Opportunità per il territorio

martedì 6 dicembre 2022  17:24 
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Il direttore dell'Usr Marco Trovarelli 

 

di Marco Trovarelli *

 

Lavoriamo in un Paese famoso per avere più di 110.000 atti normativi in vigore, oltre alle numerosissime Leggi Regionali e agli altrettanti provvedimenti emessi a vario titolo. Non poteva, dunque, fare eccezione la struttura che si occupa della ricostruzione post sisma 2016, che ha infatti già emanato più di 200 Ordinanze.

Nel nostro lavoro, ad esempio, la piattaforma Mude apre le ostilità. Potrei subito argomentare che le piattaforme telematiche sono presenti ormai in tutti i campi della Pubblica Amministrazione, dall’iscrizione alle scuole alla partecipazione a qualsiasi forma concorsuale, fino ai depositi strutturali (che peraltro risultano pure diversi da Regione a Regione), con tutte le connesse difficoltà di gestione della burocrazia, come quelle legate alla semplice acquisizione dello Spid.

Non si può sottacere, però, che sforzi comuni volti allo snellimento della burocrazia, e quindi di riflesso alla velocizzazione delle procedure di ricostruzione post sisma, sono in corso e trovano una genesi nell’azione degli organi centrali dello Stato.

Come noto, si sta faticosamente cercando di approvare il Testo Unico della ricostruzione privata, anche riformulandolo parzialmente in via migliorativa con lo scopo di chiarire e semplificare il complesso compendio normativo attuale e di superare le stratificazioni nel tempo delle ordinanze, che spesso determinano un quadro delle regole connotato dall’emergenza del momento, dalle sovrapposizioni e, a causa dei continui rinvii, dall’inconoscibilità, se non per pochi addetti, restituendo organicità e chiarezza ma soprattutto speditezza burocratica. 
Sul punto, pur conscio che l’emanazione dei Testi Unici non sempre ha raggiunto gli obiettivi di semplificazione che gli sarebbero stati propri, sono fiducioso sul fatto che potrà rappresentare un valido contributo per quanti si occupano di ricostruzione privata, sia in qualità di professionisti sia di funzionari istruttori, semplificando certamente il lavoro non solo a quanti lo intraprenderanno per la prima volta, ma anche ai già avvezzi al mondo della ricostruzione.
Ho partecipato personalmente a tutti gli incontri che si sono svolti per definire i contenuti del Testo Unico ed è stata per me un’esperienza molto significativa. Garantisco che il tema è stato a sviscerato a lungo e che ho avuto modo di confrontarmi con molti soggetti interessati, dai quali sono giunti preziosi contributi, tutti volti ad individuare importanti casi specifici che assolutamente non potevamo trascurare.

Naturalmente, accanto ad una visione ottimistica degli sforzi che tutta la P.A. ha fatto e dovrà fare in futuro per lo snellimento delle procedure, il mio ruolo impone anche un approccio critico alla vicenda, motivo per cui non posso fare a meno di valutare la circostanza che, una volta adottato il provvedimento, nell’operatività della ricostruzione, sorgeranno altre questioni come accaduto per altri testi unici in vigore.

Voglio proporre un’analogia che ci è congeniale: le nostre esperienze da tecnici ci insegnano quotidianamente che ciascun progetto, in sostanza, è costituito da due macro-fasi: la prima di acquisizione di tutte le esigenze da soddisfare, anche mediante l’elaborazione di schemi funzionali, e la seconda, altrettanto importante, di semplificazione di tali schemi in un organismo che abbini alla funzionalità la fattibilità dell’opera.

A mio giudizio questa seconda fase è senza dubbio la più difficile ed impegnativa, specialmente non vogliamo accontentarci di prodotti caotici, labirintici ed esteticamente discutibili. È questa la fase che viene puntualmente trascurata da tutto il sistema legislativo italiano.
Aggiungerei anche, usando sempre la stessa analogia, che soltanto le opere “semplici” e ben fatte durano nel tempo senza bisogno di manutenzione continua come accade ed è accaduto, seppur raramente, per alcune leggi (penso ad esempio ai principi fondamentali della nostra Costituzione).

