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20/11/2000

SEMINARIO "PROSTITUZIONE E TRATTA". FENOMENO IN EVOLUZIONE ANCHE NELLE MARCHE, DA AFFRONTARE IN SINERGIA.

“La prima cosa da fare per una riflessione approfondita e per affrontare il fenomeno della prostituzione è sgombrare il campo dai luoghi comuni e dalle rappresentazioni sociali, per poter lavorare insieme con l’obiettivo di una politica di collaborazione tra livelli istituzionali e associazioni di base. “ Il consulente della Commissione Interministeriale sulla Tratta, Vincenzo Castelli, di origine marchigiana, intervenuto il 16 novembre al “Seminario sulla Prostituzione” e Tratta, organizzato dalla Regione Marche – assessorato ai Servizi sociali presso la sala consiliare della Provincia di Ancona, studia da anni l’evoluzione di un fenomeno “ vecchio quanto il mondo” , ma nuovo per le implicazioni che oggi si manifestano con molte sfaccettature, tutte fondamentali : mancanza molto spesso di conoscenza dei due lati del problema, prostituzione e tratta, che non sono indistinti, accomunando problemi di mondi distanti tra loro come la Nigeria e l’Est Europeo; la spettacolarizzazione del mondo della prostituzione da parte dei mass media ; i legami con la criminalità organizzata; un “ritrovato senso del pudore” che dirotta il tema della prostituzione su livelli pseudo-etici, nascondendo un fenomeno ambivalente come quello del “cliente”, l’abuso di minori, la politicizzazione del fenomeno con dibattiti su proibizionismo e liberalizzazione con l’unico risultato di disorientare il cittadino; il legame tra prostituzione, tossicodipendenza e malattie trasmissibili che deve essere riconsiderato. Sul problema specifico della tratta di ragazze immigrate – ha spiegato Castelli- si possono evidenziare cinque nodi essenziali: 1) I flussi . Non è possibile definire il numero di ingressi in Italia di ragazze che arrivano per esercitare la prostituzione ed è quindi difficile elaborare indicatori per monitorare i flussi (I dati sono discordi: 18-25 mila ragazze, o 50-60 mila). Cambiano continuamente le rotte di entrata, cambiano le modalità di approccio da parte delle organizzazioni malavitose. I motivi di ingresso sono ormai noti: la tragica situazione nei paesi di origine e la seduzione della vita agiata nei paesi occidentali, Italia in testa. 2) La nazionalità. Negli anni 80 l’arrivo in massa dalla Nigeria, poi a partire dal 90 dall’Albania e quindi dal 95 dai Paesi dell’Est, con la più alta percentuale dalla ex Unione Sovietica, in particolare dalla Moldavia. Tutto ciò implica la necessità di relazionarsi con mondi culturalmente molto diversi dal nostro e tra loro. Per quanto riguarda la nazionalità italiana delle ragazze avviate alla prostituzione, il fenomeno si è modificato, passando dalla strada all’invisibilità dei locali notturni e degli appartamenti privati. Un fenomeno a parte, quello delle ragazze tossicodipendenti che si prostituiscono, attorno al quale il dibattito è stato quasi abbandonato. 3) Le terre di nessuno:manca una seria analisi sul mondo dei transessuali e della prostituzione maschile. E ci sono sempre più minorenni avviati dalla malavita a questo mondo. 4) L’immigrazione: sbagliato il parametro “immigrazione uguale prostituzione”, anche se di fatto il mondo della prostituzione è una variabile del pianeta immigrazione e dei suoi problemi strutturali: clandestinità, lavoro nero, problemi di accesso ai servizi, conflittualità con la popolazione locale. 5) L’evoluzione normativa: la legge 286/98 “Testo Unico sulla disciplina dell’immigrazione” ha una grande portata innovativa, rispetto ad altre nazioni, nell’istituzione della protezione sociale per casi di violenza e sfruttamento sessuale nei confronti di uno straniero. Infatti l’art.18 prevede l’attivazione di un programma di assistenza ed integrazione mediante il rilascio di permessi di soggiorno per ragazze che chiedono percorsi di uscita dalla strada per essere inserite in programmi di studio e lavoro. Dal novembre 99, la legge ha prodotto molti risultati: 49 progetti avviati, 700 accoglienze e 600 permessi di soggiorno, 35 mila chiamate al numero verde e 100 percorsi di protezione attivati, una campagna di informazione pubblica e la creazione di una rete di comunicazione tra Organi ministeriali, Prefetture e