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30/06/2000

"IL SANGUE NON VA IN VACANZA" - APPELLO PER NUOVE DONAZIONI NELLE MARCHE

Nelle Marche non esiste un’emergenza sangue, ma occorre ugualmente “prevenire una situazione d’instabilità, perché l’autosufficienza non è un numero, ma un andamento” che deve risultare lineare anche nel periodo estivo. La stagione turistica avviata e le manifestazioni legate al Giubileo richiedono di non abbassare la guardia sul fronte delle donazioni. È l’appello lanciato alla comunità marchigiana dall’assessore regionale alla Sanità, Augusto Melappioni, dal presidente regionale dell’Avis (Associazione volontari italiani sangue) Enrico Morli, e dal responsabile del Centro trasfusionale di coordinamento dell’ospedale di Torrette (Ancona) Mario Piani. Le Marche vantano una tendenziale autosufficienza. Nel 1999 i 32.550 donatori marchigiani hanno assicurato 54.670 unità sangue (u.s.) [1 u.s. = 450 grammi di sangue intero, cioè non lavorato]. Secondo gli standard dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), i marchigiani (1.455.449 abitanti) hanno un fabbisogno teorico di u.s. oscillante tra le 43 mila e le 58 mila dosi. Per raggiungere il livello ottimale (58.217 u.s.), alle Marche “mancano” 3.547 u.s. pari a 1.773 nuovi donatori. Un dato che spinge la Regione e l’Avis a non “abbassare la guardia” e a sollecitare nuove donazioni. Un appello che l’assessore Melappioni rivolge soprattutto a giovani, “per sentirsi cittadini più attivi”, e ai medici di base, “per attivare questo processo di incentivazione”. Un invito proposto d’estate, perché “le precedenti campagne di sensibilizzazione estiva hanno dato risultati positivi e incoraggianti”. Melappioni ha colto l’occasione per sottolineare come l’attività trasfusionale nelle Marche vanti livelli qualitativi elevati. “La scelta di puntare sulla specialità del sangue consente di dare una risposta a tutte le esigenze sanitarie nel pieno rispetto della qualità. Oggi possiamo garantire ai cittadini un prodotto che è sempre al centro dell’attenzione, perché ricavato da donazioni non occasionali, ma selettive”. L’identikit del donatore marchigiano, infatti, è quello di una persona giovane, sana, con stili di vita “normali”, costante nel numero di donazioni (mediamente due all’anno). E la qualità del sangue donato dai marchigiani è testimoniato da fatti concreti. “Le Marche - ha sottolineato il direttore del Centro trasfusionale di coordinamento, Piani – sono l’unica regione che soddisfano i criteri di sicurezza europei per la lavorazione del plasma. Nessuna unità è stata mai scartata dalle industrie farmaceutiche di trasformazione. Inoltre, negli ultimi due anni nessuna trasfusione ha causato problemi: su 160 richieste di riconoscimento del danno biologico, non è stata accertata alcuna correlazione con la somministrazione degli emoderivati”. Tutto bene, dunque? C’è soddisfazione per come stanno andando le cose, ma anche consapevolezza di non poter indugiare sugli allori. Il fabbisogno nazionale di sangue sta crescendo del 7-10 per cento, a seguito della complessità delle nuove tecniche chirurgiche (“e nelle Marche, nei prossimi anni – ha ricordato Melappioni – si imporrà il discorso dei trapianti”). Per prevenire i problemi, tre sono le strade da seguire: incrementare le donazioni, abbattere gli sprechi, coordinare l’attività trasfusionale su tutto il territorio. “Senza penalizzare la qualità della donazione – ha concluso il presidente regionale dell’Avis, Morli – e ricordando che la domanda di emoderivati è costante durante l’intero anno, perché il sangue non va mai in vacanza”. (r.p.)