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13/12/1999

COOPERAZIONE ISTITUZIONALE "MARCHE E UMBRIA"

«Siamo stati il motore ispiratore di un disegno territoriale più ampio che ha coinvolto altre Regioni in una politica lungimirante”. E’ quanto affermato dal presidente della Regione Marche, Vito D’Ambrosio, in conclusione dei lavori del seminario «La collaborazione e cooperazione istituzionale tra Umbria e Marche», svoltosi nella sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni, a Perugia. Ai lavori hanno partecipato il presidente della Regione Umbria, Bruno Bracalente, il presidente e il direttore del Censis, Giuseppe Roma e Giuseppe De Rita. Sono intervenuti anche esponenti del mondo istituzionale: per le Marche l’assessore regionale Bruno di Odoardo, e il segretario regionale della Cgil, Oscar Barchiesi. D’Ambrosio ha sottolineato che «la riflessione di oggi non è altro che una tappa intermedia di una collaborazione che proseguirà nel tempo, perché ci sono fondate ragioni di convenienza e perché i dati positivi e i risultati ottenuti sono di gran lunga superiori a quelli negativi. Se da un lato è giusto affermare che il terremoto può aver frenato la politica di cooperazione, dall'altro è giusto mettere in risalto che proprio sulla gestione della ricostruzione tra Marche e Umbria si è registrata una grande unità di intenti e di posizioni». “Il problema delle infrastrutture è emblematico per come le due regioni abbiano avuto la capacità di assumere decisioni comuni, individuando le arterie prioritarie su cui puntare nella modernizzazione dei collegamenti. Ora dobbiamo costruire altri elementi forti della "rete" facendoci carico della sfida telematica e di quella della Pubblica amministrazione, le cui strutture debbono saper lavorare insieme, passando quasi ad una fase di cogestione. Le nuove regioni che sono all’orizzonte, con nuovi poteri e nuovi metodi di elezione dei vertici, non possono significare in alcun modo diminuzione di dialogo, del quale si sente invece un grande bisogno per approdare ad accordi forti, nel comune interesse delle due regioni - ha concluso D'Ambrosio - sia verso il Governo centrale, sia verso la nuova Europa». Il presidente della Regione Umbria, Bruno Bracalente, che ha aperto i lavori del seminario, ha definito l'alleanza Marche-Umbria, lanciata proprio all'inizio di questa legislatura, «una novità, figlia di uno spirito nuovo, di una volontà dichiarata di abbandonare definitivamente ogni idea di autosufficienza». In questi anni l'asse Umbria-Marche ha prodotto risultati concreti e di grande importanza, «il primo dei quali - ha detto Bracalente - è di enorme portata e riguarda l'approccio, lo stile dei rapporti, il naturale coordinamento tra le due Regioni, sui problemi comuni della ricostruzione delle zone terremotate e sulle misure per lo sviluppo di quelle aree». «Non c'è dubbio - ha proseguito Bracalente - che il terremoto ci ha costretti a collaborare, ma non c'è altrettanto dubbio che la politica di cooperazione, avviata nel 1995, ha favorito enormemente questa collaborazione necessaria e senza alternative». Bracalente ha quindi voluto citare alcuni dei risultati della cooperazione tra le due regioni: l'accordo di programma tra Umbria, Marche, Ministero dei trasporti e Ferrovie dello Stato per il raddoppio della Orte-Falconara; il progetto pilota urbano sperimentale per il recupero dei due centri storici di Ascoli Piceno e Gubbio; il recente protocollo d'intesa per lo sviluppo e la sperimentazione congiunta di un sistema informativo relativo allo sportello unico per le attività produttive. Il presidente Bracalente ha infine sostenuto che il seminario di oggi è stato voluto “per sollecitare le forze economiche e sociali delle due Regioni perché il progetto vive e si afferma sole se è sentito come utile e capace di rispondere ad esigenze vere da parte delle società regionali e delle sue espressioni organizzate”. Il professor, De Rita, presidente del Censis, ha sottolineato che «al rapporto tra Marche e Umbria si attaglia bene la cultura della lunga durata». Secondo il presidente del Censis il modello dell'Italia centrale ha poggiato su due elementi basilari: un potere politico forte ed un altrettanto forte libertà imprenditoriale. Un modello, però, che – secondo De Rita - sta invecchiando. Per superare questa crisi occorre immettere nel circuito energie nuove, dare spazio ed importanza ai corpi intermedi, alle Provincie, al fenomeno associazionistico, alle Fondazioni, in poche parole a tutto ciò che fa "tessuto". Occorre un protagonismo della società civile, che potrà creare qualche problema nel modello antico, ma che, a lungo andare, ci potrebbe portare fuori dalla crisi, puntando sull'immissione di una nuova vitalità socioeconomica. Abbiamo bisogno di centri di ricerca nuovi, di aeroporti nuovi, di nuovi spazi direzionali, di una finanza moderna e quindi non solo di una relazionalità individuale. Decisiva è, infine - a parere di De Rita – è la capacità di promuovere nuovi rapporti tra Istituzioni, tra Comuni e Provincie, tra Regioni e autonomie funzionali e tra queste e il sistema dell'Italia centrale, di quello del Nord e della stessa Unione Europea. Per questo occorre un governo che faccia accordi e che stipuli patti e contratti secondo una linea di cooperazione orizzontale che non scenda dall'alto».