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Le Opere > Pietro Alamanno (Gottweitch, doc. dal 1475 al 1498) - Santa Veneranda

  • Autore: Pietro Alamanno (Gottweitch, doc. dal 1475 al 1498)
  • Titolo: Santa Veneranda
  • Localizzazione: ASCOLI PICENO - Pinacoteca Civica
  • Dati tecnici: tempera su tavola, cm 106x34, scomparto di pentittico collocato entro una cornice moderna
  • Descrizione: 

    L’opera, proveniente dalla cappella degli Albanesi della Cattedrale, è uno dei cinque scomparti in gran parte perduti, realizzati dall’austriaco Pietro Alamanno per la fiorente comunità ascolana degli albanesi nel 1482. L’opera rappresenta Santa Veneranda, vestita in abiti monacali, immersa in un calderone bollente mentre prega per la sua anima tenendo fra le mani un crocifisso.

    Il tema iconografico è stato oggetto di un curioso intreccio di storie legate alle figure di due sante. Su commissione della comunità albanese, il pittore rende omaggio ad una santa particolarmente legata al mondo balcanico: santa Parasceve. 

    Vissuta nel X secolo, prima monaca e poi eremita in una zona desertica vicino la città di Costantinopoli, Parasceve era molto venerata nei paesi baltici come protettrice contro gli invasori turchi. Proprio l’invasione turca aveva favorito l’immigrazione di numerose comunità albanesi sulle sponde adriatiche dell’Italia dove il culto della santa si intrecciò con quello di un’altra Parasceve, vissuta a Roma e martirizzata sotto l’imperatore Antonino Pio. La leggenda narra che l’imperatore romano non essendo riuscito con le minacce a farle rinnegare la fede cristiana, decise di far immergere la donna all’interno di una grande caldaia piena di olio bollente. L’uscita indenne della martire dal calderone bollente favorì la conversione dell’imperatore che volle farsi battezzare; la santa tuttavia non scampò al martirio poiché venne successivamente decapitata per mano di un governatore romano. All’episodio del martirio per mano dell’imperatore Antonino Pio si rifà la tavola di Pietro Alamanno, mentre  il nome ‘Veneranda’ venne attribuito alla santa dalle comunità albanesi e slave presenti nell’Italia meridionale.   



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