dalla Giunta regionale. L’indagine è stata presentata all’Abbadia di Fiastra (Urbisaglia), nel corso del convegno: “Turismo locale, ricerca sulla situazione e sulle tendenze”. L’assessore alle Politiche Comunitarie, Carmela Mattei, ha illustrato le finalità dello studio, finanziato con i fondi dell’ex Obiettivo 5/b. “Il turismo è un fattore di sviluppo essenziale – ha detto l’assessore – per promuovere un riequilibrio socioeconomico delle Marche. È un motore di trasformazione eccezionale per uniformare le possibilità di crescita tra costa ed entroterra”. La strada è quella del pieno utilizzo dei fondi strutturali, che – nella precedente programmazione – ha consentito di sostenere 178 progetti con 30 miliardi di contributi pubblici. L’indagine è stata presentata da Stefano Dell’Aglio dell’Econstat. Le rilevazioni focalizzano le caratteristiche e le possibilità di sviluppo turistico delle aree interne, che ricadevano nella programmazione europea del “5/b”, con particolare riguardo alle realtà di maggiore pregio naturalistico. Ha analizzato due mila “situazioni” ritenute di maggiore attrazione. Non mancano gli spunti interessanti. L’entroterra dispone (dati 1994/98) del 20% delle strutture ricettive regionali (16% alberghiere, 71% agriturismi, 22% alloggi) e registra il 21% delle presenze delle Marche (326 mila arrivi e 3 milioni di presenze). Nel periodo considerato, le aree interne hanno segnalato una “crescita eccezionale” (più 47%) dei posti letto extralberghieri. Quindi l’offerta si caratterizza per la forte componente extralberghiera, a conduzione familiare, a bassa professionalità e con modesto ricambio generazionale degli imprenditori. Gli alberghi sono, per lo più, a 1-2 stelle (61%), con bassi tassi di occupazione e profitti insufficienti per reinvestimenti strutturali. Nel quadriennio studiato, le presenze sono cresciute del 20% lungo la costa e del 9% nelle aree interne: un dato migliore di quello registrato nell’entroterra dell’Italia centrale. Il 90% delle presenze turistiche, nelle zone montane, è rappresentato da italiani, ma la componente straniera denuncia un tasso di crescita maggiore di quella nazionale. Il 58% dei turisti alloggia negli alberghi, il 78% nell’extralberghiero. Percentuali che significano un pernottamento basso negli alberghi (in media, 4 notti) e alto negli alloggi (18 notti). Quello delle aree interne, poi, è un turismo fortemente stagionalizzato: il 50% degli arrivi si hanno tra “giugno – settembre” e il 20% tra “settembre – febbraio”. Non mancano, però, le sorprese. Le aree a maggiore valenza naturalistica (parchi, aree protette…) segnalano un’attrazione limitata: non vengono, cioè, visitate per la loro naturale vocazione (ambienti unici e incontaminati), ma per altre ragioni (voglia di relax, visita al bene culturale che racchiudono…). Fanno eccezione solo il Parco della Gola della Rossa e Frasassi, e l’Abbadia di Fiastra, visitate principalmente per le peculiarità naturalistiche. In generale, i parchi marchigiani sono poco conosciuti e carenti di attrazione: constatazione che richiede un loro immediato inserimento nell’ambito di circuiti regionali ed extraregionali di maggiore richiamo. “Bisogna fare marketing – è il suggerimento di Dell’Aglio – per trasformarli in prodotti turistici forti, il cui valore aggiunto è rappresentato dalle risorse artistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio”. La proposta è di passare dal “parco naturalistico a quello territoriale”. “Occorre creare un’identità – ha rimarcato il ricercatore – caratterizzare le peculiarità locali, senza standardizzare il territorio, identificare chiaramente i nuclei locali che hanno la ragione della propria capacità attrattiva nella dimensione mista ed equilibrata tra natura e cultura”. Peculiarità, o meglio ancora “eccellenze”, che possono essere denominate con i termini di distretto, di sistemi turistici locali (come indicato nella nuova legge quadro di settore), o altro ancora. “L’importante – ha concluso Dell’Aglio – è capire che la delimitazione di un distretto può non coincidere con i confini amministrativi del territorio, e che la valorizzazione e lo sviluppo turistico dell’entroterra marchigiano passa attraverso la loro individuazione”. Considerazioni condivise dall’assessore regionale al Turismo, Lidio Rocchi. “La legge quadro nazionale ci offre la possibilità di istituire i sistemi turistici locali, che hanno lo stesso obiettivo dei distretti oggi illustrati”. S’è forse perso tempo, ma la strada del rilancio passa attraverso l’integrazione tra costa ed entroterra, attraverso una collaborazione proficua tra pubblico e privato, per non disperdere le opportunità e le risorse economiche disponibili. Al termine dell’illustrazione della ricerca si è aperto il dibattito tra i numerosi intervenuti: amministratori regionali, provinciali e comunali, associazioni locali. Da segnalare l’intervento del consigliere regionale Francesco Massi (Ccd): criticando l’Azienda di promozione regionale (che “non ha dato i risultati sperati”), ha proposto la costituzione di un “management” qualificato (anche composto da personale regionale), da mettere a disposizione degli enti locali, nella gestione delle politiche turistiche.