Text/HTML

Call us now
+123 456 7890
02/03/2000

ZONE TERREMOTATE: DECISE LE DISPOSIZIONI PER IL RILASCIO DEI MODULI ABITATIVI MOBILI

Sono attualmente 377 (1015 due anni fa) le famiglie terremotate ospitate nei moduli abitativi mobili e su queste è concentrata l’attenzione dell’amministrazione regionale per arrivare all’uscita definitiva dai MAM entro l’anno. L’obiettivo è assicurare sistemazioni definitive, come l’assegnazione degli alloggi ERP previsti dal programma straordinario ( circa 1000) e comunque trovare soluzioni abitative più adeguate e alternative ai container, anche attraverso la realizzazione di nuovi prefabbricati in legno, oltre ai 185 già assegnati Per facilitare ulteriormente il rientro nelle abitazioni, in molti casi già riparate, la giunta regionale ha adottato una serie di disposizioni per il rilascio dei moduli abitativi. Nel provvedimento approvato nel corso dell’ultima seduta è stabilito, infatti, che entro 15 giorni dalla raggiunta abitabilità della residenza originaria o dalla revoca dell’ordinanza di sgombero in seguito ai lavori di pronto intervento o dall’assegnazione di un alloggio ERP, i nuclei familiari devono lasciare i moduli abitativi. Le stesse disposizioni valgono per coloro che abitano temporaneamente in un alloggio ERP. I MAM non più utilizzati verranno rimossi dal Dipartimento di Protezione Civile con tutte le attrezzature di corredo, mentre su quelli liberi ed utilizzabili per varie esigenze valutate dai Comuni, verrà apposto un cartello indicante la nuova destinazione d’uso. Il provvedimento ribadisce ulteriormente che coloro che non consentono il rientro nell’alloggio alle stesse condizioni di affitto o contrari a rinnovare il contratto di locazione ( se non in forma scritta è presunto da fatti concludenti) ai vecchi affittuari o ai loro eredi, perdono il diritto al contributo e la priorità nella concessione dei finanziamenti, poichè tali unità immobiliari si configurerebbero come seconde case. Sarà il Comune a provvedere alla dichiarazione di decadenza o alla revoca del contributo se concesso. Il Comune dovrà anche fornire dettagliate relazioni sulle situazioni particolari delle famiglie e sui motivi che impediscono il rilascio dei moduli. L‘esigenza di prevedere alcune regole per consentire il rientro nelle abitazioni, oltre che a facilitare sistemazioni definitive, è dovuta anche a particolari situazioni emerse da un monitoraggio condotto dal servizio regionale di Edilizia pubblica. In sostanza, si è verificato che non sempre, dopo la conclusione dei lavori dell’abitazione, le famiglie hanno lasciato i container o le autonome sistemazioni. E ciò per diversi motivi, legati in qualche caso a condizioni sociali o in altri alla mancata volontà dei proprietari di affittare gli appartamenti ai vecchi conduttori, nonostante ciò sia previsto da precise norme e patti. Vi sono, inoltre, alcune famiglie che hanno disdetto il contratto di affitto o hanno contratti prossimi alla scadenza. Esistono poi altre realtà, come per esempio quelle degli anziani o di persone comunque con problemi di salute che mostrano una certa riluttanza a lasciare i MAM perché nelle aree attrezzate trovano, rispetto alla precedente residenza in frazioni o località più isolate dai centri abitati, un maggior grado di socializzazione, di assistenza e di comfort. Si potrebbe quindi pensare che molti anziani si sentano forse meno soli e più sicuri nei moduli abitativi, nonostante i palesi disagi di una tale sistemazione. Un quadro generale fatto quindi di molti casi personali che vanno comunque regolamentati, anche attraverso l’opera di verifica dei Comuni, ai quali la Regione ha chiesto di essere aggiornata costantemente sulle specifiche situazioni delle famiglie per trovare le soluzioni più adeguate e sulla effettiva disponibilità dei moduli abitativi, sia per riconsegnarli al Dipartimento di Protezione Civile, sia per riassegnarli a coloro che effettuano i lavori nelle proprie abitazioni o alle imprese edili che stanno aprendo nuovi cantieri. (ad’e)