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Percorsi tematici > Le confraternite religiose nelle Marche: arte e spiritualità

Conosciute con i nomi di compagnie, confraterie, gilde e misericordie, le confraternite sono associazioni cristiane di laici sorte con lo scopo di compiere opere caritatevoli e di incrementare il culto. Spinti dalla carità cristiana e convinti che la salus animarum passasse essenzialmente attraverso la preghiera e le opere benefiche, i confratelli si dedicavano all’organizzazione dei gruppi di preghiera, all’aiuto materiale e morale nei confronti dei bisognosi, alle esequie dei defunti e all’ospitalità per stranieri e pellegrini. Oltre alle finalità religiose e filantropiche, contribuì al proliferare delle confraternite anche un’esigenza di natura sociale: appartenere ad una compagnia, infatti, tutelava in caso di necessità gli stessi consociati, che si assicuravano così  il diritto ad essere assistiti ed avere una degna sepoltura. 

Il pieno sviluppo delle associazioni confraternali si ebbe nel XII secolo, periodo in cui si avvertiva l’esigenza di sopperire, almeno in parte, alla totale mancanza di assistenza pubblica; da quel momento le confraternite si diffusero capillarmente in tutto il territorio nazionale e, alcune, sono attive ancora oggi. Ogni confraternita, in base alla devozione, era intitolata ad un santo, ad un attributo di Dio o ad una festa religiosa; la denominazione era spesso correlata al compito specifico della confraternita. 

A Sant’Angelo in Vado (PU), ad esempio, la Compagnia di Santa Caterina si occupava essenzialmente di fornire la dote alle ragazze da maritare rimaste orfane, motivo per il quale la chiesa, sede della confraternita, è ancor oggi ricordata con il nome di Santa Caterina delle bastarde. Ad Ostra (AN), invece, la Compagnia dei Crocesegnati, sorta nel Duecento per iniziativa di alcuni reduci dalle crociate in Terrasanta, si dedicava prevalentemente alla liberazione dei cristiani catturati dai saraceni. 

In taluni casi lo sviluppo delle confraternite era correlato ad episodi peculiari della dottrina cristiana: è il caso delle Compagnie della Buona morte, che provvedevano alla sepoltura cristiana di chi moriva indegnamente, nonché all’organizzazione di preghiere e di messe di suffragio per accelerare il processo di purificazione delle anime dei defunti. Tali compagnie proliferarono dopo il riconoscimento ufficiale della “dottrina del Purgatorio”, istituzionalizzata dalla Chiesa nel 1274.

La confraternite, in genere, erano regolate da uno statuto ed erano governate da un rettore, la cui nomina era approvata dal vescovo. Ogni confraternita,  in base all’importanza, aveva un luogo di elezione che poteva essere un oratorio, una chiesa, un altare o una cappella dove si svolgevano le pratiche previste dallo statuto, quali messe, preghiere e adunanze. Collegiale era la partecipazione dei confratelli alle processioni religiose durante le quali i consociati indossavano una lunga veste talare di panno grosso detta “sacco” e un ampio cappuccio che copriva interamente il capo, lasciando solo due fessure per gli occhi.

Attualmente le confraternite, accantonate le pratiche benefiche e assistenziali, sono le custodi delle tradizioni locali, facendosi carico di tramandare peculiari riti religiosi come, ad esempio, la processione del venerdì santo. Il rito si svolge ancor oggi, in tutta la sua suggestione, in alcune località quali ad esempio Osimo (AN), Petriolo, Tolentino, Montecassiano (MC), Mercatello sul Metauro e Cagli (PU).  

Il rituale della “processione del Cristo Morto” si ripete più o meno inalterato in tutte le città: ancora oggi, sotto il gonfalone della confraternita, sfilano, muniti di torce e lanterne, i confratelli incappucciati, alcuni dei quali scortano la portantina funebre con la statua del Cristo Morto. A Mercatello (PU), caso più unico che raro, il simulacro di origine medievale è realizzato in cuoio conciato così da permettere, attraverso il movimento degli arti del tutto somigliante a quello umano, una suggestiva e impressionante Crocifissione e Deposizione. L'artista Bruno da Osimo ricorda il timore che, da bambino, gli incutevano gli incappucciati, detti in gergo i sacconi, guidati dal suono stridulo della battistangola, una tavoletta di legno con una maniglia metallica utilizzata durante le liturgie pasquali in luogo delle campane, legate in segno di lutto.     

