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24/11/2000

KOUROI MILANI – RITORNO AD OSIMO

Nell’ambito del progetto Piceni popolo d’Europa, si inaugura a OSIMO (AN), sabato 25 novembre alle ore 18 (Teatro La Nuova Fenice), l’attesa mostra che vede il ritorno in città delle due statue di marmo di epoca arcaica (VI sec. a.C.): Kouroi Milani – Ritorno ad Osimo, questo è il titolo dell’esposizione che sarà allestita nel centrale Palazzo Campana (sede anche della rinnovata pinacoteca comunale), dal 25 novembre al 30 giugno 2001 (catalogo De Luca, Roma). Una straordinaria notizia ha animato in questi giorni la preparazione dell’evento: la rivelazione in occasione della conferenza stampa del Soprintendente Archeologo delle Marche Giuliano de Marinis del probabile ritrovamento in collezione privata marchigiana della testa dell’Apollino Milani: l’ipotesi, se suffragata da riscontri certi con il Torso Milani in mostra a Osimo, sarà adeguatamente pubblicizzata e resa nota alla comunità scientifica e alla stampa. La mostra L’esposizione, a cura di Giuliano de Marinis e Maurizio Landolfi, rispettivamente Soprintendente e funzionario della Soprintendenza Archeologica per le Marche, si avvale di un comitato scientifico composto da Lorenzo Braccesi (Università di Padova, presidente), Maurizio Landolfi, Angelo Bottini, Mario Canti, Paola Marchegiani, Mario Luni e Mareva Cardone. L’evento è promosso dalla Regione Marche - Assessorato alla Cultura, Centro Beni Culturali e dal Comune di Osimo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Marche, la Soprintendenza Archeologica per la Toscana, la Provincia di Ancona, l’Università di Urbino, l’Università di Padova e l’Istituto Campana di Osimo. La mostra consiste nell’eccezionale ritorno temporaneo a Osimo, nelle Marche, delle due statue greche di epoca arcaica, i noti Kouroi Milani, attribuite, secondo le ipotesi più accettate, l’una ad un ambiente attico provinciale, con datazione intorno al 530 a.C., l’altra, di pochi decenni posteriore alla prima, forse all’ambito attico più proprio. Enrico Paribeni (1982), considerava anzi le due sculture "… tanto più strane e singolari per essere apparizioni addirittura uniche nel patrimonio artistico dell’Italia continentale… e rare anche nelle città greche del Sud". Le due statue sono viste a Osimo nel 1741, come attestato da un carteggio conservato nella biblioteca Oliveriana di Pesaro, nel quale l’Abate Olivieri di Pesaro scrive al canonico osimano Luca Fanciulli chiedendo notizie di quelle due statue greche da lui ammirate due decenni prima nel Giardino del Vescovado, in occasione di un soggiorno ad Osimo, ov’era stato ospite del Vescovo Pompeo Compagnoni. Confluite poi nella collezione di antichità della nobile famiglia Briganti – Bellini, le due sculture rimasero nella città marchigiana fino al 1902, quando Luigi Adriano Milani, Direttore del R. Museo Archeologico di Firenze, le acquistò per tale museo, dove tuttora si trovano. Che cos’è un kouros? Nella letteratura archeologica il termine kouros ha un significato preciso e si connette con un tipo iconografico di figura maschile nuda in posizione eretta, con una gamba avanzata e le braccia stese lungo i fianchi, non impegnata in alcuna azione determinata. Essa è concepita secondo i principi compositivi dell’immagine propri dell’ arte arcaica e dunque secondo vedute per piani paralleli, e ispirata ad una rigorosa frontalità e simmetria. La nudità integrale caratterizza questo modello umano adottato da molte società greche e ne sottolinea l’originalità rispetto ai tipi maschili dei repertori iconografici utilizzati in Egitto, dove i greci certamente entrarono in contatto con la grande scultura, e nel vicino Oriente (dove se ne osserva un uso in primo luogo architettonico), traendone ispirazione alla monumentalità. Si accende il dibattito tra gli archeologi sulla provenienza dei due kouroi: mercato antiquario o la villa romana di Monte Torto di Osimo? L’interesse per questi monumenti di straordinaria forza e bellezza, è aumentato dall’incertezza sulla loro origine, che dovrà costituire un indirizzo di più approfondita ricerca: nei saggi in catalogo infatti si fronteggiano in maniera approfondita e scientifica due posizioni: l’una che propende a considerare l’ipotesi di collocare i due kouroi come presenti a Osimo gin dall’antichità, forse già in epoca picena, basandosi sulle fonti locali settecentesche che descrivono le due sculture nella zona di Monte Torto di Osimo, un’area nota agli studiosi per gli scavi in corso (G. V. Gentili e M. Luni); l’altra, sostenuta dalla Soprintendenza archeologica delle Marche (G. de Marinis e M. Landolfi), è più cauta nel validare questa ipotesi perché non suffragata dall’esistenza certa di un contesto urbano di matrice greca nel territorio in esame, tale da giustificare la presenza di un santuario o necropoli, ovvero i luoghi deputati alla presenza di due statue del genere, sulla scia di quanto si verifica in altre zone della Grecia. L’ipotesi accreditata dalla Soprintendenza archeologica di Ancona propende per collocare la provenienza delle due sculture dall’ambiente del commercio antiquario, che aveva coinvolto fin dal sec. XV, grazie all’umanista Ciriaco d’Ancona, Ancona con la Grecia. Al di là della provenienza delle due sculture, comunque, esse rappresentano uno dei fenomeni artistici più rilevanti dell’arcaismo greco, che vede altri rappresentanti di varia epoca diffusi nel mondo adriatico (questi con accertata provenienza archeologica) e nelle Marche stesse: il piccolo Kouros da Pioraco (MC) ed in Emilia Romagna quello di Marzabotto, di cui rimane il frammento della bellissima testa lavorata. Le opere di Pioraco e Marzabotto, presenti nel catalogo De Luca, saranno esposte in mostra a Osimo a partire dal 1 marzo 2001.