Questure. Castelli ha concluso il suo intervento richiamando la necessità di una gestione concertata dell’art. 18 con la finalità di offrire le maggiori garanzie alla ragazza vittima della tratta, attraverso il dialogo tra istituzioni ed ha evidenziato anche il ruolo troppo assente degli enti locali su questo fenomeno, auspicando una maggiore formazione anche da parte degli amministratori pubblici. Da tutti gli intervenuti al seminario - Vincenzo Castelli che ha parlato di esempio per altre regioni, agli assessori alle politiche sociali delle province di Ancona e Ascoli , Donatella Linguiti e Patrizia Rossini, ai rappresentanti delle associazioni “On the road” Marco Bufo e della Caritas e “Free woman”, Riccardo Borini - è stata apprezzata l’iniziativa della Regione di dare vita ad un Tavolo tecnico regionale sulla prostituzione e tratta. “Una prima risposta di come si può lavorare insieme, di come si può affrontare un problema con il quale non dobbiamo imparare a convivere ma imparare a comprendere innanzitutto, ha commentato l’assessore ai servizi Sociali, Marcello Secchiaroli nell’illustrare l’attività e i compiti del Tavolo regionale. “Si può affrontare un problema che è anche di sicurezza con la solidarietà? Io credo di sì, coinvolgendo la comunità che è interessata da certi fenomeni, avvicinandosi alle problematiche del territorio, collegandoci sempre di più per lavorare a rete e integrando gli interventi nell’ottica di un miglioramento della qualità dei servizi. Del resto è questa la filosofia del nuovo Welfare e il principio che ha ispirato l’attivazione del Tavolo tecnico. Vi sono riunite le quattro province, le associazioni Free Woman e On the road , con lo scopo coordinare e accompagnare gli interventi di contrasto al fenomeno della prostituzione e tratta e tutelare, nel contempo, le persone sfruttate. Compiti fondamentali del tavolo saranno la programmazione degli interventi nel contesto regionale, il raccordo degli enti e delle aree, la definizione delle strategie di reperimento delle risorse per avviare i progetti, le azioni di formazione e il lavoro di rete.” Il fenomeno nelle Marche I dati sono stati rilevati dalla associazioni “On the road”- S.Benedetto e Caritas - Ancona Distribuzione geografica: Centro regione (Falconara, Montemarciano, Senigallia) stime minime: 50; massime: 80; Centro sud regione (Civitanova, Sant’Elpidio ) min. 50; massime 80; Sud regione (P.to S. Giorgio, Pedaso, Grottammare, Vallata del Tronto e Strada Prov.le Bonifica ( uno dei tanti simboli in Italia – ha detto Castelli – della prostituzione di strada ) min. 80; max.100, per un numero complessivo che va da 180 a 260. La provenienza: il 26% dall’Albania, il 25% dalla Nigeria, dall’est Europa (Ungheria, Polonia, Romania, Bulgaria) 17% ; dall’Ex URSS,l’11%; dall’America latina il 3%, da altri paesi africani il 5% e dall’Italia il 9%. Caratteristiche: età: dai 13 ai 35 anni; scolarizzazione: dall’analfabetismo alla laurea; conoscenza della lingua italiana: molto bassa; grado di consapevolezza rispetto alla destinazione al mondo della prostituzione a volte nullo, ma mai le ragazze immaginano una situazione di totale assoggettamento; nulla la conoscenza dei diritti; bassa conoscenza in materia di prevenzione e tutela della salute, continuamente minate dalle richieste dei clienti che chiedono prestazioni non protette; altissimo grado di clandestinità, quasi tutte le ragazze private dei documenti di identità da parte delle organizzazioni criminali. Localizzazione del fenomeno: si passa dall’ambito più evidente della strada a quello invisibile e sommerso della prostituzione in appartamento (anche delle straniere) alla prostituzione mascherata dei locali notturni. I progetti messi in atto: da segnalare, oltre alle centinaia di Unità di strada, i centri di ascolto, le case di fuga e di accoglienza, l’accoglienza presso famiglie, l’attivazione a S.Benedetto, ma naturalmente esteso alla regione, del Numero verde sulla tratta 800 290290, operativo da luglio 24 ore su 24 con operatrici-assistenti e interpreti linguistiche che ha finora raccolto 80 chiamate e che – ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Ascoli Piceno, Patrizia Rossini, diventerà un punto di riferimento della rete dei servizi territoriali finalizzati al reinserimento delle ragazze. (ad’e)