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28/08/2000

LA REGIONE ISTITUISCE UN TAVOLO DI LAVORO PER LA CIARE DI SENIGALLIA

Sono per il momento molto distanti le posizioni della proprietà, e quindi dell’Assindustria, e della parte sindacale sulla vicenda dell’azienda CIARE, l’industria produttrice di altoparlanti, una struttura che opera da circa 50 anni e che significa molto non solo per la città di Senigallia, ma più in generale per l’immagine manifatturiera delle Marche. Questa mattina si sono confrontate ad un Tavolo di lavoro - convocato dall’assessore Cristina Cecchini - a cui ha partecipato anche il sindaco di Senigallia Luana Angeloni. Il Tavolo è già stato riconvocato per il prossimo 18 settembre: si intende infatti – ha detto l’assessore – lavorare per trovare una soluzione per il suo rilancio, con il contributo della stessa Regione, che è disponibile ad attivare corsi di formazione professionale e a farsi carico di contratti di solidarietà. Una posizione questa della Regione che nasce dalla stessa realtà che sta attraversando l’azienda. La CIARE, nel settore degli altoparlanti, segue due tipi di produzioni, totalmente diverse tra di loro: un prodotto cosiddetto “povero”, con poco valore aggiunto dove il costo del lavoro incide per circa il 40 per cento e un prodotto “ricco”, che ha un target legato ad una richiesta di mercato di tipo professionale. Su questo secondo prodotto i problemi non ci sono, con il mercato che tira e la CIARE che riesce ad affrontare bene la concorrenza, visto l’alto livello tecnologico impiegato. I problemi invece riguardano il prodotto “povero” o almeno così sostiene la parte industriale: in questo caso ci sarebbe ormai da tempo una forte concorrenza dei paesi asiatici e, ultimamente, anche di quelli dell’est Europa. Situazione questa immutabile, sempre secondo l’azienda, che il 2 agosto ha avviato, proprio sulla base di questa analisi, la procedura di mobilità per 40 lavoratori. Una scelta che vede la forte opposizione del sindacato, che chiede il rispetto degli accordi di un anno fa, quando quei lavoratori furono messi in cassa integrazione speciale, cassa integrazione che scadrà il 4 ottobre. Una scelta – sottolinea Vincenzo Cerulli per il sindacato - che non si spiega visto che, negli ultimi tempi l’azienda ha lavorato, raggiungendo significativi picchi produttivi, che hanno comportato, non solo il non utilizzo alla cassa integrazione, ma addirittura il ricorso a turni di lavoro. C’è il sospetto – incalza - che la proprietà della CIARE stia perseguendo una politica aziendale volta a trasformarla in società commerciale, abbandonando gradualmente l’attività produttiva. Così si spiegherebbe, sempre secondo il sindacato, il fatto che parte della produzione è stata decentrata sul territorio. La proprietà - rappresentata da Fausto Fabbrini - si è difesa, sostenendo che le diminuite commesse collegate alla forte concorrenza, rendono non redditizio il mantenimento all’interno dell’azienda della produzione “povera” e che l’aumento del lavoro degli scorsi mesi riguarda solo il prodotto professionale, dove la domanda è aumentata per ragioni congiunturali, come ad esempio l’evento del Giubileo. Comunque – ci ha tenuto a precisare lo stesso Fabbrini – la CIARE “rimarrà azienda manifatturiera e non ha alcuna intenzione di trasformarsi in attività commerciale.” Questa dichiarazione è stata vissuta non solo come una “promessa”, ma anche come volontà di collaborare per arrivare ad una soluzione. A questo proposito l’assessore Cecchini ha dato la propria disponibilità ad intervenire, invitando le parti a riflettere su come si potrebbe riconvertire tutta l’attività della CIARE per la produzione del cosiddetto prodotto professionale, migliorando il processo produttivo e puntando ulteriormente sul fattore “qualità”. Con questo appello la riunione è stata aggiornata, dopo che il sindaco Angeloni ha ricordato che della vicenda si occuperà il prossimo consiglio comunale di Senigallia, visto il posto che la CIARE occupa nella vita cittadina, che mal potrebbe sopportare la perdita di 40 posti di lavoro. (e.r.)