Concepite come fondazioni ecclesiastiche, le confraternite disponevano di notevoli patrimoni dovuti a lasciti e donazioni di benefattori o a contributi elargiti dagli stessi confratelli. Parte di questo patrimonio venne impiegato per la realizzazione di opere atte ad ornare gli oratori, le cappelle e gli altari di cui i confratelli più generosi acquisivano lo iuspatronato. Esemplare in tal senso fu la confraternita del Corpus Domini di Urbino che, oltre ad annoverare tra i membri i pittori Giovanni Santi, Timoteo Viti e Federico Barocci, commissionò capolavori quali l’Ultima cena di Giusto di Gand, la Profanazione dell’ostia di Paolo Uccello e lo stendardo di Tiziano con L'ultima Cena e la Resurrezione di Cristo. 

Si deve invece alla confraternita anconetana del SS. Sacramento l’incarico, affidato a Rubens, di eseguire i disegni per i quattro arazzi oggi conservati nel Museo Diocesano di Ancona. 

Il patrimonio delle confraternite non è composto solo da capolavori di evidente pregio artistico ma è, in larga parte, dato da manufatti artigianali dal profondo contenuto culturale e religioso.   

Ne è prova il corredo della chiesa barocca del Nome di Dio di Pesaro, eretta dalla confraternita omonima che si occupava di dare sepoltura agli indigenti e ai giustiziati. La chiesa, fastosamente  rivestita in legno dipinto, dispone ancora di un’importante raccolta di oggetti del XVII secolo che scandivano la vita confraternale. Si possono infatti ancora ammirare il bussolotto per le votazioni, la cassaforte della compagnia, i tabellari con i nomi dei confratelli e la barella in legno nero e dorato per il trasporto dei defunti.     

Al patrimonio processionale e liturgico delle confraternite, recentemente, sono stati dedicati musei voluti e gestiti dalle stesse corporazioni. Nelle Marche i musei delle confraternite sono due: il Museo dei Legni processionali di Petriolo (MC) e il Museo dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento di Tolentino (MC). Altri oggetti legati al mondo confraternale sono inoltre conservati nei musei di proprietà civica e diocesana, come il Museo Diocesano di Jesi (AN)o il Museo di San Francesco a Mercatello (PU): a questi istituti è affidato il compito di tramandare il significato liturgico e culturale insito nelle opere. 

  

BIBLIOGRAFIA

- G. Calegari, Scene dal Seicento: i confratelli e la chiesa del Nome di Dio a Pesaro, Comune di Pesaro, 1988.

- L. Moranti, La Confraternita del Corpus Domini di Urbino, Il lavoro editoriale, Ancona, 1990.

- G. Cucco (a cura di), I tesori delle confraternite, Comunità Montana Alto e Medio Metauro, 1999. 

- L. Vanni, Santi & associati, collana La Valle dorata, edizioni Centro Studi “G. Mazzini”, Sant’Angelo in Vado, Tipolitografia Grafica Vadese, 1999. 

- L. Egidi, R. Lombardi (a cura di), La confraternita della Pia Unione del Cristo Morto, Fondazione Don Carlo, Osimo, stampa, 2001  

- A. Pallotto, Arte e Pietà. Musei delle Confraternite nelle Marche, tesi di laurea in Museologia, Facoltà di lettere e filosofia, Università degli studi di Macerata, A.A. 2004- 2005. 

- A. Brancati (a cura di), La Confraternita e la Chiesa dell’Annunziata di Pesaro. Il fenomeno confraternale in Italia, Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro, Il lavoro editoriale, 2005.

-F. Bricca (a cura di), Processione, Venerdì Santo a Mercatello, Confraternita del SS. Sacramento di Mercatello, 2009.

Legenda

Sede museale
Museo Diocesano - JESI
 
Museo di San Francesco - MERCATELLO SUL METAURO
 
Museo dei Legni Processionali - PETRIOLO
 
Museo dell'Arciconfraternita del SS. Cuore di Gesù - TOLENTINO


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