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07/03/2000

DICHIARAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE SULLA GIORNATA DELL'OTTO MARZO

In occasione della “Giornata mondiale della donna” la giunta regionale, nel formulare un augurio alle donne marchigiane, ha voluto ricordare così la ricorrenza dell’otto marzo: Parlare di “Otto marzo” nel Duemila non significa purtroppo registrare traguardi assoluti e permanenti. Forse lo si auspicava, quando iniziò quella grande rivoluzione “senza odio né sangue” che sono state le battaglie delle donne per la conquista di cambiamenti nel modo di essere, di agire, di partecipare alla vita economica, politica e sociale. Nelle Marche lo spirito delle pari opportunità ha raggiunto significativi risultati se guardiamo alla presenza delle donne nei settori non tradizionalmente femminili. Le donne marchigiane, infatti, sono sempre più protagoniste nel mondo imprenditoriale, nell’informazione, nella dirigenza pubblica, così come nell’impegno sociale e in quello politico, anche se va auspicata una maggiore rappresentanza. Una situazione sostanzialmente positiva, quindi, che non deve però far distogliere l’attenzione da tristi realtà che vivono altre donne nel mondo. Ciò consente di “non abbassare la guardia”, perché la violazione dei diritti umani, che interessa soprattutto la popolazione femminile oltre che i minori, ci devono riguardare anche quando non li abbiamo quotidianamente sott’occhio. Sempre più spesso le discriminazioni e la violenza che molte donne subiscono nei loro paesi, si evidenziano anche nelle nostre città, dove diventano nuove forme di schiavitù e coercizione. C’è un filo che lega la condizione delle donne nel mondo - dagli Stati Uniti, dove si registra il più alto tasso di violenze tra le mura domestiche, all’India e alla Cina in cui sono discriminate ancora prima di nascere, o in Bangladesh dove il codice penale è costretto a misurarsi con il reato di lesioni al volto per l’impiego di acidi, o le mutilazioni nei Paesi africani o, ancora, le donne “oscurate” dei Paesi musulmani – questo filo va reso visibile e deve diventare consapevolezza diffusa. E’ sulla base di queste considerazioni, che ha significato nel 2000 spendere ancora un pensiero nella giornata dell’8 marzo, non foss’altro perché la speranza di progresso non può essere delegata alla volontà dei singoli, ma è una responsabilità comune e un valore da trasmettere. Soprattutto ai giovani perché non considerino i diritti e le libertà come acquisiti e scontati e non invece il risultato di faticose conquiste e un punto di partenza e di forza per diffondere la cultura della solidarietà e della differenza.