Dobbiamo prendere atto che in Italia, a livello legislativo, non è possibile percorrere altra strada; alla fase di acquisizione delle esigenze sempre molto dettagliata e puntuale fa raramente seguito una fase di semplificazione, forse proprio perché è quella difficile da conseguire in quanto deve essere necessariamente frutto del lavoro di una molteplicità di competenze.

Confesso, quindi, che da quando ho deciso di accettare il ruolo di direttore dell’USR Marche non ho mai pensato che fosse davvero possibile riuscire a semplificare le procedure, tanto che anche le stesse deroghe introdotte da dispositivi normativi eccezionali, non semplificano i procedimenti che comunque devono essere attuati.
Il mio vero obiettivo, ferma restando l’impossibilità di bypassare la normativa, su cui cerco di lavorare tutti i giorni, è quello di puntare sull’efficacia dell’attività di ricostruzione.
Difatti, il termine “burocrazia” in senso letterale significa l’insieme delle persone e delle funzioni dei pubblici uffici; è proprio da questa definizione che a mio giudizio bisogna partire, in modo particolare dalle persone che svolgono le funzioni pubbliche.
Questo era già il mio convincimento prima che entrassi nell’USR, ma devo dire che sono stato immediatamente sorpreso da qualità, competenza e disponibilità dei dipendenti, non perché avessi dei pregiudizi negativi, ma perché è stato possibile cogliere immediatamente l’enorme potenzialità della struttura che comprende funzionari, mediamente molto giovani, che abbracciano tutte le discipline sia tecniche sia amministrative.
Con loro cerco costantemente di condividere la necessità di mettere al centro del nostro lavoro l’obiettivo principale per cui siamo nati: la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture danneggiate nei territori della Regione colpiti dal sisma.

Immagino possa sembrare un’affermazione piuttosto banale, ma non è così. La sensazione di impotenza nei confronti della complessità dei procedimenti è accomunata alle difficoltà dei funzionari che, concentrati nelle molteplici verifiche di cui sono responsabili, rischiano quanto i privati di smarrirsi nelle pieghe delle procedure e nella dilatazione dei tempi.

Cerco di non perdere mai occasione, e come detto ho trovato terreno molto fertile, per ribadire la necessità di ribaltare l’approccio con ciascuna delle istanze presentate. Bisogna, cioè, evitare di perdersi nell’analisi preventiva delle possibilità che le varie ordinanze mettono a disposizione dei tecnici e dei proprietari, valutare immediatamente, anche se a grandi linee, l’obiettivo finale ed utilizzare la normativa come una verifica in grado di suggerire eventuali aggiustamenti.

L’Amministrazione Regionale, il presidente Acquaroli ed in particolare l’ex assessore con specifica delega, il senatore Castelli, hanno investito molto sull’Ufficio Speciale per la Ricostruzione sia in termini di risorse umane, professionali che di assetto organizzativo.
In particolare, per agevolare i comuni maggiormente colpiti dagli eventi sismici e dalle numerose incombenze burocratiche, l’USR si è vestito di una nuova forma cambiando la sostanza delle proprie competenze. Il nuovo Settore delle Ordinanze Speciali riveste il ruolo di soggetto attuatore per la realizzazione degli interventi, anche coadiuvando e affiancando tutte le Amministrazioni nei procedimenti degli appalti.
Particolare attenzione è stata rivolta alle risorse umane, cercando di facilitarne un futuro stabile e sicuro. Difatti a fine novembre hanno avuto luogo cinque distinti concorsi nelle varie figure tecniche amministrative da destinare ai rispettivi settori. Oltre a questo si è cercato di lavorare e migliorare le prassi d’ufficio, la trasparenza, la comunicazione, la disponibilità e una maggiore apertura verso l’esterno.

Per concludere, vorrei tornare alla domanda iniziale: “È possibile uno snellimento in tema di burocrazia legata alla ricostruzione?”. 

La mia risposta è no se per snellimento si intende semplificazione; è invece positiva e speranzosa se per snellimento si intende efficacia.

 

* direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione delle Marche